Scherma, Mondiali Budapest 2019. L’Italia chiude la kermesse internazionale senza ori, ma come la nazionale più medagliata dell’evento. Budapest rappresenta un successo, un totale disastro, oppure una tappa da cui ripartire in direzioni Olimpiadi di Tokyo 2020?

La delegazione azzurra impegnata ai Mondiali di Budapest (credits: FederScherma)

Scherma, Mondiali Budapest 2019: Italia senza ori, ma con più medaglie di tutti

Si sono conclusi martedì i Campionati del Mondo di scherma Budapest 2019, rassegna internazionale che ha visto impegnati i più forti schermitori e schermitrici del mondo, al confronto sulle pedane del Syma Center della capitale magiara.

L’Italia ha concluso l’evento con otto medaglie, più d’ogni altra nazionale, una d’argento e sette di bronzo, valevoli il nono posto nel medagliere iridato. Vinto dalla Russia (tre ori ed altrettanti argenti, un bronzo), davanti a Francia (due ori e tre argenti) e Corea del Sud (due ori e due bronzi).

L’argento azzurro è stato vinto dal quartetto del fioretto femminile, Elisa Di Francisca, Alice Volpi, Arianna Errigo e Francesca Palumbo, impegnato nella gara a squadre, dopo una finale, contro la Russia, finita al minuto supplementare.

A firmare i bronzi FederScherma, oltre a Di Francisca ed Errigo nell’individuale, nella stessa giornata del terzo posto di Andrea Santarelli nella spada, Luca Curatoli nella sciabola maschile individuale, oltre ai quartetti della spada femminile, della sciabola maschile e del fioretto maschile, impegnati nelle gare a squadra.

Le azzurre del fioretto femminile italiano sul podio (fonte: pagina Facebook ufficiale FIE)

Un Mondiale storico, tra luci ed ombre

Per la prima volta da più di trent’anni, dalla rassegna continentale di Losanna 1987, l’Italia chiude i Mondiali senza un oro al collo. Ancorché sfiorato. Nonostante l’assenza ti titoli iridati, quella azzurra risulta comunque la delegazione più medagliata della kermesse.

D’altro canto, Budapest 2019 entrerà nella storica anche perché, per la prima volta, la qualificazione olimpica, in vista dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020, ha interessato tutte e sei le squadre. E, altresì in virtù dei risultati maturati dai quartetti azzurri, quattro podio, cinque semifinali ed un quinto posto, tutte e sei le formazioni azzurre avrebbero in mano il pass per partecipare alle Olimpiadi. Obiettivo che è stato, e rimane, al di là di tutto, il punto fondamentale della stagione che è stata, e che verrà.

Gli azzurri della sciabola e le azzurre della spada: la doppietta di bronzo della settima giornata (fonte: pagina Facebook ufficiale FederSchema)

«Non è stato un Mondiale positivo, ma ci sono note liete»: il bilancio del Presidente federale Giorgio Scarso e del Capodelegazione Paolo Azzi

Ad evento in archivio, il Presidente federale Giorgio Scarso e il Capodelegazione Paolo Azzi hanno tirato i primi bilanci.

«Non nascondiamoci dietro ad un dito: non è stato un Mondiale positivo» hanno commentato. «Non è tutto da buttare, anzi, ci sono anche note positive. Ma di certo quando conquisti otto medaglie e ti stagli come Nazione con più podi, ma sei a metà del medagliere, perché non puoi vantare nemmeno un oro, non puoi di certo nascondere il rammarico».

«Non siamo arrivati pronti sul piano della condizione» hanno proseguito nell’analisi. «Ma gli errori sono utili per attuare dei correttivi e migliorare ancora. Assieme ai Commissari tecnici analizzeremo quanto di positivo e quanto di negativo è emerso sulle pedane di Budapest e porremo le basi per la nuova stagione che ci condurrà a Tokyo».

Fronte dal quale, quello olimpico, giungono note positive: «Torniamo da Budapest con tutte e sei le squadre che, nel ranking virtuale di qualificazione olimpica, occupano dei posti che ad oggi garantirebbero il pass per i Giochi. É ancora presto per festeggiare, ma il Mondiale è un ottimo punto di partenza. E soprattutto infonde fiducia».

