Ieri notte, in Colombia, l’Italia Thunder è stata sconfitta 4-1 dai Colombia Heroicos nel ritorno dei quarti di finale delle World Series of Boxing 2017. Gli azzurri (dopo il successo all’andata per 3-2), sono usciti dalla competizione. Proprio di questo ne abbiamo parlato con un collega, Simone Calice, che ha seguito da vicino i match dei Thunder.
(Foto gentilmente concessa dal collega)
LA SCONFITTA CONTRO I COLOMBIA HEROICOS
L’Italia Thunder è stata eliminata dalle WSB 2017 per mano dei Colombia Heroicos: la compagine colombiana, dopo il 3-2 subito la scorsa settimana al Palasport Vespucci di Roma, si è imposta con un risultato di 4-1. Sul ring del Coliseo Cubierto Ramon Elias Lopez Mazuera di Palmira, la formazione sudamericana ha ottenuto l’accesso alle semifinali, dove incroceranno i guantoni con la prima semifinalista: i Cuba Domadores.
I colombiani hanno potuto festeggiare grazie ai successi di Segura (che ha sconfitto con un verdetto unanime Gianmario Serra), di Preciado (che si è imposto con lo stesso risultato contro Rodríguez), mentre si è rivelata più complicata la vittoria di Emiliano contro il brasiliano Tavares (che si era aggiudicato il primo round). Infine, a conclusione della serata, la vittoria ai punti di Caicedo contro Gianluca Rosciglione, e la vittoria (l’unica di questa trasferta colombiana per i nostri colori) del supermassimo rumeno Mihai Nistor.
Ed è proprio in seguito a questi risultati che abbiamo deciso di ascoltare il parere di Simone Calice, collaboratore de Losport24, che ha seguito da vicino il cammino dei Thunder.
Ciao Simone, partiamo dal match contro i colombiani: ti aspettavi questa sconfitta?
“I Colombia Heroicos erano favoriti. Ricordiamo che avevano vinto ai gironi contro i campioni in carica, i Cuba Domadores (che ritroveranno in semifinale ndr), contro ogni pronostico, quindi, non era facile per l’Italia Thunder che è comunque uscita a testa alta da questa manifestazione. Ha vinto senza dubbio la squadra migliore. Penso comunque che sia stato offerto un buon spettacolo”.
A tuo modo di vedere, l’assenza di Clemente Russo ha determinato l’eliminazione?
“A posteriori è innegabile che Russo avrebbe potuto dare qualcosa in più, anche dal punto di vista dell’esperienza. Purtroppo l’infortunio non gli ha permesso di combattere. Il pugile di Marcianise ha dimostrato, specialmente in Francia, che quando è in forma è un pugile ancora importante per questo tipo di torneo”.
A proposito di WSB, cosa ne pensi di questo torneo?
“Le WSB sono spesso criticate per una formula che poco si adatta alla nobile arte. In effetti, il pugilato è uno sport per singoli, quindi, effettivamente si va contro alla logica del pugilato “integralista”. Ciononostante, credo che questa sia un’ottima risorsa per far crescere giovani pugili e credo che debba essere indirizzato a questo obiettivo, soprattutto verso i giovani che hanno vinto tutto a livello nazionale: porto l’esempio di Federico Serra che, insieme al fratello Gianmario, hanno imparato moltissimo dopo i match disputati con i Thunder. Nel match contro i British Lionhearts, Federico ha perso contro Galal Yafai, un pugile di cui sentiremo parlare in futuro. Anche Grandelli e Lazzarato, pugili pro, hanno comunque affrontato atleti stranieri di buon livello, mettendosi alla prova su un palcoscenico internazionale ben diverso da quello che spesso ci ha abituato il professionismo in Italia, con avversari stranieri di basso livello. Al contrario, le WSB hanno meno senso per pugili come Clemente Russo e Vincenzo Mangiacapre, che ciononostante costituiscono delle guide per le nuove leve”.
Hai parlato dei fratelli Serra, ma anche di Lazzarato e Grandelli. Quali altri pugili ti hanno impressionato?
“Credo che una citazione la meriti anche Michael Magnesi, che è senza dubbio il pugile italiano che mi ha impressionato di più in questo torneo. Magnesi ha dimostrato quanto le WSB siano un torneo difficile: è un pugile giovane e con qualità importanti ma, nonostante questo, ha perso contro l’esordiente Calum French, nel match combattuto poco dopo l’attentato di Londra. Un Questo dimostra che potenziale formativo ha questa manifestazione che bisogna cominciare a considerare come una grande opportunità per i nostri pugili”.
E dei pugili stranieri impiegati dai Thunder? Chi ti ha colpito di più?
Faccio un nome su tutti: Mytrofanov. La scelta della franchigia italiana di inserire nella propria squadra anche pugili stranieri dev’essere vista come una opportunità anche per i manager che si occupano di professionismo in Italia”.
Un’ultima domanda: mi sai tracciare un bilancio di questa stagione? Si poteva fare di più?
“Potrei dire positivo se ci mettiamo nell’ottica di quanto detto prima, ossia, la crescita di giovani come i fratelli Serra, Michael Magnesi, Guido Vianello o Sebastian Mendizabal. Inutile dire che dal punto di vista mediatico, al pari di quanto accade nella boxe professionista italiana, la stagione non può definirsi positiva. Bisogna cercare di coinvolgere il pubblico perché è brutto vedere i palazzetti vuoti”.
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