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Federico Buffa racconta le sue Olimpiadi ad Azzurri di Gloria

Federico Buffa ama lo sport. In tutte le sue forme e sfaccettature. Tuttavia, quando si parla di Olimpiadi, i suoi occhi si illuminano ulteriormente. Dopo la chiacchierata di dicembre, il celebre giornalista di Sky Sport ha concesso una nuova intervista esclusiva ad Azzurri di Gloria, nel corso della quale ha parlato proprio della manifestazione a cinque cerchi. E ovviamente non mancano aneddoti e curiosità raccontati da questo tuttologo dello sport.

Buonasera Buffa, Le chiedo subito quali sono le Sue impressioni sui Giochi Olimpici di Rio 2016.

<<Sono state Olimpiadi impressionanti, maestose, immense. Penso che per i brasiliani siano state bei momenti perché c’erano veramente tante tensioni. E poi, attualmente, il Brasile sta vivendo una fase piuttosto complessa: siamo all’impeachment degli ultimi due presidenti, che sono legati fra di loro. Non è un momento facile. Secondo me, le Olimpiadi sono state organizzate molto bene>>.

Secondo Lei, le difficoltà organizzative di cui si era tanto parlato non hanno influito minimamente?

<<Per problemi organizzativi si intende l’acqua diventata verde? (sorride, ndr) Beh credevo molto peggio sinceramente e invece mediamente ce l’hanno fatta>>.

Come valuta il cammino olimpico dell’Italia?

<<Penso che sia andato secondo le previsioni. Qualcuno dei grandi favoriti è andato meno bene del previsto, ma in generale la spedizione azzurra è stata positiva. Le 25 medaglie erano l’obiettivo ed è stato raggiunto. Ci sono sempre alcuni sport in cui noi peschiamo qualche sorpresa. Ce ne accorgiamo ogni quattro anni. Ad esempio, il tiro è una garanzia. Direi che la Federazione può essere soddisfatta>>.

In quel campo, brilla la stella di Nicolò Campriani.

<<Forse sarà meno spettacolare rispetto ad altri sport, ma è molto difficile. Alla fine ognuno è da solo, con la sua concentrazione. Sono quattro anni che si prepara quel momento e potrebbe essere l’ultima volta alle Olimpiadi. Ammiro molto le persone che riescono a trovare concentrazione a quei livelli>>.

E la duecentesima medaglia è arrivata grazie ad un ragazzino, Fabio Basile.

<<Esatto. Penso che saranno Olimpiadi ricordate per noi. I brasiliani le ricorderanno a lungo perché hanno vinto un oro nel calcio, che per loro era l’unica medaglia aurea mancante. Tra l’altro non l’hanno vinta con la miglior nazionale maschile, al punto che il pubblico carioca preferiva Marta, la stella della selezione femminile a Neymar>>.

Tra l’altro il Brasile si è imposto in discipline in cui aveva fallito a Londra 2012, come la pallavolo o il beach volley.

<<Vero. È bellissimo, le Olimpiadi hanno un fascino mostruoso. Poi sono stati i Giochi olimpici con la prima medaglia d’oro di una persiana>>.

A Rio si è riproposto il classico Brasile-Argentina anche nel volley e nel basket. Cosa ne pensa di questa accesa rivalità?

<<È inutile dire che i brasiliani soffrono gli argentini, la loro sfrontatezza, la convinzione di vincere sempre. Vi racconto una storia singolare. Non so se avete mai notato che gli argentini incitano la loro nazionale sempre allo stesso modo. La parola originaria “quilombera” deriva da un altro termine, perché il quilombo è il bordello di Buenos Aires tra ‘800 e ‘900. Dunque la quilombera è un gruppo che rumoreggia. La canzone è stata scritta anni fa, ma l’autore non era mai riuscito a provare di averla composta. Recentemente una corte argentina gli ha dato ragione ed è stato risarcito di tutti i diritti della storia di questa canzone. Il compenso era miliardario, ma l’autore era così contento da non riscuoterlo. Solo in Argentina può succedere una cosa del genere. Gli argentini sono fatti così e vincono perché hanno questo modo di fare>>.

Tra i tanti protagonisti di questi Giochi Olimpici, ce n’è uno in particolare che l’ha colpita? C’è qualche storia che racconterebbe in uno dei Suoi spettacoli?

<<Io sono un fanatico di Phelps. Evidentemente Michael è un essere umano che sta meglio in acqua piuttosto che fuori. Anche perché lontano dalla piscina non è sempre andato bene… Ha una predisposizione all’acqua incredibile. Credo sia fisicamente impossibile mantenere quel livello agonistico nel nuoto. Non è una squadra di calcio, il nuotatore è solo. Come fa ad essere così competitivo per un periodo così lungo e a risorgere dalle difficoltà? Davvero non ho parole per un atleta del genere. Evidentemente è il più grande sportivo di cui abbia memoria. Più di Bolt? Sì, perché Usain è un atleta pazzesco, che ha scalpellato nella leggenda, ma non è andato sotto come Phelps. Lo statunitense ha toccato il fondo metaforico e non della piscina tante volte. È uno che avrebbe potuto bersi o fumarsi la sua vita, forse lo ha anche fatto; tuttavia, non si sa come, questo torna su e rivince ancora. Sarebbe come se Armstrong non si fosse dopato. Lo stesso tipo di problemi, la vittoria prima contro te stesso e poi contro gli avversari. Ho il massimo dell’ammirazione per chi vince i propri limiti. Lui lo ha fatto in modo incredibile>>.

Non si può non nominare Alex Zanardi se si pensa a chi vince i propri limiti.

