Arianna Schivo, campionessa italiana assoluta nel concorso completo, ci racconta i suoi ultimi successi, con uno sguardo alla prossima Olimpiade.
Come sta vivendo questo periodo alla luce anche della recentissima vittoria a Montelibretti?
Abbiamo fatto quello che si poteva, limitatamente alla situazione contingente del Covid. All’inizio dell’anno c’è stato un vuoto di competizioni, a cui successivamente ho sopperito riuscendo a portare avanti nella preparazione i miei cavalli. Montelibretti mi ha dato l’opportunità di tornare a competere in Italia, dopo aver gareggiato anche in Francia, paese nel quale risiedo da anni. Inizialmente è stato difficoltoso adattarsi, sono riuscita comunque a cambiare il programma di gare. Tutto quello che ho vissuto recentemente a livello sportivo, le mie vittorie ma non solo, sono state motivo di grande orgoglio e soddisfazione. L’affermazione a Roma è per me la più bella e la più importante, riuscire a vincere tutti quei titoli non era per nulla scontato.
A proposito di Roma, mi può dire quali sono state le sue sensazioni nell’aver vinto ben 5 titoli?
Io sono andata per vincere i campionati italiani. Quando parlo di 5 titoli mi riferisco anche ai titoli di squadra. Non mi sarei aspettata di vincere 5 titoli anche se sono andata a Roma con il chiaro obiettivo di vincere il mio titolo personale. Poi mi vengono in mente altri grandi risultati, come il 2^ posto in Coppa. Non è sempre scontato vincere un campionato e poi tutto il resto. L’aspetto che sicuramente mi ha aiutato tanto è stato poter contare sull’affetto e la grande vicinanza della mia famiglia che è potuta venire a vedermi. Ci tengo a sottolineare che questo secondo campionato l’ho vinto in divisa. Il Comandante del Gruppo Sportivo è molto contento di quello che ho conquistato, ci tiene molto all’equitazione e ai vari concorsi. Penso di averlo reso felice con i miei successi.
Quanto è importante l’Arma dei Carabinieri nel sostegno alla sua attività di atleta professionista?
L’Arma dei Carabinieri è stata ed è tuttora importantissima per me, è da due anni che vesto con grande orgoglio questa divisa e ne vado fiera. Erano anni che volevo entrare nell’Arma e ora, poterla rappresentare, è per me motivo di grande onore. Poi chiaramente, parlando più in generale, poter contare sul sostegno di un corpo delle forze armate è fondamentale ed importante per tutti gli atleti. L’Arma dei Carabinieri è una grande famiglia, oltre ad essere per noi atleti fonte di costante sostegno, il sapere poi che l’intero Corpo è al nostro fianco sempre, sotto tutti i punti di vista, è veramente rilevante.
Prospettive per Tokyo?
Io sono molto positiva. All’inizio dell’anno c’è stato questo spostamento, ma, nonostante tutto, io rimango fiduciosa. Probabilmente sarà un’Olimpiade senza pubblico e il fatto di non averlo ad assistere alle competizioni si percepirà. Dico questo ripensando anche alla precedente Olimpiade, quella a Rio, dove ho partecipato e dove c’era il pubblico. Per me sarà la seconda Olimpiade quindi ho indubbiamente più maturità, più consapevolezza. Sicuramente dovremo tenere conto che si tratterà di una rassegna olimpica organizzata diversamente. Ovviamente da parte mia so che il programma di avvicinamento sarà diverso, adattando conseguentemente la preparazione del cavallo. Comunque sto già cominciando a definirlo.
Quali sono gli avversari da temere per Tokyo?
Partendo dal fatto che all’Olimpiade ci si confronta con binomi da tutto il mondo, individuo come compagini di livello, al di fuori dell’Europa, la Nuova Zelanda e l’Australia che peraltro ha dato prova della sua forza quattro anni fa, a Rio. Da tempo loro e i neozelandesi sono i più forti. In Europa, invece, non vanno sottovalutati gli inglesi, i francesi e i tedeschi. Si tratta di tre squadre che arrivano sempre in fondo. Tra le nazioni emergenti ci sono sicuramente Irlanda e Svezia, anche se con qualche alto e basso, come d’altronde può capitare a tutti, Italia compresa.
Conquistare il pass olimpico ad un Europeo è un grande traguardo, come giudica quell’esperienza in Bassa Sassonia?
Agli Europei abbiamo combattuto con squadre forti. Per poco, per una barriera, non abbiamo preso una medaglia, anche se alla fine siamo rimasti contenti per la qualifica olimpica. Io personalmente vedevo la medaglia, era lì a portata di mano, ma anche questo è lo sport. Nonostante tutto, questo pass ci ha permesso di goderci quel successo e di festeggiare.
Qual è l’aspetto psicologico più importante per il binomio cavallo-cavaliere nel concorso completo?
