Ieri si è conclusa, nel migliore dei modi, la Coppa del Mondo di sci alpino 2016-17: una CdM nel segno dei colori azzurri, che ha portato l’Italia al record assoluto di podi in una stagione, e a togliersi parecchie soddisfazioni in ogni disciplina, sia al maschile che al femminile. Andiamo a fare un bilancio dell’esaltante annata dello sci alpino azzurro.
CDM SCI ALPINO: DAL RECORD DI PODI ALLO STORICO GIGANTE FEMMINILE, IL CIELO È AZZURRO SOPRA ASPEN
Cinque giorni d’azzurro, cinque giorni che non sono tristi come quelli del protagonista di una nota canzone di Michele Zarrillo, ma traboccanti di gioia: l’Italia dello sci alpino ha confermato per l’ennesima volta la sua grandezza nelle finali di Coppa del Mondo che si sono tenute ad Aspen, e si sono concluse ieri con una gara che verrà ricordata per molti anni a venire. Aspen 2017 come Narvik 1996, Federica Brignone come Debora Compagnoni (che aveva rischiato di cadere), il gigante femminile di allora come quello attuale: due Italie così diverse e così uguali, e due stili di sciata altrettanto diversi (lo sci moderno è diverso da quello di 20 anni fa, vedere il filmato per credere) eppure compatibili nel dominio azzurro al femminile. Allora Debora Compagnoni vinse con 1”39 su Sabina Panzanini e Isolde Kostner arrivò terza, ieri Federica Brignone (autrice del miglior tempo di manche) è arrivata alla vittoria con 1”44 su Sofia Goggia, e Marta Bassino ha chiuso al 3° posto: un finale di stagione da urlo, che va a coronare un’annata altrettanto esaltante. Solo giovedì l’Italia aveva superato il record di 38 podi stagionali stabilito nel 1996-97, salendo a quota 40, e ieri l’ha ritoccato ulteriormente in una giornata che ha scritto la storia del gigante italiano (11 podi, battuti i 10 del 2007-08): 43, un numero bellissimo che poteva essere ulteriormente aumentato se Stefano Gross non avesse deluso nella 2a manche dello slalom, e diventerà il limite da abbattere nella stagione che porterà alle Olimpiadi di Pyeongchang 2018, alle quali arriviamo con l’entusiasmo della classica stagione perfetta. Una stagione, il 2016-17, che si è conclusa con gli 8 podi in 9 gare ad Aspen, e che ha avuto tanti protagonisti sia al maschile che al femminile: perchè l’Italia non è solo Goggia (3° posto in discesa, 2° nel gigante ad Aspen) e Brignone (3a nel Super-G, imbattibile in gigante), o Fill (2° nella discesa) e Paris (1° in discesa, 2° nel Super-G), ma una squadra completa e ben fornita quasi in ogni disciplina, come dimostra la classifica per nazioni. Una classifica che ci ha visto dominare nella graduatoria femminile, vinta con la bellezza di 993 punti di vantaggio sull’Austria (4911 a 3918), e chiudere al 2° posto nella generale: lì ha trionfato l’Austria stessa con 8966 punti, sfruttando magic-Hirscher (trionfatore nella CdM maschile), ma gli azzurri sono subito dietro con 8407 punti (e quarti nella classifica maschile).
