Mirco Scarantino, l’intervista all’argento europeo nel sollevamento pesi. Una medaglia che lascia l’amaro in bocca al campione siciliano.
Mirco Scarantino, 23 anni (foto: profilo FB ufficiale di Mirco Scarantino)
SOLLEVAMENTO PESI, EUROPEI 2018: ARGENTO AMARO PER SCARANTINO
È un argento dal sapore amaro quello conquistato pochi giorni fa dal 23enne Mirco Scarantino, che agli Europei di Bucarest 2018 cercava il terzo oro continentale tra i seniores.
A batterlo è stato Josué Brachi, storico rivale spagnolo che lo ha preceduto di un solo kg nella classifica generale.
Abbiamo fatto due chiacchiere con l’atleta siciliano che ci ha parlato del suo risultato e dei suoi piani per il futuro. Non manca inoltre un giudizio sulla prestazione dei suoi connazionali in Romania e sulla lotta al doping.
MIRCO SCARANTINO: L’INTERVISTA COMPLETA
Quali sono le tue sensazioni post Europeo? Rimane un po’ di amaro in bocca?
Tanto amaro in bocca perché il titolo era nelle mie possibilità. Sapevo di non essere in forma eccezionale perché ne venivo da un periodo un po’ stressante, ma questo fa parte dello sport. Ci prendiamo comunque questo argento, anche se rimane la delusione per non aver vinto il decimo titolo europeo della carriera. Forse però un risultato un po’ più negativo del previsto può anche far bene, perché ti insegna a risalire.
Qual è il tuo giudizio sul torneo disputato dall’Italia?
Abbiamo fatto grandi risultati, mai così tante medaglie a livello europeo. Un bel bottino, a partire da Giorgia Bordignon, Jennifer Lombardo e tutte le ragazze, oltre che il podio di Mirko Zanni. Nonostante tutto abbiamo lasciato lì 3 titoli continentali che avevamo in carica ma per ora ci accontentiamo. Questo deve essere uno stimolo per fare sempre meglio.
Il caso Pizzolato ha influenzato l’ambiente?
Di questo preferisco non parlare, anche perché io mi sono molto allenato a casa mia con mio padre e ho semplicemente letto quello che hanno scritto i giornali a riguardo.
Qual è il rapporto con tuo padre?
Da anni abbiamo un rapporto bellissimo. In palestra siamo allenatore/atleta, al di fuori padre/figlio. Ci capiamo con un semplice guardo e penso che questa sia una cosa meravigliosa.
Il gap con gli atleti asiatici è davvero incolmabile?
I risultati al mondiale erano condizionati dal fatto che non stessi molto bene. Avevo recuperato fisicamente ma mentalmente non era così fresco. Sapevamo di avere un argento nelle mani ma lo sport è questo e lo devi accettare. È stato un quadriennio molto pesante e la stanchezza si è fatta sentire. Sul fronte doping le cose non sono molto cambiate. Il nostro presidente Urso sta facendo una dura battaglia a riguardo e in Europa sono stati fatti enormi passi avanti. La chiarezza che c’è nel nostro continente non c’è nel resto del mondo, purtroppo. Noi vogliamo vincere con le nostre armi.
Quali sono i prossimi appuntamenti?
Tra un mese e mezzo abbiamo i Giochi del Mediterraneo in Spagna, a La Coruña. Sicuramente punteremo a vincere. Io affronterò nuovamente il padrone di casa Brachi, che mi ha battuto qui a Bucarest. Farò del mio meglio per batterlo!
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