Nel pomeriggio è arrivata la notizia dell’indagine aperta dalla Nado su Filippo Magnini e Michele Santucci, tirati in mezzo in un’inchiesta della Procura di Pesaro e già scagionati dalla giustizia ordinaria: i dettagli della vicenda.

foto Federnuoto/Andrea Masini/DBM

L’ANTEFATTO: L’INCHIESTA DELLA PROCURA DI PESARO SU GUIDO PORCELLINI E LE SOSTANZE DOPANTI

Nella giornata odierna si è molto parlato dell’inchiesta aperta dalla Procura Antidoping e dalla Nado Italia su Filippo Magnini e Michele Santucci, un’inchiesta che parte da lontano e dovrebbe risolversi con un nulla di fatto. L’antefatto risale a giugno, quando l’inchiesta di Monica Garulli e Valeria Cigliola, pm della Procura di Pesaro, va a far conoscere all’Italia intera le figure di Guido Porcellini e Antonio Maria De Grandis: il primo è un medico nutrizionista, il secondo è un dirigente di rugby, ed entrambi vengono indagati per ”commercio di prodotti dopanti, falso, ricettazione e uso di medicinali guasti, importazione di sostanze dalla Cina e importazione di sostanze contraffatte”. Accuse gravi, che vanno a intrecciarsi con quel mondo dello sport che spesso è legato al doping: dalle carte dell’inchiesta emergono i nomi degli azzurri Filippo Magnini e Michele Santucci, e in particolar modo si scopre che Pippo è stato pedinato e intercettato per mesi. Il motivo? Una delle sostanze importante da Porcellini, la pralmorelina, è etichettata come destinata al Re Magno, ma dalle indagini si scopre subito che ”i flaconi vengono ritirati da una persona non identificata e non arrivano mai al nuotatore”: insomma, di fatto Magnini viene inserito e subito tolto dalle indagini penali, mentre Porcellini (che proponeva il doping a svariati atleti) viene rinviato a giudizio e andrà a processo da novembre. Il buon Filippo, non appena le indagini si erano chiuse, aveva subito esternato la sua soddisfazione per ”l’ennesima dimostrazione che sono e resto un atleta doping-free”, perchè ”ho subito controlli dai 18 ai 35 anni, rendendomi sempre disponibile, e non sono mai risultato positivo”.

FILIPPO MAGNINI E MICHELE SANTUCCI INDAGATI DALLA NADO: CRONACA DI UN ATTO DOVUTO

Tutto vero e tutto accertato, ma l’inchiesta di Pesaro è tornata prepotentemente in auge nella giornata odierna, quando la Nado Italia ha aperto un’inchiesta contro Filippo Magnini e Michele Santucci: al primo viene contestata la violazione dell’articolo 2.2 (uso o tentato uso di sostanze dopanti) sommata all’articolo 2.9 (favoreggiamento), al secondo il solo articolo 2.2 ed entrambi verranno ascoltati a breve (per confermare il quadro della situazione già disegnato dalla Procura). Una mossa che ha scatenato una ridda di polemiche, con molti commenti volti a definire Filippo Magnini ”dopato”, ma in realtà la situazione è ben diversa. Come ha giustamente già riportato il nuotatore azzurro in un post apparso sui suoi social, Pippo è già stato assolto dagli inquirenti (assoluzione penale), e dunque l’inchiesta della Nado si presenta come il più classico degli atti dovuti giudiziari: insomma, c’è ottimismo per la definitiva archiviazione, che sembra una pura formalità sia per lui che per Santucci. La FIN, nella persona del presidente Paolo Barelli, si è subito schierata al fianco di Filippo, ribadendo che ”quello della Nado è un atto dovuto, siamo sereni e non dubitiamo della pulizia dei ragazzi e della loro estraneità al doping”, oltre al fatto che ”la Procura ha archiviato le loro posizioni e nessuno di loro ha saltato un solo controllo antidoping”. E, al netto delle dichiarazioni e del quadro della situazione, onestamente ci risulta fuori luogo pensare al doping dell’esperto nuotatore azzurro: Magnini sta subendo il calo prestazionale tipico dei nuotatori che sentono scorrere gli anni (nell’ultimo Mondiale non ha gareggiato da atleta ”singolo”, ma solo in staffetta), e dunque non ha avuto insoliti exploit. Lo stesso vale per Santucci, progressivamente uscito dal giro della nazionale: insomma, i benpensanti che si sono incendiati all’istante dopo la notizia dell’inchiesta Nado sono pregati di riporre i forconi, e riflettere di più prima di ”accendersi” come sensibili micce.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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