Le Olimpiadi raccontano storie incredibili e, spesso, fanno da trampolino di lancio per molti atleti. Sono davvero tanti i nomi che hanno contrassegnato la storia dei giochi olimpici prima e del professionismo poi. Un elenco sterminato di campioni che hanno legato il proprio nome alla storia.
La storia che ci apprestiamo a raccontarvi quest’oggi, è quella di un grande campione del pugilato, scomparso tragicamente all’età di 41 anni: il suo nome è Giovanni Parisi, “Flash” come veniva soprannominato dagli appassionati di boxe di tutto il mondo. Sì, perché Giovanni ha avuto la capacità di farsi apprezzare anche oltreoceano, grazie al suo stile pugilistico che lo contraddistingueva sul ring: spettacolare, fulmineo, proprio come si evince dal suo soprannome.
Giovanni nacque a Vibo Valentia, in Calabria, ma da giovanissimo si trasferì a Voghera (Pavia) con i genitori nei primi anni settanta. Si mise in luce nell’Olimpiade di Seul del 1988, dove portò a casa la medaglia d’oro dei pesi piuma, battendo in finale il rumeno Daniel Dumitrescu con un ko alla prima ripresa. Ma la medaglia d’oro gli andava stretta e, come altri grandi campioni del passato (e sempre meno del presente, specie in Italia), passò al professionismo e fu subito magia: nel 1991 conquistò il titolo italiano dei leggeri, battendo Stefano Cassi per ko alla seconda ripresa.
Ma non finisce qui, perché la carriera del giovane Parisi era solo all’inizio. Nel 1992, un anno dopo la conquista del titolo italiano, divenne campione del mondo WBO, battendo a Voghera Francisco Javier Altamirano, per ko tecnico al decimo round. Difese la cintura in due occasioni (contro Ayers e Rivera), dopodiché decise di salire nei superleggeri dove, dopo un primo tentativo fallito contro il leggendario Julio Cesar Chavez per la prestigiosa cintura WBC (in cui fu sconfitto ai punti), riuscì a far sua anche la corona WBO della categoria, superando per ko tecnico all’ottava ripresa Sammy Fuentes, a Milano, il 9 marzo 1996.
Difese la corona per cinque volte in due anni, per poi arrendersi contro Carlos Gonzales nel 1998 a Pesaro. Nel 2000 tentò la fortuna nei welter, ma fu sconfitto da Daniel Santos alla quarta ripresa in un match valido per la corona WBO. Decise di appendere i guantoni al chiodo nel 2006, dopo la sconfitta subita per mano del francese Frederic Klose in una sfida per il titolo europeo dei pesi welter.
Concluse la carriera con un record formato da 41 vittorie (di cui 29 prima del limite), 5 sconfitte e un pareggio, un oro olimpico, un titolo italiano e due mondiali vinti. Davvero niente male per un ragazzo nato e cresciuto in Italia, un paese che difficilmente ammette uno sport diverso dal calcio. Lui ce l’ha fatta: ha superato ogni ostacolo e raggiunto vette elevatissime, fino a quel maledetto 25 marzo 2009, quando un incidente stradale ce lo ha portato via. Una morte che non ha comunque potuto cancellare il ricordo e l’uomo che ha appassionato e regalato emozioni con le sue imprese sul quadrato.
“Il pugilato ti insegna soprattutto a superare gli ostacoli. Ogni ostacolo va superato, questo bisogna impararlo, e tenerlo ben presente anche nella vita”, raccontava in un’intervista a Massimo Rizzoli.
Quanto ci manchi Giovanni…