<<Zanardi è di un altro pianeta. Alex non è un italiano, è un beneficio per tutti noi. Sono felice che sia un azzurro, ma credo sia un esempio a tutte le latitudini. Non so come faccia. Vuol dire che ama la vita. Per maligna che sia stata, non ha mai smesso di amarla. È l’unica spiegazione che mi so dare. Il suo amore per la vita è superiore rispetto a quello che essa stessa gli ha riservato>>.

E poi c’è anche la favola di Bebe Vio.

<<Sì, ma, ecco, alle Paralimpiadi ci sono momenti in cui mi commuovo. Immagino il giorno in cui dici a te stesso che troverai un’altra vita. È qualcosa di eccezionale. Ammiro queste persone sconfinatamente>>.

Nel corso dello spettacolo tenuto ne “L’Autunno pavese” ha parlato di quanto sia sottile vincere o perdere. Queste Olimpiadi sono state particolari anche perché hanno regalato, tanti secondi posti inaspettati e tanti quarti posti all’Italia.

<<È vero, ci sono state tante medaglie di legno. Non so se hai notato quanto è andata sotto Tania Cagnotto al penultimo tuffo, quando la sua avversaria aveva messo a segno un gran punteggio. Sapeva che starle davanti era l’unica possibilità di andare a medaglia, viste le due cinesi robotiche nei primi due posti. Lei si giocava tutto nell’ultimo tuffo. È un attimo, dipendeva anche da cosa faceva l’altra. Per ogni terzo posto vinto così, c’è un quarto posto. Le storie dello sport sono straordinarie. Eppure, chi ci dice che una medaglia di legno non sia lo stimolo per allenarsi a febbraio, tra tre anni, ai limiti delle tue possibilità, ripensando ossessivamente che se fossi stata più concentrata, più lucida, più fortunata avresti vinto il bronzo o l’argento? E quel quarto posto sarebbe la motivazione per provare a vincerla. Ciò che mi fa impazzire di questo paese è che nessuno ha mai pensato di inserire lo sport tra i valori della Costituzione. Lo stato ha abdicato sullo sport e lo ha concesso alla Chiesa cattolica o ad altri enti di promozione legati ad altri interessi. Non si è mai interessato a far diventare lo sport qualcosa di realmente educativo, filtrato dai valori laici di questo paese. È una carenza che l’Italia paga ed ogni volta in cui una donna vince una medaglia d’oro alle Olimpiadi, sono entusiasta perché ha battuto un paese che tratta in questo modo lo sport, in particolare quello femminile. Si vince anche perché gli allenatori italiani sono i migliori del mondo. Non so come mai, ma hanno qualcosa di unico. Hanno capacità motivazionali fuori dal comune. Sanno arrivare alla psiche, sanno battere le carenze organizzative. Credo che il bello sia anche questo>>.

Altrettanto bella la cavalcata del duo Lupo-Nicolai.

<<Meraviglioso anche per via del fuso orario. È come con il Mondiale. Pensi di non poter vedere la partita decisiva, sai che devi fare fatica, ma alla fine resisti per non perderti la diretta, nel caso andasse come si vuole. Niente è come lo sport>>.

Si può affermare che gli atleti olimpici siano un modello educativo importante?

<<Il motivo per cui io sono così affezionato alle Olimpiadi del 1936 sta nel fatto che sono uno spartiacque nella storia dello sport. Da lì in poi si seguirà il modello di quei Giochi olimpici. Lo sport viene spettacolarizzato, ma in quel momento si esaltano anche tutte le storie degli atleti. Ad esempio, qualche settimana fa, a Milano era andata in scena una rappresentazione su Ondina Valla, la prima donna italiana a conquistare una medaglia alle Olimpiadi. Mi sembra bello che ad 80 anni di distanza qualcuno voglia raccontare una storia simile. Poi entrare nei salotti di coloro che hanno vinto è molto di più di entrare in una casa. Vuol dire entrare in una meravigliosa storia, in cui lo sport spiega perché è un valore primario della nostra vita. E se non riconosciamo il suo valore sociale, abbiamo sbagliato tutto. Se continuiamo a pensare che esso sia 100 milioni per un giocatore non abbiamo idea di cosa sia realmente, non abbiamo idea del suo valore educativo. Perdiamo una grande occasione. In questo momento, gli insegnanti di sport a livello scolastico devono anche spiegare ai giovani italiani come nutrirsi in modo migliore, vista la percentuale di obesi in crescita vertiginosa anche nel nostro paese. Una volta si usava lo sport per togliere i bambini dalla strada; ora, invece, deve servire per toglierli dai loro cellulari, dalla loro playstation. Non ho mai capito perché così tanti ragazzi italiani non praticano attività fisica. Capisco che possa essere nostalgico perché questi giovani hanno tantissime cose in più rispetto a quelli della mia generazione, ma non mi sembra ci sia la stessa passione nel fare sport. Non tanto a livello professionistico, quanto piuttosto nel praticarlo. Non si gioca più, non si gioca più>>.

E, vista questa situazione, non si potrebbe puntare maggiormente sullo sport in generale e non solo sul calcio?

<<È vero, hai ragione, ma qualsiasi caporedattore sa che alla lunga parlare di discipline olimpiche a scapito del calcio non sarebbe redditizio. Questa è la realtà. Vuol dire che il pubblico italiano segue solamente fino a un certo punto>>.

L’origine di questa tendenza risiede in un’abitudine sbagliata o in un processo dai tempi molto lunghi?

<<Evidentemente non ci si riesce, forse non c’è la volontà politica. Qualsiasi risposta vale la mia. La carenza di un’educazione sportiva a livello scolastico si sconta anche su questo livello>>.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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