”Meno male che c’è Fede”: per quanti anni abbiamo sentito questa frase a riassumere la spedizione del nuoto e le nostre speranze di medaglia in una disciplina che ci ha visto ottenere grandi soddisfazioni, ma vive un clamoroso periodo di ”magra”.
Rio 2016 ha evidenziato tutte le problematiche del nuoto italiano, aggrappato con le unghie e con i denti ai suoi due fari, Gregorio Paltrinieri e Federica Pellegrini (e tradito da Fede), ed incapace di sviluppare il giusto ricambio generazionale. Il risultato? 3 medaglie, tante eliminazioni dolorose e poche soddisfazioni per il movimento ”acquatico”, che si è parzialmente risollevato con l’argento di Rachele Bruni nel fondo e le buone cose mostrate dal sincronizzato. I tuffi, invece, meritano un discorso a parte, ma andiamo ad analizzare nel dettaglio nella nostra analisi le Olimpiadi del nuoto, e non solo.
NUOTO- Tre medaglie ed una delusione bruciante: il nuoto italiano viene ”salvato” da due amici veronesi, quei Gabriele Detti e Gregorio Paltrinieri che si allenano da tempo insieme, ed hanno deciso di andare a braccetto anche sul podio dei 1500m: strepitosa la gara di Greg, in testa dal primo all’ultimo metro e vicinissimo al record del mondo (prima del calo finale, che non gli ha impedito di dare 5 secondi al 2° classificato), bellissima la rimonta di Detti, partito con un diesel per poi sgasare nel finale e prendersi il bronzo. Un bronzo che è il 2° per lui a Rio, dopo quello conquistato negli ultimi 50m dei 400 stile libero, e che lo porta d’ufficio tra i protagonisti dei Giochi italiani: tra i protagonisti, invece, non c’è Federica Pellegrini, passata nel giro di 24 ore dalla spavalderia della semifinale (disse di essere arrivata terza apposta) alle difficoltà della gara da medaglia, che non l’ha mai vista realmente tra le ”medagliabili”. Per lei il 4° posto, tante polemiche ed un’enorme delusione, che potrebbe anche portarla a prolungare di un altro anno una carriera che doveva chiudersi proprio a Rio. Ed il resto del movimento? L’Italia del nuoto vive un’Olimpiade solo in parte corroborata dalle 3 medaglie (1 oro e due bronzi), viste le svariate eliminazioni prima dell’atto finale: deludente nel complesso la spedizione azzurra, con troppi atleti che tradiscono le attese e finiscono con l’uscire in semifinale o, addirittura, tristemente in batteria, riducendo a pochissimi minuti la loro esperienza olimpica. Sono le staffette al femminile, col 6° posto della 4×100 sl di Ferraioli-Di Pietro-Pezzato-Pellegrini dopo una buona prova e la finale (disastrosa, 8° posto a molto dalle prime) della staffetta mista, a darci qualche minima soddisfazione, mentre al maschile falliamo in ogni singola staffetta, con le eliminazioni immediate di 4×100, 4×100 mista e 4×200 (9a e ad un passo dalla finale): tante, invece, le delusioni in gara, ben rappresentate dalle uscite di Magnini (37° in batteria, ed ormai a secco di risultati da tempo) e Dotto (out in semifinale) nei 100sl, col solo Codia che sfiora la finale nei 100 farfalla dopo aver entusiasmato tutti in semifinale. Per riassumere il tutto, escono in batteria Marco Belotti ed Andrea Mitchell D’Arrigo (33° e 23° nei 200sl), Federico Bocchia (37° nei 50sl), Luca Marin (400 misti, 16°), Federico Turrini (20° nei 400 misti, non partito nei 200), Matteo Rivolta (25° nei 200 farfalla), Simone Sabbioni (28° nei 100 dorso) ed Andrea Toniato al maschile (22° nei 100 rana). Al femminile invece salutano subito Ilaria Bianchi (20a nei 100 farfalla), Diletta Carli (27a nei 400sl), Martina Carraro ed Arianna Castiglioni (20a e 17a nei 100 rana), Silvia di Pietro (50sl, 17a), la giovanissima Sara Franceschi (classe ’99) e Luisa Trombetti nei misti (per Sara un 28° posto nei 400 ed il 23° nei 200, per Luisa il 22° nei 200 ed il 28° nei 400), ed anche Margherita Panziera non raggiunge la semifinale col suo 17° posto nei 200 dorso. Poche, pochissime le semifinali, dato che oltre ai già citati Codia e Dotto, solo Pizzini nei 200 rana ed Alessia Polieri nei 200 farfalla si qualificano al penultimo atto: semifinali che però ci portano sempre all’eliminazione, portando così la bilancia del nuoto olimpico verso un segno decisamente negativo, nonostante le 3 medaglie e la gioia per Detti e Paltrinieri. Ci sarà molto da sistemare in ottica-Tokyo, nella speranza che l’Italia sappia tornare a produrre talenti come in passato, per non far svanire nel nulla un movimento che ha generato i vari Rosolino, Brambilla, Fioravanti, Scozzoli, Pellegrini ecc.
