È il 1980 quando Ezio Gamba compie la sua grande impresa sportiva. Millenovecentottanta. 35 anni fa. Un’era fa. In Italia al governo si alternano Cossiga e Forlani, il Paese è martoriato dagli attentanti che uccidono a Palermo Piersanti Mattarella, a Milano Walter Tobagi e alla stazione di Bologna oltre ottanta persone. Nelle case di mezzo mondo iniziano a diffondersi le note di “Back in Black” degli Ac/Dc, mentre nelle sale cinematografiche si celebra il mito di John Belushi, mattatore nel film “The Blues Brothers”. In dicembre i Led Zeppelin si salutano, mentre uno squilibrato decide di porre fine all’esistenza di John Lennon.
In estate, invece, ha luogo la ventiduesima edizione dei giochi olimpici. La città scelta? Mosca, capitale dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche che pochi mesi prima ha iniziato le operazioni di guerra in Afghanistan. Un intervento armato, questo, che il presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter inserisce nell’ottica di quella politica espansionistica comunista che aveva caratterizzato i primi decenni della guerra fredda.
E così a Mosca gli Stati Uniti decidono di non esserci. E lo stesso fanno altri Paesi come, per esempio, Canada, Germania Ovest e Giappone. Altri ancora decidono di seguire una politica più “soft” e si presentano in Unione Sovietica gareggiando sotto la bandiera del Comitato olimpico. Tra questi c’è l’Italia. Un’Italia che, approfittando proprio dell’assenza di moltissimi atleti, riesce a piazzarsi quinta nel medagliere, prima tra le Nazioni non comuniste.
Il 1980 è quindi un anno particolare per lo sport italiano: in primavera scoppia lo scandalo del Calcioscommesse con le camionette della polizia che entrano negli stadi per arrestare i calciatori, mentre in giugno si giocano, proprio nel Bel Paese, gli europei di calcio che la nazionale guidata da Bearzot chiude al quarto posto. In un quadro così deludente, con lo sport più amato in piena crisi, il successo della spedizione azzurra all’olimpiade risulta essere ancora più importante.
Tra i tanti medagliati a Mosca ’80, uno spicca su tutti. Si tratta di Ezio Gamba che vince il primo oro olimpico nella storia del judo italiano. Questo record basterebbe, da solo, a porre il bresciano nella Hall of Fame degli atleti azzurri, ma nella storia di Gamba c’è dell’altro. Il judoka italiano, che aveva già partecipato a Montreal ’76 e che affronterà l’avventura olimpica altre due volte, arriva nella capitale sovietica nella peggiore delle condizioni. Gamba, infatti, in quell’anno presta il servizio militare e, avvertita la possibilità di un possibile veto olimpico nei confronti dei soldati, chiede il congedo per poter gareggiare. Congedo che arriva, appunto, a pochissimi giorni da quello che diventerà l’appuntamento più importante della sua carriera.
Ma nell’avventura olimpica dell’allora ventunenne non manca un altro colpo di scena: al momento della partenza per Mosca, infatti, il suo allenatore è costretto a rimanere in Italia e Gamba riesce ad allenarsi solamente grazie alla disponibilità di due judoka sammarinesi Franch Casadei e Alberto Francini.
Quando, dopo sette minuti di incontro, arriva il verdetto dei giudici, Gamba può esultare: ha sconfitto il temibile inglese Neil Adams e ha portato il judo italiano dove non era mai arrivato prima. E lo ha fatto da solo. A Los Angeles ’84 arriverà un argento, mentre dopo Seul ’88 deciderà di ritirarsi e di diventare allenatore.
Da quella impresa, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. L’Unione Sovietica è implosa, ponendo fine a oltre quarant’anni di guerra fredda. In Italia, lo scandalo di Tangentopoli ha spazzato via i vecchi partiti. John Belushi non è più in questo mondo e persino gli Ac/Dc si sono dovuti piegare al nuovo che avanza, sbarcando su Spotify. Ezio Gamba, però, non ha perso il vizio e ha continuato a vincere, questa volta nelle vesti di allenatore: a Londra 2012 è arrivato un altro oro. Quale squadra nazionale allena oggi l’ex atleta azzurro? Quella russa, ovviamente.