Dopo una carriera stellare, Tania Cagnotto ha detto basta. La tuffatrice si è ritirata a Torino, vincendo anche la sua ultima gara. La sua storia recente, però, parte dalla sconfitta di Londra nel 2012. Una storia da leggere nelle scuole…
“Mi hanno maledetto a questi Giochi. Perdere un bronzo per venti centesimi…Ora basta, sono contenta della mia carriera, oggi sono delusa, ma ho avuto anche un sacco di soddisfazioni. Adesso sto male ma è anche tanta la tensione. Avrei pianto con qualsiasi risultato, devo scaricarmi. I Giochi non fanno per me, questo era il mio sogno, ma la vita è un’altra”. A leggerle oggi , queste parole non sembrano vere: al termine della finale del trampolino 3 metri delle Olimpiadi di Londra, infatti, Tania Cagnotto pare essere a un passo dal dire addio alla possibilità di conquistare una medaglia ai Giochi. È il 5 agosto del 2012 e il sogno sembra essersi infranto, per sempre. La più forte tuffatrice italiana di tutti i tempi, una delle atlete di punta della squadra azzurra in trasferta nella capitale britannica, è rimasta giù dal podio per un soffio…due volte. Pochi giorni prima, infatti, assieme alla compagna di mille battaglie Francesca Dallapé, la bolzanina ha chiuso al quarto posto la finale del sincro.
Carriera al capolinea?
Nei tuffi, rispetto ad altri sport, si “invecchia” prima: difficilmente si superano i trent’anni rimanendo ad altissimi livelli. Per questo motivo nei giorni successivi alla grande delusione subentra, nel cuore dei tifosi italiani, la paura. La paura che Tania Cagnotto possa chiudere la sua carriera senza essere riuscita a conquistare una medaglia olimpica. Dopo quattro partecipazioni ai Giochi, in fondo, pare impossibile che l’atleta altoatesina possa essere in grado di mantenere un livello tale da consentirle di avere ancora ambizioni di medaglia in una competizione così difficile. In televisione e sui giornali si fa un gran parlare della decisione che prenderanno Tania e Francesca una volta tornate in Italia. Dopotutto, Rio è lontana quattro anni e la carta d’identità, alla voce “anno di nascita”, parla chiaro per entrambe: 1985 per la bolzanina, 1986 per la trentina. Insomma, data anche la concorrenza delle imbattibili atlete cinesi e la grande delusione olimpica, sembra non esserci più nulla da fare.
L’esempio di papà Giorgio
In quei giorni di attesa, però, accade qualcosa: le due atlete decidono di non lasciare e di andare avanti. In fondo Tania, un esempio di tenacia e determinazione ce l’ha in casa. Papà Giorgio, infatti, fu capace di conquistare un bronzo olimpico a Mosca 1980 all’età di 33 anni. Perché non provare ripercorrere le sue orme? Dopo aver inizialmente annunciato di voler proseguire per appena due anni la tuffatrice, sull’onda delle tante medaglie conquistate tra il 2012 e il 2014, decide di continuare. E la scelta non potrebbe essere più azzeccata: invecchiando, Tania migliora i suoi risultati al punto da raggiungere il primo posto nei mondiali di Kazan nel 2015. Un oro mondiale che, fino ad allora, era mancato nella sua carriera. A questo punto l’assalto alla medaglia olimpica non sembra più un sogno impossibile: a trent’anni, la Cagnotto è ancora una delle atlete migliori del mondo.
Lascia o raddoppia?
Rio è storia nota: il 7 agosto, in sincro con Francesca Dallapé, Tania Cagnotto conquista l’argento olimpico. Si tratta del coronamento di una carriera stupenda che, tra alti e bassi, ha portato la figlia del grande Giorgio ha fare incetta di medaglia in Europa e nel mondo. La medaglia conquistata quel giorno, inoltre, rappresenta il punto più alto anche della carriera di Francesca Dallapé che, nel post Londra, ha continuato a tuffarsi al fianco di Tania: le due, infatti, hanno vinto insieme molte medaglie nei quattro anni intercorsi tra un’Olimpiade e l’altra.
Dopo la conquista della tanto attesa medaglie, però, c’è ancora una gara da disputare: una settimana dopo, Tania è sul trampolino per sfidare le forti, e giovani, avversarie cinesi. Come da copione, Shi Tingmao e He Zi si spartiscono i primi due posti, ma il bronzo va proprio alla Cagnotto che, una sola Olimpiade, riesce così a salire due volte sul podio.
Numeri da capogiro
Insomma, una storia da far leggere nelle scuole: il duro lavoro, la tenacia e la capacità di imparare dalle sconfitte alla lunga pagano. Tania Cagnotto alla fine ce l’ha fatta ed è stata capace di coronare il suo sogno. Quel sogno che, appena quattro anni prima, lei stessa dava per svanito.
Pochi mesi dopo l’ubriacatura di felicità di Rio, Tania ha deciso di smettere. Lo ha fatto a Torino, chiudendo con una vittoria (tanto per cambiare…) ma anche con un bel tuffo “a bomba”: dopo anni a inseguire la perfezione, probabilmente era necessario uscire un po’ dagli schemi. In fondo, con 10 medaglie iridate (un oro, tre argenti e sei bronzi) e 29 medaglie europee (20 ori, 5 argenti e quattro bronzi) all’attivo, ce lo si può anche permettere. Ma forse, quello che più conta, al di là dei tanti podi, è l’aver realizzato il proprio desiderio.