Chiara Cainero, campionessa olimpica nello skeet a Pechino 2008, argento a Rio 2016 nella stessa disciplina e campionessa europea in carica si racconta ai nostri microfoni.
Quanto è stata importante per lei la tappa di Coppa del Mondo, svoltasi a Nicosia lo scorso marzo?
Stiamo partendo con un nuovo regolamento, inizialmente sembrava fosse modificato. Tra l’altro è lo stesso che si sta usando a Lonato del Garda (dove in questi giorni si sta svolgendo una tappa di CdM, ndr). Si tratta comunque sempre di 125 piattelli nelle qualificazioni, a cambiare è l’organizzazione della finale. La nuova formula è molto impegnativa soprattutto per quanto riguarda la finale con scontri tra i tiratori rimasti. Sicuramente ci vorrà più preparazione sia fisica che mentale. In sostanza, come sempre, bisogna essere sul pezzo, limitando il numero degli errori. Chi è più preparato sotto tutti i punti di vista riuscirà ad essere costante, anche perché un conto è vincere una gara, un altro riuscire ad ottenere risultati postivi con costanza. Una gara sola, ovviamente, non basta per fare la prova del nuovo regolamento. Se si è nel primo gruppo di tiro bisogna stare fermi mezz’ora per poi rientrare in finale. Se, invece, si è nel secondo occorre attendere la fine della prima sessione di tiro. C’è una cosa positiva: due posti in più per la finale è tanto. Con questo regolamento si passa da sei ad otto atleti ammessi.
Qual è l’aspetto più importante da gestire nelle gare di skeet?
In realtà gli aspetti sono tanti. La gara va preparata in allenamento. Ci vuole una buona preparazione fisica e anche tanto lavoro psicologico. L’importante è arrivare lucidi e pronti per il giorno della gara. E’ capitato, alcune volte, di avere a che fare con piattelli mal regolati, ma noi tiriamo ugualmente. A questo proposito, è d’importanza capitale il lavoro del nostro allenatore che ci mette delle regolazioni particolari del piattello in allenamento per abituarci ad ogni eventualità che possa capitare in gara. Lo spirito di adattamento, in questo senso, è molto importante. Abbiamo la fortuna di avere un’ottima guida tecnica in nazionale.
Come trova la concentrazione prima di una serie di tiro e poi durante?
Ogni atleta ha la sua routine. A seconda delle gare si può sparare dopo due ore, oppure dopo quattro. All’Olimpiade, per esempio, ogni trenta minuti. Ci sono alcuni che leggono tra una serie di tiro e l’altra, altri ancora ascoltano musica. Si può per esempio rielaborare la serie di tiro. Direi che tanto dipende dalla lunghezza della pausa tra una sessione di tiro e l’altro. A Lonato, per esempio, si spara ogni quattro ore, ed è molto. In un arco di tempo così lungo si può anche tornare in hotel e attendere lì prima di tornare al campo per la seconda manche. Anche in questo contesto la preparazione fisica contribuisce tanto.
Quanto è importante far parte di un Gruppo Sportivo come quello dei Carabinieri?
L’apporto del Gruppo Sportivo è fondamentale, anche per la partecipazione attiva del Corpo alla mia attività, ma anche a quella degli altri atleti che hanno il privilegio di avere un Gruppo Sportivo su cui contare. Ci forniscono in gran parte i piattelli per le sessioni di tiro. A fine carriera, poi, si può decidere cosa fare, per esempio si può decidere, terminata la carriera agonistica, di fare l’allenatore. Ci sono tante possibilità.
Qual è il ricordo più nitido che conserva se le dico Pechino 2008?
Senza ombra di dubbio il primo ricordo che ho in mente è quando mi sono girata verso gli spalti, al termine della finale, e ho visto tutta la mia famiglia. Un’emozione indescrivibile.
E di Rio 2016? Quale ricordo conserva con più piacere?
Ricordo con grande piacere la sera prima della finale. Ero in camera con Diana Bacosi, dormivamo nella stessa stanza, ed entrambe realizzammo che avremmo potuto entrambe salire sul podio l’indomani. Dissi a Diana: “Diana! Dobbiamo fare qualcosa di bello domani!”. Il giorno dopo, prima della finale, ci prendemmo per mano e alzammo le braccia insieme, verso la tribuna. Un bellissimo momento che ricordo sempre con grandissimo piacere.
Vivere un avvicinamento olimpico come quello di Tokyo ha ampliato il suo bagaglio sportivo, di atleta, alla luce dei continui mutamenti nei calendari, oppure è un’esperienza che alla fine non ha portato a grandi stravolgimenti organizzativi?
Andando indietro con la mente, e ricordando quel periodo, posso dire che l’anno del Covid è stato duro. La pandemia ha ridimensionato tutto. Sono stata più tempo a casa con mio marito e i miei figli. Io non potevo andare al campo di tiro, avevo i bambini a casa e ho avuto l’opportunità di stare molto tempo con loro. Il nostro commissario tecnico ci ha detto di concentrarci esclusivamente sulla preparazione fisica, per poi dedicarsi alla parte atletica una volta terminate le restrizioni. Questo, comunque, non ha influito sulla mia cattiva Olimpiade. Più di così non si poteva fare. A me la gara, purtroppo, non è andata bene, ma questo è lo sport. Sono però stata contentissima per Diana, per la sua medaglia. Ho gioito con lei a Casa Italia dopo la gara. Per me si è trattato della quinta Olimpiade, se riuscirò a fare anche la sesta sarà bellissimo. Vivere un’Olimpiade è un privilegio.
C’è una gara in cui ha dato il meglio di sé nonostante le condizioni meteorologiche avverse?
La prima che mi torna in mente è Pechino 2008, con quella pioggia che non cessava. Ad ogni modo sono tante le gare sotto l’acqua che sono andate bene, altre invece meno bene. La più emblematica resta Pechino, dove mi sono giocata l’oro.
Cosa significa poter allenarsi e competere ad altissimi livelli con una compagna di nazionale come Diana Bacosi?
Siamo molto forti. Insieme abbiamo vinto parecchie gare. L’Italia, ci tengo a sottolinearlo, è forte sia negli uomini che nelle donne. Io ho grande stima per lei, e fuori dalla pedana siamo grandi amiche. Entrambe siamo pronte a lavorare per la 3^ Olimpiade consecutiva insieme.
Lo skeet, in particolare, e il mondo del tiro a volo, in generale, secondo lei che futuro hanno davanti?
A livello junior qualcosa si sta muovendo. Delle ragazze spero che qualcuna riesca ad emergere sull’onda mia e di Diana. Ci sono atleti junior che secondo me hanno le potenzialità. Un ricambio forte è ovviamente auspicabile. Il mondo del tiro a volo, che si trattasse di skeet o trap, ha sempre conseguito grandi risultati, olimpici, mondiali ed europei. C’è sempre stata una grande costanza di rendimento che mi auguro possa continuare.
Quali sono i prossimi impegni sportivi che la attendono in pedana?
A fine maggio andiamo a Baku (Azerbaigian, ndr) e si tratterà dell’ultima tappa del circuito. In Corea del Sud non andremo a causa delle restrizioni che ancora permangono a causa del Covid. A fine luglio, invece, ci sarà l’Europeo e, a chiudere, ai primi di ottobre il Mondiale. All’Europeo ci saranno due carte maschili e due femminili di qualificazione all’Olimpiade. Al Mondiale saranno quattro e quattro. In Italia, invece, ci saranno alcuni Gran Premi a maggio e luglio.