”Testa, vivi. Croce, muori”: e a quanto pare Alex Schwazer, trascinato dalla sua indole di uomo debole e facilmente corruttibile (per sua stessa ammissione, tra le lacrime coccodrillesche della conferenza post-positività del 2012), avrebbe scelto la nuova morte sportiva, e la definitiva caduta nell’oblio dei rinnegati: è di stanotte, infatti, la notizia che spegne i sogni di coloro che avevano creduto nella redenzione dell’atleta altoatesino, ed avevano spinto per il suo reintegro nella squadra dell’atletica che parteciperà ai Giochi di Rio 2016.
”Alex Schwazer è stato trovato nuovamente positivo all’antidoping”: la bomba viene sganciata dalla Gazzetta verso mezzanotte, in concomitanza con l’anteprima della prima pagina del numero cartaceo di oggi che ha, manco a dirlo, proprio il faccione di Schwazer in primo piano. E fioccano le conferme riguardo alla nuova positività dell’atleta altoatesino, che sarebbe ricaduto nel vecchio errore, quello di farsi tentare dall’oscuro e dalle sostanze che aiutano (o meglio, rendono sicura) la vittoria: questa volta, a differenza del 2012 (quando fu colpito dal fenomeno-EPO), Schwazer avrebbe assunto una dose massiccia di anabolizzanti e steroidi, individuata grazie ad un test mirato sul campione prelevato lo scorso gennaio a Vipiteno (sede degli allenamenti del marciatore).
I DUBBI SULLA POSITIVITÀ ”AD OROLOGERIA” E LA DIFESA DELL’ENTOURAGE- E proprio le tempistiche della positività, e di quell’ulteriore controanalisi effettuata il 12 maggio scorso senza motivi apparenti (o forse semplicemente in seguito alla qualificazione a Rio), sono l’appiglio che viene sfruttato dai difensori ad oltranza di Schwazer, con l’entourage che parla di ”accuse false e mostruose” e di una ”vicenda illogica”, e lo stesso atleta che dovrebbe difendersi quest’oggi in una conferenza stampa che si terrà a Bolzano alle ore 18. Sorprende e non poco, in effetti, la decisione di effettuare delle nuove analisi su un campione che nel gennaio scorso era risultato negativo a svariate sostanze, ma le prime indiscrezioni parlano di una positività eclatante, che secondo Sky consisterebbe in un livello di testosterone 11 volte superiore alla norma stabilita dalla Wada. Possibile che il campione prelevato all’altoatesino nel gennaio scorso, durante il test a sorpresa patrocinato dalla IAAF e dalla Wada (lo stesso Schwazer si era lamentato di aver subito più di 14 controlli dal suo rientro), sia stato rianalizzato dopo qualche soffiata esterna? È questa l’ipotesi alla quale si aggrappano i sostenitori del complotto anti-Schwazer, ma il dubbio più grande porta a pensare ad una positività che potrebbe essere stata ”coperta” finchè non c’era l’assoluta certezza che il campione olimpico del 2008 fosse stato dopato, forse nella speranza di mandare ugualmente l’altoatesino ai Giochi di Rio per tentare il definitivo riscatto personale. Ora ovviamente Schwazer contesterà il test e chiederà delle ulteriori controanalisi, ma la sensazione generale è che il risultato dell’esame mirato sugli steroidi e gli anabolizzanti sia inattaccabile (la IAAF ha aspettato oltre un mese per comunicare la positività proprio per avere la certezza della presenza di doping), e porti alla definitiva caduta dell’atleta azzurro.
LA NUOVA CADUTA DOPO LA RINASCITA: SCHWAZER E L’IRRESISTIBILE FASCINO DEL BUIO- E così, a meno di clamorosi colpi di scena, ci troviamo di fronte alla ripetizione di un clamoroso errore da parte di Alex Schwazer, colui che per quattro anni aveva ottenuto ponti d’oro nella speranza di una rinascita da atleta pulito ed anti-doping, svolgendo il ruolo di ”pentito” in alcune inchieste ed affidandosi alle cure di Sandro Donati, l’uomo del no al doping per eccellenza e colui che intraprese la grande battaglia contro il dottor Ferrari ed i maghi dell’EPO. Una scelta dettata dalla voglia di ripartire da zero, ma che col senno di poi, alla luce dei fatti svelati ieri, risulta quasi da neurodeliri: come può un atleta allenato dall’anti-doping per eccellenza, ricadere nel ”giovenil errore”? Paura di perdere, bisogno di avere la certezza di vittoria per via di un’insicurezza clamorosa, per chi da pulito aveva stravinto l’oro ai Giochi di Pechino 2008: nel 2012 Schwazer aveva giustificato così il suo ricorso all’EPO, e chissà come spiegherà questa nuova positività l’atleta altoatesino (che ha già fatto trapelare un ”Questa volta non mi rialzerò” di pantaniana memoria). Se confermato dalle ulteriori controanalisi, l’errore dimostrerebbe l’ingenuità di un uomo ossessionato dal desiderio di arrivare primo, e soprattutto andrebbe a distruggere il mito del rientro miracoloso di Schwazer, ormai vicino a diventare un clamoroso bluff: quella vittoria a mani basse durante la 50km di Roma, e per di più con un tempo vicino a quello dell’oro di Pechino ed alle migliori prestazioni stagionali, aveva sorpreso un po’ tutti, pensando al fatto che l’italiano non faceva una gara ufficiale da 4 anni e veniva da estenuanti allenamenti in solitaria. Gli avversari l’avevano attaccato, Tamberi aveva gridato allo scandalo affermando che nessuno voleva Schwazer in Nazionale e per di più a Rio, e col senno di poi potrebbero avere tutti ragione: certo è che a 31 anni, e dopo aver cullato il sogno-Rio, l’ex fidanzato di Carolina Kostner (da lui trascinata nel suo scandalo-doping) si ritrova a rischiare tantissimo.
SCHWAZER: LA RADIAZIONE È UN’IPOTESI, TUTTI I RISCHI CHE CORRE IL MARCIATORE AZZURRO- Quali saranno dunque le prossime mosse che seguiranno alla conferenza odierna, nella quale Schwazer (ma sembra improbabile) potrebbe anche confermare l’uso di doping? L’atleta sicuramente farà ricorso e chiederà le controanalisi, e con le tempistiche Wada potrebbe anche partecipare sub-judice ai Giochi (com’era stato prospettato a Pantani, che avrebbe potuto correre il Tour dopo la positività di Campiglio): difficile però che la FIDAL si fidi ancora di lui, e quindi, soprattutto in caso di conferma della positività, la carriera di Schwazer sembra destinata a chiudersi qui. La pena prevista per la recidiva infatti, come dimostra il caso-Riccò, è la radiazione dallo sport: l’altoatesino potrebbe dunque subire la definitiva mazzata e la giusta punizione per la sua fragilità emotiva e psicologica (ricadere nel doping dopo tutta l’autoconvinzione su quanto faccia male, e le mille dichiarazioni anti-aiutini, sarebbe patologico), trascinando tra l’altro con sè quel Sandro Donati che era stato l’unico a credere in lui.
Una triste fine che però, dopo il nuovo errore del marciatore altoatesino, sarebbe perfettamente meritata: perchè nello sport chi bara merita di essere punito, e Schwazer rientrerebbe appieno nella categoria, dopo aver bruciato in modo stupido e puerile la sua seconda chance…