Cuore e testa non bastano all’Italia di Mazzanti nel Grand Prix. Le azzurre si devono inchinare al Brasile all’ultimo atto, nonostante una partita generosa ed un torneo straordinario.

IL FILM DELLA FINALISSIMA

Punto su punto, colpo su colpo. L’atto finale del Grand Prix è un’autentica battaglia tra il favorito Brasile e l’Italia rigenerata dal nuovo corso di Davide Mazzanti. Le azzurre mettono in campo una grinta incredibile e contendono ogni pallone alle avversarie. Ne consegue un match lungo ed incerto. Il primo atto è favorevole alle verdeoro. Le italiane sembrano in difficoltà in ricezione e restano distanti 5 lunghezze, prima di avviare una furiosa rimonta e di pareggiare a quota 16. L’inerzia pare cambiare improvvisamente: subito break azzurro per il 20-18. Il Brasile non si rassegna ed impatta sul 23 pari. È volata, lottando punto su punto. La spuntano le sudamericane 26-24. Eppure l’Italia c’è, è in partita. Il secondo set ne è una dimostrazione. Il solco si crea lentamente, ma inesorabilmente. Quando, sul 19-13 azzurro, il Ct verdeoro Zé Roberto cerca nuove soluzioni dalla panchina, si comprende che le brasiliane sono in affanno. E le ragazze di Mazzanti chiudono senza problemi: 25-17. La terza frazione è quella dei rimpianti italiani. Forse è lì che scivola via la vittoria del torneo dalle mani di Chirichella e compagne. Forse la luce si spegne nel momento in cui Egonu viene fermata a muro da Natalia, permettendo alle rivali di coronare una rimonta incredibile, dal 18-11 azzurro al 22-21 sudamericano. E quel 25-22 è una mazzata, ma le ragazze di Mazzanti hanno nuovamente il merito di non lasciarsi andare. La partenza sprint mette subito pressione alle avversarie e lancia le azzurre. Ancora una volta, il Brasile va sotto di 7 lunghezze e fa partire la rimonta. Stavolta però l’aggancio non riesce e l’Italia pareggia i conti con il medesimo risultato del set precedente. È tie break. Tensione a mille. Il Brasile parte meglio. L’Italia potrebbe accorciare, ma Egonu spara fuori dopo una grandissima difesa. È l’inizio della fine. Le verdeoro diventano imprendibili e vincono 15-8. È la dodicesima affermazione nel Grand Prix.

UN’IMPRESA SFIORATA

Le azzurre restano a bocca asciutta, ma chiudono tra gli applausi. La sconfitta in finale non cancella l’ottimo percorso fatto in questo Grand Prix. Le ragazze di Mazzanti devono trarre insegnamento da questa esperienza, facendo tesoro degli insegnamenti e ripensando ai momenti positivi. Su tutti spicca la vittoria in semifinale contro la favoritissima Cina padrona di casa. Quel 3-1 è stato probabilmente la miglior prestazione delle azzurre, toniche e concrete come mai si erano viste prima. In finale, la differenza con le brasiliane è stata dettata principalmente dalla pessima gestione della gara e dei momenti topici e dai troppi errori gratuiti. Ovviamente dettagli che si perfezionano con l’esperienza. Questo secondo posto deve essere un punto di partenza verso imprese future.

PROSPETTIVE DIVERSE

Fa effetto parlare di futuro roseo per le azzurre del volley dopo la disastrosa campagna di Rio 2016. In Brasile, le ragazze agli ordini di Marco Bonitta hanno faticato a trovare ritmo e gara dopo gara si sono spente. Colpa anche di un rapporto via via deterioratosi con lo stesso Commissario Tecnico, si è detto. Per molti, l’Olimpiade 2016 ha rappresentato il punto più basso della storia della pallavolo femminile italiana. Ora le prospettive cambiano. Adesso l’Italia torna a sognare ed a credere nelle proprie capacità, consapevole di potersela vedere contro tutti. Questo è il primo passo della ricostruzione. Il futuro immediato sarà fatto di riconferme e, possibilmente, di trofei.

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Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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