In un paese così profondamente amante del calcio, spesso gli altri sport faticano a conquistare seguaci ma le due ruote hanno sempre avuto un appeal particolare con gli italiani.
Se nasci a Bosco Chiesanuova, sulle prealpi alle spalle di Verona, sei probabilmente destinato agli sport invernali. Ed è proprio questa la prima esperienza agonistica di Paola Pezzo. Fino al 1988, quando già aveva 19 anni, si dedica con discreto successo allo sci di fondo. Coetanea e compaesana di Fulvio e Sabina Valbusa, nel 1986 arriva addirittura seconda agli assoluti nella 7,5 km dietro a una certa Stefania Belmondo.
Dopo questo risultato però non sfonda e dal 1990 inizia a dedicarsi alle due ruote e, nello specifico, alla mountain bike. Un binomio, quello tra fondo e due ruote, che in Italia ha avuto diversi esponenti tra i quali Maria Canins.
Inizia subito a mietere successi in crescendo in uno sport ancora giovane. Nel 1992 è già campionessa italiana, vince il titolo mondiale nel 1993 e l’europeo l’anno dopo. La sorte le è favorevole perchè il CIO ammette la mountain bike a partire da Atlanta 1996.
La giornata parte malissimo: cade al primo giro e poi un guasto tecnico la costringe addirittura ad affrontare una salita con la bici in spalla ma, ritornata in sella, rimonta tutte le avversarie e va a vincere l’oro nonostante i 40° ed il 98% di umidità. Invece che sottolineare la sua straordinaria impresa sportiva, in molti sottolineeranno la sua scollatura per aver abbassato in gara la zip della tuta e lei, giustamente, si risentirà molto.
La striscia vincente continua con altri due europei (‘96 e ‘99) e il mondiale 1997. Ai Giochi di Sidney 2000 difende vittoriosamente l’oro. Appagata, lascia le competizioni per dedicarsi al suo team e ai suoi negozi di mountain bike ma la federazione la convince a tornare in sella per tentare il tris ad Atene.
Dopo un giro e mezzo capisce che non è giornata a causa di un problema fisico e decide così di abbandonare.
A tutt’oggi è, insieme alla norvegese Dahle, l’unica ad aver vinto Olimpiade, mondiale e coppa del mondo. Forse abbiamo avuto una fondista in meno, ma di sicuro abbiamo avuto la fortuna di poter ammirare una straordinaria e indimenticabile campionessa delle due ruote.