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Nel 2009 l’annuncio di Rio sede delle XXXI Olimpiadi

Molto rumore per nulla o Rio 2016 sarà un flop olimpico? Manca poco più di una settimana dalla cerimonia di apertura del 5 agosto, ma le notizie che arrivano dal Brasile non rassicurano. Acque inquinate, villaggio Olimpico inagibile, il virus Zika, l’allarme terrorismo, lo scandalo doping e i servizi essenziali a rischio. Ritardi sulle tabelle previste non sono una novità, anche la precisa Londra 2012 aveva dovuto accelerare sul finale per avere tutto in regola. Ricordiamo poi le polemiche per Torino 2006 coi soldi che sembravano finiti a metà dei lavori. Ma cosa succede a Rio?

L’impressione è che a un Paese ancora piegato dallo sforzo umano ed economico dei Mondiali 2014 servisse una pausa. Sulle spalle dei brasiliani invece si è subito aggiunto il peso di un’Olimpiade, che se da un lato è stata vista come una possibilità di rilancio, dall’altro ha obbligato a nuovi investimenti incidendo ancora di più su delle casse statali già al collasso. A giugno nella nostra intervista alla portabandiera paralimpica Martina Caironi, la velocista aveva parlato di una città enorme, incasinatissima e di cantieri ovunque, con i brasiliani però fiduciosi di poter finire i lavori in tempo. Sempre nello stesso mese il governatore ad interim di Rio de Janeiro, Francisco Dornelles, aveva lanciato un messaggio di aiuto dichiarando lo stato di calamità pubblica con sicurezza, sanità e trasporti pubblici che rischiavano di non reggere l’imponente afflusso di persone previsto per Rio2016.

Il primo a richiamare l’attenzione sui problemi del paese tuttavia era stato la stella del calcio verdeoro Rivaldo agli inizi di maggio. L’ex Barcellona e Milan era rimasto molto toccato dalla tragica morte di una ragazza di 17 anni che lo aveva portato a scrivere un post su Instagram: “Questa mattina alcuni banditi hanno ucciso questa ragazza. Le cose più brutte accadono sempre in Brasile. Per non parlare degli ospedali pubblici che non sono in grado di garantire una assistenza adeguata e del caos legato alla situazione politica. Solo Dio può mutare la situazione del nostro Brasile”. La stampa locale si è schierata in blocco e con durezza contro il giocatore accusandolo di non conoscere la situazione del paese, dal momento che ora vive negli Stati Uniti, altrimenti non avrebbe parlato in quel modo.

Viene da chiedersi allora come stiano reagendo i media brasiliani dopo gli ultimi scandali. Guardando diversi siti, in particolare O Globo e Journal do Brasil, stride la differenza tra gli articoli che vengono scritti dai quotidiani internazionali e quelli locali. Sul caos del villaggio Olimpico per esempio si limitano a riportare le parole del capo delegazione australiana Kitty Chiller, che parla di un villaggio inagibile e della scelta di usare alberghi nella zona. La decisione dell’Italia di appaltare lavori in proprio per completare la sua palazzina viene appena citata nello stesso articolo. È poi il New York Times la fonte del raccapricciante racconto delle acque inquinate con i cadaveri che galleggiano in quello che dovrebbe essere il bacino delle gare di nuoto di fondo e di vela. Sempre secondo il quotidiano newyorkese i corpi che riemergono in mare sono quelli di uomini gettati dopo i regolamenti di conti tra bande. Per non parlare dei milioni di litri di liquami organici provenienti da impianti fognari illegali che finiscono nella baia di Copacabana. Sembra quasi che per aggiornarsi su quello che accade a Rio i media brasiliani abbiano bisogno della stampa estera.

Tutto considerato, l’allarme per il virus Zika sembra un problema di secondo piano. In questo caso a rassicurare gli atleti è l’Organizzazione Mondiale della Sanità che sottolinea come le zanzare vettore siano poco diffuse in agosto, inoltre Rio si trova lontano dall’epicentro dell’epidemia, che ha colpito il nordest del Paese, dove si sono registrati il 90% dei casi. Nonostante le parole dell’OMS molti golfisti e diversi tennisti, tra cui Milos Raonic e Thomas Berdych, hanno dichiarato forfait. Le accuse dei colleghi tuttavia sono quelle di non voler partecipare alle Olimpiadi per essere invece presenti in ben più remunerativi tornei.

Giulia Cannarella
Giornalista pubblicista, collaboratrice per Runner's World Italia. In precedenza redattrice per Agr-agenzia giornalistica radiotelevisiva e collaboratrice per la Gazzetta dello Sport inserto Milano-Lombardia

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