A ridosso della nuova stagione sportiva, Michela Moioli racconta come è andata la sua preparazione e quali sono i suoi nuovi obiettivi per questa stagione.
Come ti sei avvicinata al mondo dello sci e dello snowboard in particolare?
Da piccola andavo sempre con la mia famiglia a sciare. Ricordo che a tre anni andavo agli Spiazzi di Gromo, mentre ho imparato ad andare in snowboard a Colere, quando avevo otto anni. La mia famiglia è sempre stata fortemente legata alla montagna, e già in questo periodo aspettavamo scendere la neve.
Cosa hai provato a Soci 2014, alla tua prima Olimpiade, quando in finale hai subito l’infortunio?
Sinceramente, non ero pienamente consapevole di cosa stessi facendo. Non mi rendevo conto dell’importanza dell’Olimpiade. L’ho capito appieno quando sono arrivata sul posto, infatti, il giorno prima della gara ero agitata. In finale, prima di infortunarmi, stavo gareggiando per una medaglia. Mi chiedo sempre, anche a distanza di anni, come sarebbe stata la mia carriera senza quell’infortunio. Proprio grazie ad esso nel 2015 ho affrontato la stagione sportiva con un’altra mentalità.
Qual è la vittoria che ricordi con più piacere e qual è la sconfitta che ti ha insegnato di più?
Sicuramente la vittoria dell’Olimpiade, nel 2018, rappresenta la realizzazione di un sogno, raggiunto grazie ad un percorso di crescita. Ricordo però con altrettanto piacere la vittoria a Cervinia, dove sono riuscita a portare le mie nipotine sul podio con me. Ancora oggi proprio loro ricordano con grande gioia quel momento. La sconfitta che fa più male, invece, è quella della gara individuale a Pechino 2022. Purtroppo non sono riuscita a vincere. Nello sport, però, se non si vince si impara sempre e in quell’occasione ho imparato sicuramente.
Quali altri ricordi hai di Pechino 2022?
Ho dei ricordi comunque belli e positivi, d’altronde ho avuto il grande onore di essere la portabandiera dell’Italia, pochi atleti hanno potuto farlo. Ovviamente è stata una grande responsabilità. Sull’Olimpiade ha poi pesato il Covid 19, con tutti i controlli che ci hanno condizionato e non positivamente. In ogni caso, nei momenti di difficoltà ho sempre avuto vicino la mia famiglia, così come Simone, il mio preparatore, e tutto lo staff della mia squadra. In fin dei conti con il distanziamento si era soli e ci si sentiva soli.
In che condizioni si trova il movimento dello snowboard azzurro?
Il movimento è in crescita, anche se rispetto a Francia e Svizzera manca ancora qualcosa, anche a livello di lavoro negli sci club. Sono ancora pochi i ragazzi che gareggiano. Noi atleti facciamo del nostro meglio per essere da esempio e, allo stesso tempo, fare da portavoce.
Come è andata la preparazione per questa stagione?
La preparazione è andata bene, i test fisici sono stati molto positivi e sono sempre andati in crescendo. Quest’anno abbiamo fatto venti giorni in Argentina e poi quattro settimane sullo Stelvio. Ora rimaniamo fermi per queste prime due settimane di novembre, dopodiché andremo a Cervinia, se nevica.
Come hai vissuto la scomparsa di Matilde Lorenzi?
È stata durissima. Conosco bene Federico, il fidanzato di Matilde, che è un mio grande amico. Mi sono messa nei panni della famiglia, è stato un duro colpo. Anche tra compagni è stata dura parlarne. Da questo luttuoso evento, però, possiamo trarre un insegnamento: investire nella sicurezza, non solo per quanto riguarda le piste ma anche nei materiali. Inoltre, dobbiamo imparare a goderci il momento, perché tutto, da un attimo all’altro, può cambiare. Tra le altre cose Matilde apparteneva al Gruppo Sportivo dell’Esercito, proprio come me. Conosco anche un altro ragazzo, compagno di squadra di Matilde, che si era arruolato nell’Esercito assieme a lei lo scorso maggio. Speriamo veramente che tutto quello che è avvenuto porti ad agire sul versante della sicurezza, che non è mai abbastanza.
Cosa rappresenta per te il Gruppo Sportivo dell’Esercito?
L’Esercito rappresenta per me la famiglia che mi ha permesso di trasformare questa passione in un lavoro, anche se a me non piace chiamarlo lavoro. L’Esercito è fondamentale per il costante supporto che mi dà, così come per avermi dato un allenatore. Mi sono arruolata molto giovane, quando avevo diciotto anni e senza di loro non avrei potuto fare tutte queste cose.
Quale titolo desidereresti di più per arricchire il tuo palmares?
Sicuramente vorrei vincere i Mondiali che rappresentano l’unico titolo che non ho ancora conquistato. Comunque il mio cuore batte sempre di più per la Coppa del Mondo, perché è l’emblema del nostro sport. Quel titolo, infatti, è assegnato all’atleta che è stato più forte per tutto l’anno. Io ne ho già vinte tre, altre volte invece ci sono andata vicino. Di sicuro per riconquistarla occorre pensare gara per gara.
Chi sono i tuoi idoli nello sport?
Non ho una risposta, anche perché non ho idoli e non ne ho un “pacchetto” preconfezionato. Cerco sempre di prendere spunto anche dalle persone comuni con cui lavoro giorno per giorno e che poi tanto comuni non sono in realtà. Si tratta di tutte le persone che sono dietro le quinte e che rappresentano per me un imprescindibile riferimento. Sono persone che mi hanno insegnato tanto nella vita.
Le Olimpiadi di Milano-Cortina rappresentano per il momento un obiettivo lontano o sono nella tua mente più vicine di quanto sembri?
Per me le Olimpiadi sono più vicine rispetto a quando se n’è iniziato a parlarne. Io ho un grande legame con Livigno e proprio lì gareggeremo. Manca ancora parecchio, ma prima occorre concentrarsi sulle gare che ci sono in mezzo. Piano piano arriverà anche il momento delle Olimpiadi.
In copertina Michela Moioli durante la tappa di Coppa del Mondo 2023/2024 in Sierra Nevada (Spagna) (foto: profilo Facebook ufficiale Michela Moioli)