Nella mitologia di molti popoli l’araba fenice, o semplicemente fenice, è un uccello che risorge dalle proprie ceneri dopo la morte.
Alex Zanardi la morte l’ha vista da vicino un pomeriggio di settembre in un circuito tedesco, a poche centinaia di metri da dove morì Michele Alboreto. Quel pomeriggio Alex ha perso le gambe ed ha simbolicamente chiuso la prima parte della sua vita e, come la fenice, è poi risorto vivendo da allora una seconda vita personale e sportiva. Il bicampione olimpico sarà presente alle Paralimpiadi di Rio per difendere gli allori di Londra.
È sempre stato abituato a sudarsi ogni cosa, lui che dalla vita è stato messo tante volte a dura prova. Figlio di genitori senza grandi risorse economiche, si fa strada a fatica tra kart, Formula 3 e Formula 3000 perché non porta in dote sponsor importanti.
Nel 1991 si accorge di lui Eddie Jordan che lo fa esordire in Formula 1 ma tra team con pochi soldi, mancanza di sponsor personali e molta sfortuna, ne esce per la prima volta già nel 1994 dopo una breve e sfortunata esperienza in Lotus durante la quale subisce due gravi incidenti dai quali esce quasi illeso.
Nel 1995 viene notato da un manager della CART americana e così vola oltreoceano dove conquisterà immediatamente i tifosi e sarà per due anni di fila campione. I successi negli USA gli valgono il biglietto di rientro in Formula 1 con la Williams ma, se possibile, andò persino peggio della prima volta. Le sue difficoltà di adattamento alla vettura diversa dalle CART, la pressione di un compagno di squadra come Ralf Schumacher al quale il team dedicò più risorse e tanta sfortuna portarono il campione bolognese alla risoluzione del contratto dopo una sola stagione e al ritorno nella CART.
Il destino era però in agguato all’uscita dalla corsia dei box del Lausitzring sotto forma di olio sull’asfalto o, forse, sotto forma di schizzi di carburante sulla visiera. Dopo quel giorno, il bolognese rinasce dalle proprie ceneri.
Una volta terminata la riabilitazione, riprende subito le corse automobilistiche riuscendo a diventare Campione Italiano Superturismo, unico disabile contro tutti gli altri piloti normodotati. Parallelamente si dedica all’handbike dove all’esordio nel 2007 è subito quarto alla maratona di New York.
Tricolore nel 2010 e argento mondiale nel 2011, alle Paralimpiadi di Londra 2012 vince due ori, a cronometro e in linea, ed è argento in staffetta. Trail 2013 ed il 2015 è stato grande protagonista ai mondiali con 8 ori ed un argento in totale ma anche in occasioni speciali, come alla maratona di Berlino quando a 9 km dalla fine gli si rompe la catena della handbike e lui taglia il traguardo spingendo a braccia le ruote. Il destino continua a metterlo alla prova: a febbraio, durante un allenamento, un’auto sbucata da uno stop lo ha investito fracassandogli il preziosissimo mezzo costruito da Dallara ma, fortunatamente, senza danni per il campione che ha potuto proseguire la sua preparazione per Rio. Nell’anno del suo 50mo compleanno Alex da Castel Maggiore vuole ancora vincere: la fenice continua a volare in alto!