NUOTO SINCRONIZZATO- E veniamo ora al nuoto sincronizzato, una disciplina nella quale l’Italia tornava a portare la squadra dopo 12 anni: le azzurre onorano al massimo l’impegno con un esercizio spettacolare sulle note di ”Sweet Dreams”, chiudendo al 5° posto complessivo e non troppo distanti dalle medaglia, spartite come di consueto tra Russia, Cina e Giappone. Bozzo, Callegari, Cattaneo, Cerruti, Deidda, Ferro, Flamini, Perrupato e Sgarzi sono in crescita, e chissà che a breve non arrivi la prima medaglia del sincro italiano: Italia che fa bene anche nel duo, col 6° posto finale delle già citate Linda Cerruti e Costanza Ferro.
NUOTO DI FONDO- Molto (troppo) ridotto il programma del fondo olimpico, e così erano solo due le gare(10km maschile e femminile) in cui l’Italia poteva andare a caccia di medaglia: se al maschile Ruffini e Vanelli non riescono ad artigliare il podio in una volata folle e durissima, chiudendo rispettivamente 6° e 7° al fotofinish, al femminile invece Rachele Bruni trova la grande gioia dell’argento. L’azzurra lotta per tutta la gara, e risale al 2° posto dopo la squalifica della francese, che l’aveva ostacolata in volata con una grande scorrettezza: la sua è la medaglia di chi non molla mai fino all’ultimo metro, e viene dedicata alla fidanzata, in un momento emozionante e che ben incarna lo spirito di questi Giochi. Una medaglia su due gare: un buon bottino per l’Italia delle lunghe distanze, privata alle Olimpiadi di due mostri sacri come Martina Grimaldi e Valerio Cleri.
TUFFI- Aggrappati a Tania. Anche i tuffi, come il nuoto, vivono un momento di grande difficoltà (e non solo in Italia, andatevi a rivedere gli errori nelle varie finali), e l’hanno dimostrato ampiamente in queste Olimpiadi: male infatti gli azzurri nelle prove singole, con l’eliminazione di Chiarabini e Maria Marconi nelle qualificazioni del trampolino da 3m (28° e 19a) e di Verzotto in quelle della piattaforma (27° e penultimo), mentre Michele Benedetti esce da 13° nella semifinale più pazza della storia, facendosi beffare all’ultimo da Laugher dopo una serie incredibile di errori da parte di tutti (emblematico lo zero di Zakharov). Insomma, una spedizione che potremmo definire disastrosa, se non ci fossero la finale del sincro da 3m maschile (ottimo 6° posto per Chiarabini-Tocci) e le imprese di Tania Cagnotto a risollevarci: Tania, che avrebbe anche meritato il ruolo di portabandiera nella convulsa cerimonia di chiusura, chiude in bellezza la sua carriera, e centra due medaglie a Rio. Per lei l’argento nel sincro da 3m in coppia con Francesca Dallapè, in quella che è la sera delle 5 medaglie, ed il bronzo in rimonta nella gara individuale, dopo aver recuperato su Jennifer Abel in extremis: sfatato così il tabù dei quarti posti olimpici per Tania, che si conferma come unica alternativa alle infallibili cinesi, e dà la luce ad un movimento che fatica a reggere la spinta verso l’alto imposta da russi ed asiatici ai coefficienti dei tuffi.
Insomma, qualche luce e tante ombre per l’Italia negli sport ”d’acqua”, e ci sarà parecchio da lavorare in prospettiva-Tokyo 2020: possiamo e dobbiamo fare meglio, e chissà che da qui a quattro anni il nostro giudizio non possa essere completamente ribaltato…