CDM SCI ALPINO: EPIC GOGGIA, BRIGNONE SCINTILLANTE, LE SICUREZZE PARIS E FILL E NON SOLO. TUTTI I PROTAGONISTI DEL 2016-17 ITALIANO
Tanti protagonisti, come dicevamo in precedenza, e ognuno di loro merita una citazione, a partire da quella Sofia Goggia che è stata la miglior ”arma” dello sci alpino italiano: la prima stagione completa della bergamasca è stata totalmente esaltante, dall’inizio alla fine, e ha portato a 13 podi complessivi sui 43 azzurri. 2 vittorie ”coreane” sulla pista che ospiterà le Olimpiadi invernali (in discesa e Super-G), 6 secondi posti e 5 terzi posti, ottenuti tra l’altro in ognuna delle discipline che l’ha vista in gara: Sofia è stata la prima italiana a podio in 4 discipline diverse (discesa, Super-G, supercombinata e slalom gigante), e tra l’altro si è tolta anche la soddisfazione della medaglia mondiale a St. Moritz, col bronzo nel gigante a suggellare un’annata da urlo. E, restando sull’atleta più ”rock” dello sci alpino italiano, non possiamo non soffermarci sul suo stile in gara, e sul fatto che sia le medaglie iridate che i podi stagionali potevano essere molti di più: perchè Sofia Goggia, come abbiamo detto più volte, è l’atleta senza mezze misure, che gareggia al 110% e rischia sempre tantissimo, banalmente perchè vorrebbe vincere ogni gara, e piuttosto che uscire dal podio preferisce cadere (le è successo più volte). Il numero sfoderato nella discesa di St. Moritz (rivivetelo qui), che le ha fatto perdere l’oro (ma è arrivata quarta nonostante quell’enorme rischio), è emblematico dello stile ”al limite” di Sofia, da ”equilibrio sopra la follia”: uno stile che ci ha entusiasmato nell’intera stagione, e che aspettiamo al varco a Pyeongchang.
E Pyeongchang attende anche Federica Brignone, la grande protagonista del finale di stagione azzurro, un finale che l’ha portata al 5° posto nella generale di CdM dominata dalla Shiffrin: come un’atleta che appesantisce troppo il carico di lavoro ad inizio stagione e poi inizia a volare, Federica è stata a dir poco scintillante nelle ultime gare stagionali, con un crescendo di prestazioni e vittorie che l’ha portata a centrare 6 podi stagionali e la bellezza di 3 vittorie tra gigante (2, Aspen e Plan de Corones) e Super-combinata (Crans Montana, dove è arrivata anche 2a). È una sciata dolce, tecnica e tremendamente efficace, quella della Brignone, che ha portato l’Italia al femminile ad avere due punte di altissimo livello, ed al gigante perfetto di ieri: anche lo sci alpino ha la sua Fede (che si è riscoperta atleta polivalente, da top-15 in ogni disciplina), dopo averla aspettata tanto, la seconda punta di diamante di una squadra fortissima e capace di portare a casa 25 podi. Esatto perchè, al netto delle fantastiche Goggia (terza in CdM, 1197 punti e l’investitura di Tina Maze per lei) e Brignone, l’Italia al femminile ha ancora molte carte da giocarsi: da Marta Bassino, già tre podi in gigante a 20 anni, a Elena Curtoni (4a nella Coppa di Super-G), ai talenti che crescono alle loro spalle e a una Manuela Moelgg (podio a Semmering) che ieri poteva fare grandi cose in quella che dovrebbe essere l’ultima gara della sua carriera. Lo sci femminile parla tanto azzurro, e paradossalmente, con una Goggia più costante e meno garibaldina, potremmo ancora migliorare di molto il nostro score nel 2017-18.
