Kristian Ghedina: intervista all’ex discesista azzurro con il quale abbiamo ripercorso tappe importanti della sua carriera e approfondito l’avvicinamento della nazionale azzurra alle Olimpiadi invernali di PyeongChang 2018.

Kristian Ghedina, intervista all'ex discesista azzurro

Foto: pagina FB ufficiale di Kristian Ghedina

GHEDINA: TANTE VITTORIE E QUALCHE RIMPIANTO

33 podi in coppa del mondo con 13 vittorie, 3 medaglie mondiali e il rimpianto di non aver mai portato a casa titoli olimpici o coppe di specialità. Kristian Ghedina, ex discesista della nazionale italiana di sci, si racconta ai nostri microfoni ripercorrendo le tappe fondamentali della sua carriera, dai ricordi più belli a quelli più dolorosi, a cominciare dalle Olimpiadi di Torino 2006. Non può mancare inoltre un punto sui prossimi Giochi invernali 2018, con la squadra azzurra che vuole essere protagonista.

KRISTIAN GHEDINA: INTERVISTA ALL’EX CAMPIONE DELLO SCI AZZURRO

Nella stagione scorsa l’Italia ha fatto il record di podi in Coppa del mondo (43) e la stagione nuova è alle porte…

Gran parte del merito è di Sofia Goggia, quella che ha fatto più risultati, superando persino il record di podi in una stagione detenuto fino ad allora da Deborah Compagnoni. Lei quest’anno ha una grossa responsabilità. Io dico, a differenza di quanto pensano la maggior parte delle persone, che l’Italia è una Nazionale forte, e lo dimostra il fatto che quest’anno ha fatto il record di podi della stagione, 43, superando quello precedente di 39. Purtroppo nella nazionale manca un leader, un elemento trainante, come nella mia epoca era Alberto Tomba. Il mondo dello sport ha bisogno di personaggi alla Valentino Rossi“.

Le speranze ci sono e tra l’altro, a conferma di quello che dici, torna Christof Innerhofer che la stagione scorsa non ha gareggiato per infortunio. La squadra maschile può così tornare a contare su una delle sue stelle. Che ne pensi?

Infatti, lui ha ottenuto grandi risultati ai mondiali, alle Olimpiadi e in Coppa del mondo. Forse c’è da rinfoltire in alcune discipline più tecniche dove non c’è più la squadra forte di 5-6 anni fa. Nella discesa, dove ci vuole esperienza, abbiamo i veterani. I nostri atleti hanno un età attorno ai 28-29 anni, perfetta per questa disciplina molto dura. Cadere in discesa non è come cadere nello slalom gigante: rischi seriamente di dire addio alla stagione. Serve esperienza“.

La discesa se vogliamo è una disciplina un po’ folle dello sci: pensi che abbia rispecchiato quello che era il tuo carattere da sportivo?

Io prediligo gli spazi e la libertà di movimento. Per me tornare a casa a Cortina e farmi una passeggiata nel bosco col cane era un momento fondamentale. Ricaricavo le batterie“.

Quali sono i tuoi più grandi rimpianti in carriera?

Sicuramente le Olimpiadi, l’oro al mondiale e la Coppa di specialità. Sono arrivato tre volte secondo, nel 95′, nel ’97 e nel 2000. Sai, ho fatto una gran bella carriera, sono riconosciuto come il miglior discesista italiano, ho avuto la fortuna di essere stato il primo italiano a rompere la maledizione della Streif, però mi manca il fatto di non aver vinto nessuna medaglia olimpica e la Coppa di specialità. Però mi ritengo soddisfatto, tutto sommato“.

E quell’Olimpiade a Torino…

“Non l’ho vissuta bene. In ogni momento della giornata ero assediato da fan e volontari che mi chiedevano foto e autografi. Io ho bisogno anche dei miei spazi e questo mi ha tolto un po’ di concentrazione. Il giorno della gara la neve era completamente diversa rispetto alle condizioni che mi aspettavo e quindi sono andato malissimo. Ero talmente arrabbiato che dopo la discesa sono andato a camminare per parecchie ore da solo con tutta la gente che intanto mi cercava, compreso mio padre. Erano tutti arrabbiatissimi e preoccupati quando sono tornato. Ho dovuto indire una conferenza stampa per chiedere scusa e spiegare la situazione”.

Delle tue 13 vittorie in Coppa del Mondo, una è arrivata anche dal Super-G…

La storia è nata per il fatto che Much Mair (Michael Mair, ndr), che era all’inizio il mio compagno di squadra ed era considerato il miglior discesista italiano, prima che arrivassi io, un giorno mi fa: ‘Giovane, tu sei forte. Avrai pur vinto tanto in discesa ma non hai mai vinto il Super-G’. Io allora la presi come una sfida e nel 2000, quando riuscì a vincerlo, gli risposi che a quel punto ero diventato più forte di lui! (ride, ndr)“.

Tra le tante follie c’è la spaccata volante sulla Streif. Un gesto rimasto nella storia…

Quella spaccata (a 140 km/h, ndr) è nata per una scommessa con mio cugino. Solo noi sapevamo di questa cosa. Lui mi diceva che non sarei stato in grado di farla. Per me l’orgoglio è troppo importante, l’ho fatta per pura soddisfazione personale. Ho vinto la scommessa con lui. Ormai in Italia mi ricordano per la spaccata.”

E sulla Streif tu hai rotto un’autentica maledizione…

“Sì è vero, sono stato il primo italiano a vincere su quella pista in Coppa del Mondo. Una grande soddisfazione. Pensa che Bode Miller in carriera ha vinto di tutto (6 medaglie olimpiche e 5 mondiali, ndr) ma ha comunque il rimpianto di non aver mai vinto su quella pista”.

ULTIME NOTIZIE SPORTIVE AGGIORNATE SU AZZURRI DI GLORIA

News di sport a cinque cerchi tutti i giorni sul nostro sito.

Scopri tutte le ultime interviste anche sui nostri social: FacebookTwitterInstagramYouTube e Google +.

Luca Lovelli
Giornalista e conduttore televisivo. Fondatore e direttore responsabile di Azzurri di Gloria. Amo viaggiare, con la mente e con il corpo.

Potrebbero anche piacerti...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Altro in:Interviste