Oggi compie 44 anni un campione senza tempo: Samuele Papi. Andiamo a rivivere la sua carriera, costellata di grandi trionfi.
SEMPLICEMENTE… O FENOMENO
Giocatore totale, completo, duttile. Semplicemente, O Fenomeno. Così si può definire Samuele Papi. Nato a Falconara 44 anni oggi, 20 maggio, è stato l’essenza del volley. Solo così si può provare a descrivere un giocatore capace di scrivere pagine indelebili della storia di questo sport. Ha vinto tanto, dovunque ed in qualsiasi squadra in cui ha militato, da Falconara a Piacenza, passando per Cuneo e Treviso. Tappe significative di una crescita continua, di un’evoluzione della tecnica e di un adattamento straordinario ai mutamenti della pallavolo nel corso degli anni. O Fenomeno è stato un elemento trasversale nella storia del volley.
IL LAVORO ED IL TALENTO
Nell’intervista rilasciataci, Hristo Zlatanov ha affermato che ai giovani d’oggi manca la tecnica. Un modello in questo senso è proprio Samuele. Ha debuttato in Serie A1 a 17 anni in una pallavolo con il “cambio palla” ancora in vigore. In quel contesto ha iniziato una ricerca della perfezione tecnica e di totale padronanza di ogni fondamentale di gioco. Questo continuo labor limae pallavolistico è stato evidente sino alla fine della sua carriera, allungatasi probabilmente in virtù dell’incessante tentativo di miglioramento di un talento naturale. Papi è stato l’enfant prodige del volley Anni ’90. Ha dato il suo contributo al proseguimento del ciclo straordinario della Generazione di Fenomeni. Al contempo, sono stati preziosissimi i consigli di un maestro di vita ancor prima di sport: Julio Velasco. Sotto la sua supervisione, Samu ha appreso i segreti per essere un vincente, forte non solo sul terreno di gioco, ma anche mentalmente. Gli effetti di questo lavoro si sono visti anno dopo anno. Il tocco da KO dei campioni veri è sempre stato innato, come in occasione del punto decisivo del Mondiale 1998 in Giappone, contro la Jugoslavia.
AFFAMATO DI SUCCESSI
Nemmeno il passaggio al rally point system attualmente in vigore è bastato a scalfire il mito di Papi. Per certi aspetti, la storia d’amore tra questo campione e la pallavolo è incredibile. Ha superato diversi ostacoli ed ha regalato paradossi clamorosi: come può un uomo piccolo e minuto reggere il confronto con i giganti figli del volley degli ultimi anni? Com’è possibile che la tecnica pura sviluppata in un contesto profondamente diverso sia uno strumento sempre valido nella pallavolo “moderna”? Capacità di adattamento, unita ad un talento unico e ad uno spirito di sacrificio clamoroso. E poi c’è la fame di successi, non venuta mai meno nemmeno dopo i trionfi più belli e le delusioni più cocenti, tra club e Nazionale. Probabilmente non ci sarebbero stati Pechino 2008 e Londra 2012 senza l’amarezza per la sconfitta contro il Brasile dei marziani ad Atene 2004. Ma non è bastato nemmeno l’orgoglio di un successo nell’Europeo 2003 o i vari trofei con Treviso e Piacenza a quietarne l’animo, riempiendogli la pancia di trionfi. Il suo viaggio è stato lungo e meraviglioso. O Fenomeno ha scelto di fermarsi alla soglia dei 44 anni, con qualche capello bianco in più, ma con quello sguardo da eterno bambino, pronto ad emozionarsi ogni volta che il piede si appoggia sul parquet di un campo da volley, il pavimento della sua seconda casa.
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