L’aspetto più importante sicuramente è la fiducia, poiché averla nel proprio cavallo, a livello di cross, è determinante. Il cavallo deve sentire questo feeling, questa sicurezza, e tutto ciò glielo trasmette il cavaliere. A fare tutto è lo scambio di fiducia reciproca. Inoltre, non bisogna dimenticare la complicità che si deve instaurare con il proprio cavallo. E’importantissimo poi il lavoro quotidiano, fatto di fasi diverse, di tempi da rispettare, come prendere il cavallo nel box, metterlo a prato, allenarsi insieme. Così facendo si instaura un feeling unico con l’animale, ci vuole chiaramente tempo. Quando dico questo penso a Quefira, la mia cavalla. E di conseguenza faccio ciò che ho detto anche con gli altri cavalli, a partire da quelli più giovani. Per esempio la sorella piena di Quefira, ovvero con gli stessi genitori, sta lavorando molto con me. Si chiama Altesse de l’Ormeau, ha 10 anni e proviene dallo stesso allevamento di Quefira. Posso dire che anche con Altesse sono riuscita a stabilire questa fiducia, c’è voluto soltanto un po’ più di tempo. Bisogna anche sapersi adattare al cavallo, capita che un cavaliere magari voglia montare cavalli diversi alla stessa maniera. Io comunque spero di andare alle Olimpiadi di Parigi 2024 con Altesse!! Ho comprato la cavalla quando aveva 3 anni e ora, dopo 7 anni, sono riuscita a portarla al livello della sorella.
Qual è il punto di forza di Quefira de l’Ormeau e quali i punti su cui lavorare? Ammesso che ci siano punti sui quali migliorare.
Quefira è eccezionale, non ce ne sono due così, ha una testa incredibile. E’ una guerriera nata ed è una super saltatrice. E’ una bomba!! Dove pecca un po’ è il lavoro in piano, anche se comunque ha un grande carattere. Devo dire che invecchiando è diventata un po’ più “pratica”. Ritornando al discorso del lavoro in piano, posso dire però che sia migliorata moltissimo. Dall’altro lato ritengo che anche nel dressage ci siano margini di miglioramento. Per quanto riguarda il cross non ho niente da dire se non che sono soddisfatta. Io e lei formiamo un bel binomio, sui percorsi di salto e di cross possiamo superare ogni difficoltà, ne abbiamo le capacità. Quefira ha poi un grande cuore. Spicca nel salto, al punto che se partecipasse esclusivamente a gare di salto ostacoli saprebbe sicuramente dire la sua, potrebbe saltare tranquillamente anche ad 1 metro e 60.
Giacchè lei monta cavalli Selle Français, mi indicherebbe una caratteristica, una particolarità che rende questa razza unica?
Per me il Selle Français ha grosse qualità mentali e di cuore. Queste due sono le caratteristiche che risaltano subito in questa razza. Ho avuto il privilegio di conoscere meglio e più a fondo il Selle Français quando sono arrivata in Francia. Le posso dire che un cavallo Angloarabo è più delicato e poi non ha la stessa testa, io poi ne ho montati di meno, infatti ora ho solo Selle Français in scuderia! Ad alto livello mi è capitato di vedere cavalli tedeschi con poco cuore, e nel cross il cuore e il coraggio sono due elementi imprescindibili, non possono mancare. Direi che in linea generale il cavallo tedesco è un po’ manchevole di coraggio. Tuttavia anche le razze teutoniche hanno dei punti di forza che bisogna riconoscere, primo fra tutti il loro movimento, si muovono molto bene.
Quanto le ha dato, nel corso degli anni, in termini di soddisfazioni personali, l’equitazione?
L’equitazione ha portato grande senso alla mia vita. I cavalli sono tutto per me, non mi ci vedrei senza. Non vedrei proprio la mia vita senza di loro. Mi hanno portato ad essere umile nella vita, bisogna ricordarsi che nello sport oggi siamo all’apice e magari domani non lo siamo più. Senza cavallo non siamo nulla. Oltre a questo, l’equitazione mi ha portato a conoscere nuove persone, in primis mio marito!
Qual è lo stato dell’arte dell’equitazione italiana oggi? Intendo sia a livello di tesseramenti di giovani che si avvicinano alla disciplina sia a livello agonistico.
L’Italia ha fatto tanti progressi, anche grazie allo staff federale che io apprezzo moltissimo. Ci sono state delle innovazioni, i Pratoni del Vivaro (centro equestre nei Colli Albani, in provincia di Roma ndr), si sono rimessi in moto. La federazione, inoltre, ci ha accompagnato e ci accompagna sempre. L’evoluzione a livello federale c’è stata anche nei tesseramenti, anche se magari vivo lontano posso dire che la sto vedendo. Il nostro sport è cresciuto tanto, abbiamo giovani forti, anche se noi come Italia abbiamo sempre avuto, in passato, grandi cavalieri. Alcune volte mancano i cavalli. Per me i “piloti” ci sono, qualche volta noi non eravamo i migliori a livello di qualità dei cavalli. Ma siamo un paese forte e abbiamo dato prova di quanto sto dicendo in molte occasioni, gli Europei dello scorso anno sono stati un esempio in questo senso.
Quali sono le sue aspettative, le sue prospettive per il 2021?
Innanzitutto mi auguro che una vita normale riprenda. Se ci si ferma a pensare, in generale, non avrei mai creduto che una persona avrebbe dovuto lavarsi ogni due secondi le mani con il gel, mai pensato di dover stare lontani l’uno dall’altra. Spero vivamente che ci sia più normalità, che ci si possa ritrovare di nuovo insieme. Mi auguro quindi di riprendere, come tutti, in tutto il mondo, il mio lavoro. Prima di tutto che l’economia si rafforzi. Per ciò che concerne il nostro sport di sicuro mi auguro di avere un programma di preparazione e di gare ben definito, sia con Quefira che con gli altri cavalli. In fin dei conti auguro una ripresa della vita, certe volte sembra di essere in un film di fantascienza. Io sono fortunata ad avere i cavalli, siamo all’aperto, possiamo fare tante cose, ma nonostante questo devo riconoscere che anche nella nostra attività permangono delle limitazioni.