E se lo sci femminile è tinto d’azzurro, anche al maschile non siamo stati da meno, nonostante la grande zona d’ombra del gigante maschile: un settore che, dopo i ritiri di Blardone e Simoncelli, ha perso tanto ed ha avuto un solo podio (Eisath, Santa Caterina Valfurva), ma che è stato coperto egregiamente dalla velocità e dallo slalom. 18 i podi azzurri al maschile, con Peter Fill e Dominik Paris a farla da padrone: i due altoatesini, che hanno vissuto un incubo a St. Moritz, sono stati in grado di andare forte in ogni pista, con 6 podi e una vittoria per Fill e 5 piazzamenti da top-3 e due successi per Paris. Successi prestigiosi, dato che Dome si è aggiudicato la discesa sulla Streif di Kitzbühel, mentre Fill si è portato a casa la Coppa del Mondo di discesa proprio grazie al 2° posto di Aspen alle spalle del compagno: sono loro i grandi protagonisti di una velocità che parla azzurro, e che ha dovuto subire il ”vuoto” di Christof Innerhofer. Il terzo azzurro, che pure era arrivato 2° a Kitz nel Super-G, ha di fatto chiuso la sua stagione dopo quella gara per un brutto infortunio che l’aveva già condizionato sulla Streif, e dunque ha mancato sia l’appuntamento mondiale, che gli ultimi mesi della stagione più bella per l’Italia sciistica: ma, con Inner fermo a un solo podio, l’Italia ha ritrovato un Manfred Moelgg ad altissimo livello, capace di vincere a Zagabria e andare a podio nella Coppa di slalom (3° con 476 punti dietro ai mostri Hirscher e Kristoffersen). E uno Stefano Gross ancora migliorabile, che è arrivato 2° a Kranjska Gora e terzo nello slalom di Madonna di Campiglio a fine 2016: e proprio Gross, nonostante i due podi, fa una capatina anche nelle note dolenti di questa stagione da ”urlando contro il cielo”.
NELLA LUCE ACCECANTE, QUALCHE DELUSIONE: LE NOTE DOLENTI DELLA STAGIONE D’ORO DELLO SCI ALPINO ITALIANO
Esatto perchè, nella luce sfolgorante di un 2016-17 da urlo, l’Italia ha anche qualcosa da recriminare a sè stessa: abbiamo già detto delle cadute della fantastica Goggia, un esempio per aggressività e voglia di vincere (che, ne siamo certi, nel 2017-18 lotterà per la vittoria nella generale di CdM), e dunque soffermiamoci di più sulle delusioni totali e parziali. Nelle prime troviamo un Patrick Thaler che ha perso completamente la trebisonda nella seconda parte di stagione, quando è rientrato da un infortunio ed ha deluso in molte prime manches: non basta il miglior tempo nella seconda, com’è successo ieri ad Aspen, per risollevare una stagione che poteva dare di più sia a lui, che a un Giuliano Razzoli ancora in rodaggio, che è cresciuto nel finale della CdM, ma ad inizio anno veniva battuto dal promettente Sala. Razzoli-Thaler delusioni totali, ed a loro aggiungiamo uno slalom femminile che è ancora lontano dalle big (miglior risultato, un 5° posto della Costazza) a livello tecnico e di talento, e il già citato gigante maschile: Eisath presto appenderà gli sci al chiodo, e De Aliprandini è ancora troppo discontinuo per diventare il Blardone di domani, in un settore che andrà rifondato pian piano. Piccole grandi note dolenti in una stagione fantastica, da valanga azzurra 2.0, e se parliamo di discontinuità, non possiamo non citare Stefano Gross: è un atleta strano, lo sciatore nato a Bolzano, capace tanto di ottime manche, quanto di inspiegabili crolli nella seconda frazione. Gli è capitato tante volte in stagione, l’ultima ieri ad Aspen (era 3°), e se diventerà più costante, allora potrà essere un atleta da top-3 stabile, come ha dimostrato a Kranjska Gora e Campiglio: ecco perchè Gross è solo una parziale delusione, in un anno che verrà comunque ricordato per i fantastici risultati dell’Italia, e va celebrato con squilli di tromba e festeggiamenti ”imperiali” da Aspen alle città del Bel Paese. C’è chi ha pianto in diretta, per i risultati dell’Italia, ed era da tempo che non si vedeva una tale partecipazione ”globale” ai risultati dello sci alpino azzurro: c’è uno spot migliore per il momento della verità chiamato Pyeongchang? Non crediamo, e quindi ora l’Italia dovrà dimostrare di aver dimenticato l’ansia da prestazione di St. Moritz, e incrementare un bottino che potrebbe portare a 4-5 medaglie, e non al solo bronzo dei Mondiali svizzeri…
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