Australia, Kazakistan, Spagna, Ungheria, Serbia. Sono queste le squadre che l’Italia affrontò, e riuscì a battere, durante il torneo olimpico di pallanuoto di Londra 2012. A queste si devono aggiungere la Grecia, che fermò il Settebello sul 7 a 7 nella fase a gironi, e la Croazia. Contro la nazionale balcanica non ci fu nulla da fare: le sconfitte furono addirittura due, una nella prima fase e l’altra, più dolorosa, in finale che costò l’oro ai ragazzi di Sandro Campagna. “Conquistare una medaglia alle Olimpiadi è straordinario, quindi noi siamo stati contenti di aver vinto le partite precedenti, poi purtroppo quella lì è andata male per demerito nostro, ma soprattutto per merito di una squadra fortissima quale è stata la Croazia quell’anno, quindi chapeau. Io mi porto dentro questo ricordo che comunque è bellissimo”. A raccontare le emozioni di quel torneo è Matteo Aicardi, centroboa della Pro Recco e, da molti anni, protagonista con la maglia, pardon, con la calotta della nazionale italiana: “L’Olimpiade resta un ricordo super positivo, perché è vero che quando sei lì un po’ di amarezza c’è – prosegue Aicardi – poi però torni a casa e realizzi quello che hai fatto: noi non pensavamo neanche di arrivare così in alto, quindi è stato comunque un grande successo”.
Anzi, ad essere precisi si dovrebbe parlare di un doppio successo. Aicardi, infatti, a quell’Olimpiade neanche ci sarebbe dovuto essere. Un infortunio sembrava averlo messo fuori gioco ma, a pochi giorni, dalla partenza arrivò l’insperata convocazione: “Per questo motivo ho affrontato la competizione con molta tranquillità. In quell’occasione ho raggiunto un traguardo enorme perché, anche senza un dito, sono riuscito a giocare un’Olimpiade ad alto livello”.
Un risultato, quello della medaglia olimpica, che impreziosisce il ricchissimo palmarès di Matteo Aicardi. Il pallanuotista azzurro ha collezionato un trofeo dopo l’altro: campionati, coppe Italia, coppe europee con le squadre di club, ma anche il mondiale con la Nazionale. Ed è proprio dalla sua avventura con il Settebello che Aicardi parte nel raccontare quelle che sono state le tappe più importanti della sua carriera: “Agli Europei di Zagabria, nel 2010, abbiamo iniziato un ciclo che per tanti anni ci ha portati a rimanere sempre nelle prime quattro posizioni a livello mondiale”. Una grande serie di successi quelli che accompagnano, solitamente, gli Azzurri. I risultati, però, non sono sempre stati positivi: “Io ho iniziato nel 2009 – ricorda il centroboa della Pro Recco – ma quell’anno andò male con la Nazionale: arrivammo undicesimi al Mondiale. Il primo impatto fu proprio drammatico. Però da lì la squadra cambiò”. A quel punto, proprio ripartendo dal secondo posto ottenuto agli Europei di Zagabria, l’Italia riuscì a risalire la china e arrivarono la vittoria nel iridata e l’argento olimpico. Ovviamente i successi di Aicardi non si limitano solamente a quelli ottenuti con l’Italia: “Come altro traguardo – sottolinea – non possono non citare la vittoria della Coppa Campioni con la Pro Recco ottenuta l’anno scorso, che mi ha regalato l’ultimo titolo che ancora dovevo vincere a livello di club”.
Insomma, una carriera stupenda che, però, non era nei piani di Aicardi. Anzi, la sua avventura nel mondo della pallanuoto è iniziata quasi per caso: “Da piccolo praticavo qualche sport qua e là, un po’ di calcio. Poi andavo dietro a mio padre, grande appassionato di moto da trial. Purtroppo, però, i miei genitori lavoravano tutto il giorno e non potevano portarmi da nessuna parte. Io, abitando in un piccolo paesino di campagna, non potevo arrivare facilmente dove c’erano i campi da calcio e le piscine”. È a questo punto della storia che avviene l’incontro che ha portato Aicardi a indossare calotta e costume e a tuffarsi in acqua a inseguire un pallone: “Per pura coincidenza due miei compagni di classe facevano pallanuoto ed erano contemporaneamente miei concittadini, quindi è nato tutto da lì: si sono offerti di accompagnarmi agli allenamenti e così è sbocciata questa passione che poi io ho fatto diventare una professione. La cosa divertente è che poi loro hanno smesso: uno è andato a fare il geometra, l’altro ha continuato a studiare”.
Aicardi, invece, di smettere non ha proprio alcuna intenzione e si sta già concentrando sulle Olimpiadi di Rio: “Ma prima c’è da passare per il torneo preolimpico di Trieste – precisa – noi siamo focalizzati sull’obiettivo, ma non sarà facile qualificarsi. I posti disponibili sono quattro e le squadre forti rimaste fuori sono ancora tante. Noi saremo nel girone con la Spagna, di là ci saranno Ungheria, Romania, Russia. Sono compagini che comunque combatteranno con il coltello fra i denti fino alla fine, come noi ovviamente: dobbiamo farcela a tutti i costi. Il torneo di qualificazione olimpica è più tosto dell’Olimpiade stessa, per fortuna siamo in casa quest’anno e avere il pubblico dalla nostra parte sarà molto importante”.