Abbiamo avuto l’onore di intervistare Stefano Ghisolfi, campione italiano di arrampicata, vincitore del campionato italiano Speed nel 2010, vincitore del campionato Lead nel 2012, 2013, 2014, 2015 e 2017. Nel suo palmares anche 5 coppe Italia consecutive nella specialità Lead, dal 2010 al 2014 e poi nel 2017, e vincitore di due coppe Italia nella specialità Boulder 2010 e 2012. Vanta anche la vittoria di 3 tappe nella coppa del mondo
 

  • Come è nata la tua passione per l’arrampicare?
  • “Ho iniziato con lo sport quando avevo 6 anni, andavo in mountain bike e facevo delle gare, perché mio padre è un ciclista di mountain bike. Ho fatto questo sport fino ai 12 anni. Ad 11 anni dopo una di queste gare in bici degli amici ci hanno fatto provare una parete artificiale di arrampicata che era in valle d’Aosta vicino a dove avevo finito la gara, e nonostante fosse la prima volta che provavo a scalare mi ero trovato bene, mi ero sentito a mio agio pur non avendo fatto nulla di difficile. Da quel giorno è scoppiato l’amore perché ho deciso che volevo provare quello sport in maniera più seria e continua. Quindi mi sono iscritto ad un corso base per bambini in una palestra a Torino. Posso dire che è una passione nata per caso, perché nessuno dei miei genitori scalava, è nato tutto per caso e potrei dire grazie alla bici.”

 

  • Dopo quanto tempo hai iniziato a fare delle gare?
  • Da quando ho fatto quel corso in palestra, un mese dopo c’era già la prima gara che ho fatto, era una gara per qualificarsi ai campionati italiani giovanili, ero in una categoria promozionale. C’erano due categorie quella avanzata e quella per principianti, appunto, io mi ero qualificato per i campionati italiani che sarebbero stati l’anno dopo a giugno e poi ho vinto i campionati italiani nella mia categoria.

 

  • Quando hai iniziato ad arrampicarti, ti saresti mai aspettato che nel giro di 12/13 anni saresti arrivato così in alto?
  • No, non avevo idea, non sapevo neanche cosa fosse la coppa del mondo,. Anche quando ho iniziato delle gare più importanti, non immaginavo di arrivare ai livelli che magari prima vedevo come montagne insormontabili, non era neanche nei miei sogni all’inizio, era una cosa a cui non pensavo, poi piano piano ci sono arrivato.

 

  • Quale è la differenza tra Speed, Lead e Boulder?
  • Dunque, sono tre discipline dell’arrampicata, io sono specializzato nella Lead, si usa la corda come sicurezza, si scala su pareti alte fino a circa 20 metri. Nelle gare vengono tracciati dei percorsi di difficoltà progressiva, e in queste gare vince chi arriva più in alto. La Speed invece è tutta velocità, ci sono due pareti uguali, si fanno gli scontri diretti vince chi arriva primo. Boulder, invece, sono delle pareti più basse, circa 3 o 4 metri, come protezione non si usa una corda ma un materasso steso sotto, le gare consistono in tanti percorsi (come nella lead, però più corti) e si va in ordine, ogni atleta li prova tutti e vince chi riesce a farne di più.

 

  • Che allenamenti bisogna fare per arrivare in alto (sia in termini di metri che di obiettivi) in questa disciplina?
  • In base alle discipline ci sono allenamenti diversi, nella lead dove ci sono vie più lunghe ci sono esercizi a corpo libero, di solito non si usano pesi se non magari ad inizio anno nella preparazione generale. Essendo percorsi più lunghi si fanno più esercizi di resistenza che sarebbe resistenza lattacida perché ci vuole una resistenza per arrivare in alto. Quando si cade stanchi, non è per il fiatone (quindi non aerobica), ma si cade perché non ti si contraggono più i muscoli, soprattutto l’avambraccio. Serve anche un allenamento di forza pura, anche nella difficoltà, perché può capitare che ci siano dei passi più difficili, che richiedono più forza. Invece nel Boulder sono più allenamenti di forza pura perché sono passaggi più brevi e quindi non serve la resistenza. Di solito chi pratica boulder riesce a scambiare da una all’altra (da boulder a lead) abbastanza velocemente. La velocità ha atleti che fanno solo quello.

 

  • Come è il rapporto con gli altri atleti?
  • Ci sono tante persone, ma con molti ho rapporti di amicizia, non solo tra italiani ma anche con stranieri. Non ci vediamo solo durante le competizioni, ma magari organizziamo di allenarci insieme o di andare a scalare insieme, anche al di fuori delle gare. C’è una amicizia che va al di fuori ella gara, poi c’è la parte competitiva, che per ora non è così cattiva.

 

  • Cosa fai nella vita quando non ti alleni?
  • La mia vita è abbastanza scalare. Fino a due anni fa facevo anche l’università, ho studiato scienze motorie (laurea triennale, ndr), quindi prima facevo entrambe le cose, lo studente e arrampicavo. Una volta laureatomi ho deciso di interrompere gli studi per dedicare più tempo alla arrampicata che è anche il mio lavoro, faccio parte delle fiamme oro. Quindi principalmente faccio questo. Dopo che mi sono laureato insieme alla mia ragazza ci siamo trasferiti da Torino ad Arco, in provincia di Trento, per stare in un ambiente più di montagna e di scalate, abbiamo fatto una scelta di vita. All’inizio è stato difficile, non conoscevamo nessuno, poi abbiamo iniziato a fare amicizia con scalatori, perché è un paese che vive di scalata, ci siamo comunque trovati bene, anche per quello che riguarda i miei allenamenti.

 

  • Che consigli ti senti di dare ai ragazzi che praticano questo sport?
  • E’ utile porsi degli obiettivi, che siano realizzabili, magari non nel tempo brevissimo, qualcosa a cui si possa arrivare, puntare quello e passare all’obiettivo successivo. Nell’arrampicata è facile, soprattutto sulla roccia perché ci sono dei gradi di difficoltà, ogni percorso ha un grado di difficoltà, quindi porsi degli obiettivi è abbastanza semplice, perché all’inizio si parte dal quarto o quinto grado, allora uno può porsi come obiettivo entro fine anno di fare un 6°, poi può provare a fare il 6b, quindi porsi questi obiettivi e cercare di realizzarli, passo a passo.

 
Ringraziamo Stefano per la disponibilità e per la simpatia e gli auguriamo di raggiungere tutti gli obiettivi che si è posto e di arrivare il più in alto possibile.
 

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