Ad ogni Olimpiade, c’è una battuta ricorrente che circola soprattutto su internet: se scoppiasse una guerra medievale, l’Italia sarebbe l’indiscussa padrona del mondo. Battuta dovuta alla tradizione che ci lega a sport quali la scherma e gli sport di tiro, in cui l’Italia da sempre eccelle.
Tradizione che sembra ben lontana dal morire: nella Coppa del Mondo di tiro a volo si è infatti distinto Simone D’Ambrosio, classe ’96 che è riuscito a vincere la tappa di Nuova Delhi nel trap, superando un mostro sacro come Giovanni Pellielo. Lo abbiamo intervistato durante Minuti di Gloria, il nostro programma radio in onda ogni venerdì dalle 18 alle 19 sulle frequenze di Radio Ticino Pavia, FM 91.8 e 100.5.

Simone D’Ambrosio, vincitore della tappa di Coppa del Mondo a Nuova Delhi

Simone, inizia pure col descriverci quali sono le sensazioni dopo questa vittoria, che da ventenne è sicuramente dà più soddisfazioni.

Ho provato delle sensazioni che porterò sempre dentro di me, una grande gioia, oltre che stupore per aver raggiunto un traguardo così importante, che fino a qualche anno fa mi sembrava lontanissimo.

Cosa si prova invece nel battere una leggenda come Johnny Pellielo?

In finale ero un po’ teso: era la mia prima gara in Coppa del Mondo e mi ritrovavo insieme a campioni olimpici come appunto Johnny Pellielo. Quando siamo rimasti solo noi due in finale, ho cominciato a sentire ancora di più la tensione: per fortuna non ho perso la concentrazione e sono riuscito a vincere. L’emozione è stata fortissima, infatti dopo l’ultimo piattello la prima cosa che ho fatto è stato abbracciare Johnny e il CT della nazionale Albano Pera.

A proposito di Pellielo, nelle prossime Olimpiadi verrà inaugurato il trap misto con uomini e donne assieme: il tuo obiettivo per il 2020 è quello di “scalzare” Johnny dal suo trono e prenderne il posto in questa nuova specialità?

Sì, spero di farcela: mi allenerò moltissimo per realizzare il mio sogno di partecipare alle Olimpiadi.

Come ti sei avvicinato a questa disciplina? Ci sono stati dei momenti cardine che ti hanno fatto capire che potevi praticarla a livello professionistico?

La passione per questo sport è nata circa nove anni fa, grazie a mio padre che mi ha trasmesso la passione per le armi e per gli sport a cui sono legate, come appunto il tiro a volo. Dopo due anni, ho vinto il Mondiale amatoriale: da lì ho capito che dovevo continuare.

Siccome tu sei giovanissimo, una curiosità: cosa vuoi fare “da grande”? Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

Spero di entrare nel gruppo sportivo della Polizia di Stato, in modo da avere sia un lavoro e poter continuare a praticare questo sport.

Il movimento del tiro a volo sta sfornando continuamente talenti giovani, come te: è una tradizione che in Italia prosegue orgogliosamente, no?

Sì è vero, sono molti i giovani talenti nella nostra nazionale: mi vengono in mente ad esempio Filippelli e Rossetti.

Un’ultima domanda: come mai hai scelto proprio il trap, piuttosto che altre discipline del tiro a volo?

Ho provato la fossa universale, con cui vinsi il Mondiale; poi il double trap, per poi passare al trap, che è quella che più mi è rimasta impressa.

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Giornalista in erba, sono un appassionato di sport, con un occhio di riguardo per il calcio (banale!) e la boxe.

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