Ancora una volta Osmany Juantorena ce l’ha messa tutta per trascinare i suoi compagni al successo, ma non è bastato alla Lube Civitanova per vincere il quinto scudetto della sua storia. Analizziamo la sua gara 5.
L’ORGOGLIO DELL’HOMBRE
«Questa finale ci brucerà a lungo». Osmany Juantorena non usa giri di parole. La sconfitta all’ultimo atto della sfida contro la Sir Safety Conad Perugia proprio non riesce ad essere accettata dall’italo-cubano. Del resto, un campione con la sua esperienza sa riconoscere le cause di un insuccesso. E nella pallavolo è spesso questione di dettagli, apparenti piccolezze che fanno la differenza tra una vittoria ed un KO. Certamente, vedendo l’andamento del match decisivo al Pala Evangelisti, l’Hombre e la Lube Civitanova hanno di che rammaricarsi. I marchigiani non sono mai stati totalmente soverchiati dallo strapotere degli avversari come potrebbe indurre a credere il severo 3-0 finale. Anzi, per certi aspetti, il risultato appare persino bugiardo. La vera distanza tra le due formazioni si è creata nei momenti decisivi, gestiti con lucidità dai padroni di casa, contrariamente agli ospiti, disastrosi nelle rigiocate ed autori di errori clamorosi. Peraltro, uno degli svarioni porta la firma dello stesso Osmany, incredibilmente falloso su uno smash comodo. Registrare scivoloni simili da parte del fuoriclasse di origini cubano è inusuale; allo stesso modo, raramente si è vista una Lube con un autolesionismo così marcato. Normale dunque avere la sgradevole sensazione di aver sciupato malamente un’occasione importante, lasciandosi condizionare dal nervosismo e dalla tensione. Per un vincente come Juantorena è, probabilmente, la tipologia di sconfitta che lascia più irritati. Perdere è dolorosamente accettabile, ma non riuscire nemmeno ad esprimere il proprio potenziale è uno smacco difficilmente ammissibile, specialmente per un perfezionista orgoglioso, qual è il numero 5 di Civitanova.
BATTUTO MA NON SCONFITTO
Ad ogni modo, l’Hombre può attenuare la delusione guardando a sé stesso. Eccezion fatta per la scialba gara 5, Osmany ha trascinato i suoi nell’arco di tutta la finale. Si è comportato da vero leader, spronando i compagni ed aggredendo i palloni più scottanti, senza tirarsi indietro di fronte alle proprie responsabilità. In fondo, quando la Lube lo ha acquistato due anni fa, si aspettava prestazioni e risultati di alto livello. Juantorena, ancora una volta, non ha deluso. È stato uno degli ultimi ad alzare bandiera bianca. E non è detto che non possa avere presto la sua rivincita. Infatti, c’è ancora una Final Four di Champions League da giocare. Certo, tentare di detronizzare Kazan in casa propria non è un’impresa semplice, per usare un eufemismo. Eppure, le sfide ai limiti dell’impossibile non spaventano l’Hombre, uno abituato a vincere tutto e dappertutto. E battere in finale uno tra lo Zenit, vincitore del Mondiale per club ai danni della Lube, o l’acerrima rivale Sir Safety sarebbe la più grande delle rivalse. Quale carica migliore verso un’intensa estate da protagonista con la maglia della Nazionale italiana?