Federica Isola, debuttante a Budapest 2019, esulta sulle pedane dei Mondiali Giovani e Cadetti Torun 2019, dov’è stata assoluta protagonista (credits: FederScherma)

Tra le note più liete dell’evento, gli esordienti azzurri. In primis Federica Isola, «la più piccola della nostra delegazione, ma in pedana, nella gara a squadre, ha sfoderato grinta e carattere da atleta esperta. Complessivamente la prova delle spadiste è stata ad altissimo livello, così come quella di Andrea Santarelli e Luca Curatoli nell’individuale. Ma, anche chi non è arrivato sul podio, sappiamo che ha dato il meglio. É chiaro che ci sono atleti con delle potenzialità straordinarie e che possono puntare a ben altro rispetto a quanto conquistato qui, ed anche su questo si avvieranno delle analisi e dei confronti con i Commissari tecnici”.

Infine, il Presidente federale ed il Capodelegazione hanno ringraziato l’intera delegazione azzurra, perché se «in una scherma che cambia i suoi scenari internazionali l’Italia continua ad esserci ed ad avere un suo ruolo importanteil merito è del sistema-scherma italiano. Ad iniziare dagli atleti che salgono in pedana, ai loro tecnici ed alle loro società e gruppi sportivi. Ma loro sono la punta di un iceberg fatto da staff tecnici delle Nazionali, [quello] medico e fisioterapico, [quello] delle armi. Accompagnatori che lavorano all’unisono verso il raggiungimento degli obiettivi comuni. Ecco perché a conclusione di questo Mondiale il ringraziamento va a tutti gli atleti, ma anche ai Commissari tecnici, ai maestri, allo staff medico ed a quanti hanno dato il loro supporto. Non si può sottacere, infine, anche il ringraziamento per aver rappresentato bene l’Italia a quanti sono stati chiamati a ricoprire incarichi internazionali nel corso di questa rassegna iridata. Dal Presidente della Commissione Medica FIE Antonio Fiore, a Marco Pistacchi e Giandomenico Varallo in qualità di membri delle commissioni Arbitrale e Semi, così come gli arbitri Isacco Scomparin e Luigi Martilotti, che hanno diretto anche le finali con i palio i titoli iridati».

Allievo e maestro: Luca Curatoli festeggia il bronzo con la delegazione azzurra (fonte: pagina Facebook ufficiale FederScherma)

Budapest 2019: una tappa necessaria in vista di Tokyo 2020?

I Mondiali di Budapest 2019 si chiudono consegnando un altro dato molto importante: nelle sei specialità dell’individuale hanno vinto il titolo sei differenti nazionali (ultimo precedente: Parigi 2010). A dimostrazione, come puntualmente fatto notare dal Presidente Giorgio Scarso, dell’estrema competitività della rassegna e, in generale, della disciplina.

Da questo punto di vista, un risultato «non positivo» può rappresentare un ottimo punto di partenza in vista di Tokyo 2020. Sia dal punto di vista della preparazione atletica, che di quella mentale. Fermo restando che, tenendo un occhio alla voce “medaglia totali”, l’Italia si è dimostrata tra le nazionali più competitive del mondo. Sia ai Mondiali che durante tutta la stagione di Coppa del Mondo.

I Mondiali di Budapest, dunque, non possono certo rappresentare un trionfo, ma nemmeno una disfatta: sono un punto di partenza per preparare al meglio le Olimpiadi di Tokyo 2020. In modo tale che, quando gli azzurri saranno in pedana in Giappone, quelle cinque semifinali di Budapest possano poi convertirsi in qualcosa di più, quelle sei ultime stoccate sul pareggio possano portare una vittoria all’Italia e non agli avversari, e quelle quattro medaglie di Rio 2016 (ora che la regola della rotazione delle gare a squadre è stata abolita) possano essere aumentate.

Daniele Garozzo, Andrea Cassarà, Giorgio Avola e Alessio Foconi: gli azzurri del fioretto maschile, medaglia di bronzo a Budapest 2019 (fonte: pagina Facebook ufficiale FederScherma)

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Niki Figus
Giornalista pubblicista. Naufrago del mare che sta tra il dire e il fare. Un libro, punk-rock, wrestling, carta e penna.

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