Il 2004 è stato l’anno delle Olimpiadi di Atene, particolarmente benevole per i nostri colori. Ma è stato anche l’anno di un atleta in particolare: Ivan Pelizzoli. Portiere agile e dal potente colpo di reni, schivo e silenzioso fuori dal terreno di gioco, è stato uno dei grandi protagonisti ai Giochi olimpici greci. Il 35enne bergamasco ha raccontato la sua storia in esclusiva ai microfoni di Azzurri di Gloria.
Uno degli aspetti più divertenti della sua carriera sta nel fatto che Ivan inizialmente gioca come difensore e solo successivamente cambia ruolo: “Sì, ho iniziato come centrale difensivo. Poi l’anno dopo mancava un portiere, mi piaceva l’idea di interpretare quel ruolo e ho deciso di cambiare. Da quella volta sono diventato un estremo difensore”.
Almeno inizialmente i modelli del giovane Pelizzoli non riguardano l’ambito olimpico. I suoi idoli giovanili appartengono al mondo calcistico: “Ammiravo Walter Zenga e Stefano Tacconi, loro erano i miei modelli. Le Olimpiadi mi hanno affascinato per le grandi imprese dei velocisti come Michael Johnson ma ho sempre preferito la Coppa del Mondo”.
La carriera di Ivan trascorre tra Atalanta e Triestina. Con gli orobici debutta in Serie A e si mette in evidenza, al punto che la Roma di Capello, fresca campione d’Italia, decide di acquistarlo e di impiegarlo come vice di Antonioli. Nel 2003 il portiere bergamasco diventa protagonista e nel finale di stagione conquista un posto da titolare. L’anno successivo la Roma arriva seconda alle spalle del Milan ma i riflettori sono tutti per Pelizzoli, autore di un’annata straordinaria, nel corso della quale non subisce gol per ben 792 minuti. Al termine del campionato si presenta l’occasione di diventare protagonista della selezione italiana di calcio per le Olimpiadi di Atene e Ivan non si tira indietro: “Al termine dell’Europeo, sono stato contattato dal Commissario Tecnico Claudio Gentile, che mi ha chiesto se avevo voglia di giocare le Olimpiadi da fuoriquota insieme a Pirlo. Io ho accettato. Da lì la palla è passata alla Roma. Sarei stato via per un mese. La Roma non voleva lasciarmi partire inizialmente, poi su mia pressione ha accettato”.
Pelizzoli si è unito agli altri 17 convocati ed è partito verso Atene: “Noi da subito siamo arrivati in Grecia, eravamo fuori da Atene. Sapevamo che saremmo andati al villaggio olimpico solamente per giocare l’ultima partita. E anche per questo ci siamo impegnati per dare il massimo. Per fortuna è andato tutto bene”.
Il torneo olimpico degli Azzurri inizia tra luci ed ombre: prima un pareggio in rimonta contro il Ghana, poi arriva una vittoria di misura sul modesto Giappone e infine una sconfitta contro il Paraguay che non condiziona il passaggio al turno ad eliminazione diretta. Ai quarti c’è il Mali. Gli Azzurri faticano a trovare conclusioni degne di nota e al 34’ i maliani si procurano un calcio di rigore. Sissoko calcia alla sua destra ma Pelizzoli vola e nega il vantaggio, opponendosi anche al tiro di Diallo. Un episodio determinante nel risultato finale del match, terminato 1-0 per l’Italia grazie al gol di Bovo. Ecco il ricordo di Pelizzoli su quel momento: “Ricordo che Andrea Pirlo mi aveva già indicato il lato su cui tuffarmi e quando Sissoko prese la rincorsa me lo ribadì. Così mi lanciai alla mia sinistra e parai prima il rigore e poi anche la respinta. È stata una bella sensazione”.
L’Italia intera sogna ad occhi aperti dopo l’impresa contro il Mali, figlia del miracolo di Ivan ma ben presto si scontra con la dura realtà, nelle vesti della selezione argentina, guidata da un giovane Tevez. La semifinale finisce 3-0 per i sudamericani e le possibilità di conquistare la medaglia d’oro svaniscono. Ai nostri microfoni, Pelizzoli si rattrista ripensando a quell’amara partita e commenta così: “Sapevamo di trovarci di fronte ad una squadra fortissima, una delle favorite per la vittoria finale, ma non mi aspettavo un divario così netto. Fa male ricordare quella partita anche se una volta conclusa abbiamo pensato che c’era ancora in palio la medaglia di bronzo”.
Si arriva alla sfida per il terzo posto contro l’Iraq, in un clima particolarmente teso dopo i tragici eventi di Nassirya nell’anno precedente, quando morirono in un attentato 19 carabinieri italiani. Lo ammette lo stesso Pelizzoli: “Sì, ricordo che giocammo in un clima irreale per noi calciatori. Avvertivamo chiaramente che si trattava di una partita particolare. Per fortuna è andata bene”.
L’Italia vince 1-0 e conquista un terzo posto storico: mai una nazionale azzurra era arrivata tanto avanti. E Pelizzoli si gode ancora adesso una medaglia unica: “Finita la gara non avevo ben compreso che cosa volesse dire aver conquistato la medaglia. Solo tornando a casa ho capito la portata della nostra impresa. Poi non l’ho più guardata più di tanto ma certamente un domani sarà bello raccontare ai miei bambini che cosa ho fatto”. Sarà sicuramente la favola più dolce: quella di papà Ivan che vola tra i pali, portando l’Italia verso la storia e la medaglia.