Le Paralimpiadi si sono concluse il 18 settembre scorso, ma l’onda lunga dei commenti riguardo ad un’edizione dei Giochi che ha portato l’Italia a conquistare 39 medaglie (10 d’oro, 14 d’argento e 15 di bronzo) ed al 9° posto nel medagliere finale non si è ancora spenta, ed ecco dunque un altro dei nostri editoriali: dopo aver analizzato le prestazioni degli azzurri nell’atletica e nel nuoto, questa volta andremo ad occuparci di una disciplina, il tiro con l’arco, che da anni ormai mischia soddisfazioni e delusioni.
Un trend che si è ripetuto anche in questi Giochi Paralimpici, nei quali l’Italia ha conquistato due medaglie con Simonelli (argento nell’arco compound) ed il Mixed Team del ricurvo (Mijno-Airoldi di bronzo), ma ha anche ottenuto delle cocenti delusioni e buttato via dei podi che potevano essere alla portata: il bilancio dunque viaggia dunque nella terra di mezzo, con la medaglia insperata del duo Mijno-Airoldi che va a fare da contraltare al nulla di fatto di Eleonora Sarti, ed andiamo ora ad analizzare nel dettaglio come si sono comportati gli azzurri.
ARCO RICURVO- Abbiamo già citato il risultato (inatteso) del Mixed Team, che ha rappresentato la prima medaglia azzurra nel tiro con l’arco di Rio: Mijno ed Airoldi partivano col 4° punteggio di qualificazione, ed hanno superato con grande facilità i sorprendenti arcieri della Mongolia, prendendosi un bronzo che vale oro in una disciplina che sembrava destinata a restare a secco, ed all’individuale ci ha portato solo delusioni. Sono infatti usciti agli ottavi Alessandro Erario nel maschile e Veronica Floreno nel femminile, con Elisabetta Mijno che ha finito col diventare la migliore dei nostri (eliminata ai quarti) e il già citato Airoldi che invece non ha rispettato le aspettative: il suo 6° posto nel Ranking Round sulle 72 frecce faceva ben sperare, ma contro il brasiliano Rezende (ai 16mi) è arrivata una sconfitta inattesa sia per il valore dell’azzurro, che per il divario, visto il 6-0 finale arrivato dopo tre set tiratissimi e ricchi di errori per entrambi.
ARCO COMPOUND-Alberto Simonelli ed Eleonora Sarti erano i grandi attesi ai Giochi di Rio 2016, e si sono invece ritrovati ad essere i poli opposti dell’arco paralimpico azzurro: da un lato un Simonelli eccellente, capace di non mollare mai e sconfiggere in rimonta l’ostico cinese Ai Xinliang (poi crollato fino ad arrivare 4°, dopo il leggendario match contro Rolly), prima di cedere in finale all’americano Shelby ed alla sua serie di 10 che ha portato l’azzurro all’argento (8 anni dopo la medaglia di Pechino 2008), dall’altro un’Eleonora Sarti irriconoscibile, mai davvero in competizione né nell’individuale, né nel deludente Mixed Team. A far da contraltare allo splendido argento di Simonelli, condito comunque da un pizzico di rammarico perchè l’azzurro vanta il record mondiale sia sulle 72 frecce, che nella sfida finale sulle 15 (con 150/150), ci sono dunque i risultati deludenti di una Sarti irriconoscibile e che ha avuto nella Grinham la sua bestia nera: due brutte prove per l’azzurra, che di fatto, dopo un Ranking Round zoppicante, è uscita sia nell’individuale che nella prova a squadre alla prima prova disputata, ed entrambe le volte per mano della britannica. Nella prova femminile del compound la Sarti è stata infatti eliminata agli ottavi dalla Grinham, mentre nel Mixed Team, che vedeva Eleonora impegnata in coppia con Simonelli stesso, è stata di nuovo la Gran Bretagna, con Stubbs ad affiancare la Grinham, a buttarci fuori ai quarti con un risicato 150-149. Due enormi delusioni che hanno privato l’Italia di due medaglie alla portata, dato che nel Mixed Team sommavamo i due atleti col record mondiale e la Sarti aveva fatto ottima figura anche nei mesi scorsi nelle fila della nazionale normodotati e sfiorato la convocazione olimpica, risultando la dominatrice della specialità negli ultimi mesi, e che lasciano con l’amaro in bocca. Bastano le due medaglie ed i buoni risultati ottenuti dalle seconde linee (Bonacina se l’è giocata col fortissimo Ai, Cancelli è approdato agli ottavi, uscendo contro Pavlik: male invece Azzolini nel W1, con l’uscita immediata) per cancellare queste aspettative disattese?
La sensazione è che i due diversi poli dell’arco paralimpico azzurro, in una sorta di yin e yang, finiscano col compensarsi, soprattutto perchè facenti parte di una Paralimpiade che ci ha portato a grandissimi risultati e continue emozioni: promozione con riserva, dunque, per l’arco italiano, che è chiamato a migliorare in vista di Tokyo 2020 e portare novità in un movimento che ormai sta diventando uno dei punti di riferimento dello sport azzurro a cinque cerchi. Simonelli sarà il fulcro dal quale partire, Eleonora Sarti dovrà rifarsi e tornare quella macchina da guerra che è stata prima dei Giochi, e chissà che nel 2020 le medaglie non siano maggiori, e di ”colori” diversi…