Apriamo l’album dei ricordi per ripercorrere insieme i momenti salienti dell’Olimpiade del Centenario.
Il 19 luglio 1996 ebbe inizio, al Centennial Olympic Stadium di Atlanta, la XXVI^ edizione dei Giochi Olimpici estivi che, per l’occasione, venne ribattezzata “del Centenario”, in ricordo della prima Olimpiade moderna svoltasi un secolo prima nella città che aveva consacrato fin dall’antichità questa rassegna sportiva: Atene. Fu proprio la capitale ellenica a sfidare fino all’ultimo la città georgiana per l’assegnazione di quella edizione. Atene partiva favorita e aveva dalla sua l’asso della tradizione ma nulla potè di fronte ad Atlanta che, spinta dai grandi sponsor della manifestazione, riuscì a spuntarla facendo prevalere il proprio progetto economico. Belgrado, Manchester, Melbourne e Toronto, le altre concorrenti, vennero surclassate dalla candidatura statunitense. La città che aveva dato i natali a Martin Luther King poteva così associare, finalmente, il suo nome ai tanto ambiti cinque cerchi.
The Show Must Go On
Definire un evento, per di più quando si tratta di qualcosa di globale, non è mai facile. In questo caso però la celeberrima canzone dei Queen potrebbe accostarsi tranquillamente a quell’edizione. Si trattò infatti di un evento sportivo con una copertura mediatica incredibile e con una voglia esponenziale di stupire gli appassionati, non solo sportivamente. Per la prima volta, infatti, la cerimonia d’apertura si tenne facendo entrare le delegazioni degli atleti dall’alto dello stadio per poi giungere, tramite le tribune, sul terreno del Centennial Stadium. In questa cerimonia protagonista assoluto fu Muhammad Alì che, nonostante la malattia, si prestò, come ultimo tedoforo, ad accendere la fiamma olimpica. Ma lo spettacolo non finì qui poiché allo stesso grande pugile fu donata la medaglia d’oro che aveva vinto a Roma nel 1960 e che, tornato in America, aveva buttato nel fiume Ohio in un momento d’ira nei confronti della società statunitense dell’epoca. Purtroppo l’Olimpiade passò alla storia anche per lo scoppio di una bomba nel Parco Olimpico del Centenario, nella notte tra il 27 e il 28 luglio, causando due morti e più di cento feriti. Risolutore fu l’intervento del Presidente Clinton che superò l’impasse decretando, assieme al CIO, la prosecuzione immediata della rassegna.
La parola alla competizione
A livello sportivo la kermesse si rivelò un grandissimo successo grazie anche alla definitiva affermazione del professionismo. Si trattò, infatti, della prima Olimpiade a “numero chiuso” con la possibilità di accedervi solo dopo aver superato le qualificazioni nelle gare preolimpiche. Carl Lewis si dimostrò ancora capace di stupire tutti vincendo, dodici anni dopo la prima volta, la quarta medaglia d’oro nel salto in lungo. Nell’atletica è impossibile dimenticare le due doppiette nei 200 e 400 m piani di Michael Johnson, negli uomini, e Marie-José Pérec nelle donne. Probabilmente, però, la più grande impresa sportiva è da attribuirsi al mitico Charles Kiraly, capace di vincere l’oro nel beach volley, alla sua prima comparsa come sport olimpico, dopo essere salito già due volte sul gradino più alto del podio con la nazionale maschile statunitense di pallavolo nel 1984 e nel 1988.
La resilienza e l’Eldorado
Il vento d’America si rivelò ancora una volta estremamente propizio per la spedizione italiana. Infatti, dopo le 36 medaglie conquistate a Los Angeles nel 1932 e le 32 ottenute sempre nella città californiana nel 1984, l’Italia riuscì a riportare in patria ben 35 medaglie, così suddivise: 13 d’oro, 10 d’argento e 12 di bronzo.
Ad Atlanta si assistette all’affermazione del nostro portabandiera, Juri Chechi, che, con il suo 9,877, divenne per tutti il Signore degli Anelli, riuscendo così a riscattare l’amarezza di quattro anni prima quando un infortunio al tendine d’Achille del piede destro, occorsogli poche settimane prima del via dei Giochi, gli impedì di partecipare alla manifestazione. Un altro esempio di tenacia fu quello di Antonella Bellutti capace di lasciarsi alle spalle l’incidente al ginocchio del 1992 che aveva minato le sue speranze olimpiche nella corsa a piedi e di reinventarsi ciclista, fino all’oro nel ciclismo ad inseguimento ad Atlanta. Sempre nelle due ruote balzò agli onori della cronaca Paola Pezzo vincitrice nella mountain bike , per la prima volta ammessa come sport alle Olimpiadi, grazie alla rimonta finale dopo una brutta caduta nelle prime fasi della gara. Più forti delle avversità si dimostrarono i componenti della nostra squadra maschile di spada che prevalse per 45 a 43 sulla Russia. La stoccata vincente fu di Angelo Mazzoni prontamente ripresosi dalla ferita all’occhio successiva al furioso, quanto estremo, attacco del russo Beketov. Con Mazzoni salirono in pedana anche Sandro Cuomo e Maurizio Randazzo. Essi riportarono l’Italia sul tetto del mondo a trentasei anni dall’ultima volta. Grande poi fu la gioia per il canoista Antonio Rossi, oro nel K1 500 metri e nel K2 1000 metri, questa volta in coppia con Daniele Scarpa. In terra georgiana si fermò il sogno olimpico della “generazione di fenomeni” della pallavolo maschile tricolore, guidata da Julio Velasco, ancora una volta sconfitta dall’Olanda dopo una battaglia sportiva conclusasi al quinto set con il punteggio di 17-15 per gli Orange.
“Eterno” Raudaschl
Quell’edizione dei Giochi passò alla storia anche per un altro record, questa volta di longevità. Infatti ai nastri di partenza si presentò il velista austriaco Hubert Raudaschl che nel 1996 partecipò per la nona volta alle Olimpiadi. La sua prima volta ai Giochi risaliva addirittura a Tokyo 1964 mentre la sua unica medaglia, di bronzo, era datata 1968. Tutto questo lo portò già all’epoca ad essere considerato un immortale dello sport a cinque cerchi !