Atletica Paralimpica doping Caironi: la Procura antidoping chiede un anno di sospensione per la campionessa, le viene riconosciuta la non intenzionalità.
ATLETICA PARALIMPICA DOPING CAIRONI: RICONOSCIUTA LA NON INTENZIONALITÀ
Quando Martina Caironi, campionessa di atletica leggera paralimpica, è stata trovata positiva al test antidoping, è stato uno shock per lo sport, non solo nazionale ma anche internazionale.
Ora la Procura antidoping ha deferito l’atleta della FISPES al Tribunale competente, richiedendo un anno di sospensione.
Martina Caironi, trovata positiva con un controllo a sorpresa della Nado Italia, aveva ammesso di aver utilizzato una crema cicatrizzante per curare un’ulcera formatasi al moncone della gamba amputata, applicata solo dopo aver consultato il medico federale.
Per la portabandiera italiana a Rio 2016 e vincitrice dell’oro alle Paralimpiadi di Londra 2012 nei 100 metri, detentrice di vari record e titoli mondiali, è stato richiesto un anno di squalifica: la pena per l’assunzione di steroidi anabolizzanti è di quattro anni, ma la Procura, dopo aver ascoltato l’atleta e il medico federale coinvolto, ha riconosciuto la non intenzionalità.
Il legale Giovanna Fontana, che difende Martina Caironi, si dice soddisfatta di questo primo riconoscimento a favore della sua assistita, affermando che si tratta di una dimostrazione di correttezza dell’atleta e che sposta il caso da doping a errore formale. Ma spingerà a far assolvere completamente la sua cliente, sostenendo che l’utilizzo terapeutico di quel medicinale non è considerato doping, né sul foglietto illustrativo dello stesso né per il medico federale.
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