Italia sul podio per 23 volte a Tarragona, in Spagna, ai Giochi del Mediterraneo. Per 7 volte suona l’inno d’Italia per festeggiare altrettante medaglie d’oro a cui si aggiungono 8 argenti e 8 bronzi. Una spedizione vincente per molti aspetti con gli azzurri protagonisti dal 27 al 30 giugno, dentro e fuori dalla pista.
ITALIA A TESTA ALTA
Italia protagonista ai Giochi del Mediterraneo, con una tradizione da primi nel medagliere iniziata in Spagna nel 2005 ad Almería e che prosegue anche in questa edizione iberica di Tarragona. L’Atletica ha detto la sua con ben 23 medaglie, 4 in meno rispetto alla scorsa volta, ma che lo stesso fanno riflettere sul movimento. Noi per primi abbiamo commentato con durezza gli scarsi, per non dire inesistenti, risultati ottenuti negli anni dall’atletica italiana. Una medaglia ogni tanto dai soliti noti e nulla più. Magari il vento sta cambiando, magari è vero che i nostri atleti danno il meglio dopo un po’ di esperienza e maturazione. Quello che è certo è la necessità di mostrare qualcosa in più anche quando si gareggia con i migliori e gli europei di Berlino ci potranno dire fin dove possiamo arrivare. I podi di Tarragona ci raccontano di un’Italia capace di alzare la testa, ora la si deve tenere alta anche quando il vento della sfida si fa più forte.
STAFFETTE D’ORO
Tre dei sette ori conquistati arrivano dalle staffette nell’ultima giornata di gare: due nel maschile 4x100m e 4x400m e una al femminile nella 4x400m, azzurri sul podio anche nella 4×100 femminile, bronzo, e a cui si aggiungono i podi negli ostacoli di Folorunso e Pedrosa che danno vita a un bellissimo duello sui 400 conquistando la seconda e prima piazza. Le medaglie non finiscono qui, da menzionare anche l’oro di Perini nei 110hs e l’argento di Bertolini nel giavellotto arrivati tutti a chiusura dei Giochi. Le staffette però sono il focus di questa spedizione, lo stesso direttore tecnico Elio Locatelli ha parlato di “un’atmosfera positiva della squadra che ha fatto la differenza in gara” e nelle gara in cui lo spirito di squadra si deve unire per ottenere risultati l’Italia ha conquistato 3 ori e un bronzo. Davide Re è stato la certezza dei 400m e nella staffetta ha messo la sua solidità a disposizione dei compagni per conquistare il secondo oro dopo quello della gara individuale. Giuseppe Leonardi, Michele Tricca e Matteo Galvan, i primi tre in gara, mantengono le distanze e sorpassano gli iberici, diretti avversari per il primo posto, con Davide che prende il passaggio del testimone all’ultimo e gestisce con astuzia la parte finale. Sembra infatti vittima della rimonta di Darwin Echeverry, poi rimette in moto le gambe sul rettilineo e taglia il traguardo per primo. Nella 4x100m ci si coccola e ci si riempie gli occhi con Filippo Tortu, schierato come ultimo frazionista. Federico Cattaneo parte primo, per cedere il testimone a Eseosa Fausto Desalu, con la curva affidata a Davide Manenti. La Turchia schiera Emre Zafer Barnes e il vincitore dei 100m Jak Ali Harvey, ma l’Italia è sempre avanti e con Tortu ci resta nonostante i tentativi di rientro degli avversari. Al femminile la vittoria delle pantere azzurre. Maria Benedicta Chigbolu (anche bronzo dei 400 individuali) parte prima, tocca poi ad Ayomide Folorunso a pochi minuti di distanza dalla finale degli ostacoli disputata poco prima, ma a vederla correre sembra fresca e riposata, tanto da staccare nettamente le francesi. Raphaela Lukudo fa più fatica a gestire la propria frazione, ma tiene duro per il gran finale di Libania Grenot che chiude l’opera con un crono di 3:28.08.
FUORI PISTA
La pista di Tarragona però ha altro da raccontare. La foto delle staffettiste azzurre in posa alla Charlie’s Angels è diventata virale, presa come esempio di un’Italia multietnica, con la politica e i politici che non hanno perso l’occasione per dire la loro e punzecchiarsi a vicenda. Quanti di loro ne hanno parlato prima o sanno i nomi di chi ha corso è ancora tutto da vedere. Anche gente che ti aspetti un po’ più assennata ha fatto proclami strumentalizzando una vittoria e un gruppo di atlete che hanno fatto quello che fanno sempre, si spera, in pista: dare il massimo. Le ragazze si sono trovate in un vespaio mediatico a cui hanno saputo tener testa senza cedere nelle polemiche sterili o alle esternazioni del caso, e una medaglia la meriterebbero anche per questo. Quando tutti hanno perso la testa per saltare sul carro dei vincitori, loro, la testa, l’hanno usata e anche bene. Resta però un po’ di rammarico e una leggera, neanche troppo, rabbia di fondo. Una foto di quattro atlete italiane dovrebbe fare il giro dei social perché hanno vinto una medaglia d’oro e siamo orgogliosi di loro, non per altri motivi che riguardano il colore della pelle o problemi ben diversi che si stanno discutendo su tavoli ben più altolocati. Utopia? Forse, ma sarebbe bello fosse così. Intanto le due medaglie di bronzo di Yemen Crippa nei 5000m e di Yohanes Chiappinelli nei 3000m siepi che fine hanno fatto? Non sono un’esempio dell’Italia perché il terzo posto non è il primo? Gloria Hooper ha vinto due medaglie, un argento sui 200m con un 23.09 che le è valso l’accesso agli Europei di Berlino e un bronzo nella staffetta 4x100m insieme a Irene Siragusa, Anna Bongiorni, Johanelis Herrera. Probabilmente anche loro hanno fatto qualche foto, ma del loro podio non si parla. La stessa Folorunso, come dicevamo prima, ha dato battaglia nei 400hs a Yadis Pedroso conquistando l’argento, con Yadis che ha vinto l’oro. Immagine bellissima di una sana rivalità tutta in casa azzurra, ma dov’è? Eyob Faniel ha vinto l’argento nella mezza maratona, Sara Dossena l’oro ed è stata la prima azzurra a salire sul gradino più alto del podio a questi Giochi. Ottavia Cestonaro ha saltato 14,05 migliorando il suo precedente personal best stagionale e rientrando negli standard di iscrizione per gli Europei di Berlino, già che era lì ha portato a casa anche una medaglia d’argento. Potremmo andare avanti ancora e ancora, ma il succo del discorso è questo. La squadra italiana che sarà in scena in Germania dovremo sostenerla ed esserne orgogliosi per un solo motivo, perché tutti indosseranno lo stesso colore, l’azzurro. Punto.
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