L’intervista a Giacomo Bertagnolli, campione paralimpico di sci alpino che in coppia con la sua guida Fabrizio Casal ha portato a casa ben 4 medaglie da PyeongChang 2018.

Giacomo Bertagnolli (19) e Fabrizio Casal (19) (foto: profilo FB di Giacomo Bertagnolli)

JACK E FABRI: LA COPPIA D’ORO

L’Italia torna dalle Paralimpiadi invernali di PyeongChang 2018 con la certezza di aver trovato due campioni. Giacomo Bertagnolli e Fabrizio Casal si sono appesi al collo ben 4 medaglie, di cui due d’oro, su un totale di 5 gare disputate. Un bottino straordinario per una coppia di atleti dal presente e dal futuro roseo.

Entrambi diciannovenni, tra qualche mese dovranno affrontare l’esame di maturità sui banchi di scuola, dopo averlo ampiamente superato sulle piste da sci della Corea.

Jack ci ha raccontato le sue emozioni vissute durante i Giochi, i suoi obiettivi in vista del futuro e qualche curiosità su Fabri, soprattutto quando gli fa girare le scatole…

GIACOMO BERTAGNOLLI: L’INTERVISTA COMPLETA

Sensazioni post Olimpiadi. Hai iniziato a realizzare quello che è successo?

Da quanto siamo rientrati oggi (venerdì) è la prima giornata intera che faccio a casa. Pian piano stiamo realizzando ciò che è successo. Abbiamo avuto poco tempo di pensarci. Ora vedo che tutta la gente che mi sta intorno ha un grande interesse, anche quelli che non mi conoscevano. Questo è davvero molto bello. Il post Paralimpiade è molto incasinato perché si corre ovunque. Appena mi potrò rilassare un attimo credo che mi renderò conto ancor di più di ciò che abbiamo davvero fatto.

L’unica medaglia non vinta è stata quella nella disciplina, la combinata, in cui vi siete laureati campioni del mondo…

A pensarci adesso, sicuramente sarebbe stata una grande cosa vincere anche quella. A Fabrizio si è staccato uno sci in gara e siamo stati sfortunati. Siamo comunque andati oltre ogni aspettativa personale. Quattro medaglie sono un risultato grandioso. Non ho comunque rimpianti per questa medaglia mancata. Il giorno in cui è successo l’abbiamo presa sul ridere per come era andata. Era l’unica cosa da fare. Abbiamo mantenuto la calma e abbiamo fatto bene poi nei giorni dopo.

Com’è il tuo rapporto con Fabrizio Casal?

In pista andiamo d’accordo e otteniamo grandi risultati. Ogni tanto ci sono delle sane litigate in mezzo ma bisogna superarle e lo facciamo sempre. Ogni tanto sono io a fargli da guida! (scherza). Ma quando arriviamo al cancelletto, ci carichiamo a vicenda per essere sempre al top. Fuori dall’ambito delle gare andiamo nella stessa scuola, non nella stessa classe. Eravamo amici da piccoli ma di sfuggita. Fabri lo vedo in particolare sulle piste da sci. Lui è stato di gran lunga il più curioso sul mondo paralimpico e quindi appena ho dovuto fare l’ultimo cambio di guida lui si è reso molto disponibile e da lì è iniziato tutto. Da lì il nostro rapporto si è certamente consolidato. Ora si è unito anche alla mia compagnia quindi il legame è sicuramente più forte. Ogni tanto mi fa girare le scatole perché gli devo fare da balia perché magari non si alza al mattino o si dimentica le cose un po’ troppo spesso. Una volta durante una gara ha letteralmente dimenticato me, che ero andato in bagno e non se ne era accorto. Poi è chiaro che queste cose finiscono subito, sono litigate tra amici.

Ora siete il traino di tutto il movimento paralimpico invernale. Avverti questa pressione?

Per me essere considerato un esempio è una bella cosa, sono felice che il mondo paralimpico mi prenda come tale. Io ho sempre cercato di dare una mano a questo settore sia per me stesso che per il nostro ambiente perché è tutto connesso. Le 4 medaglie sono state una bella botta di visibilità per noi. Una visibilità che cercherò di sfruttare il più possibile per aiutare tutto il movimento e non solo me stesso. Rispetto a 4 anni fa sta prendendo piede in modo importante, tra dirette tv e dirette streaming degli eventi più importanti. È fondamentale che tutto continui a crescere fino anche in vista dei Mondiali 2020 e delle Paralimpiadi Invernali 2022.

E ora arriva l’esame di maturità…

Ora bisogna mettersi sotto con la scuola. Dobbiamo fare un anno intero in due mesi e non sarà facile. La cosa importante è passare senza farsi bocciare perché dopo voglio essere libero di riposarmi e continuare ad allenarmi senza stress. Ora siamo stanchissimi, ma dobbiamo impegnarci.

Hai già in mente cosa fare dopo? Vuoi continuare a studiare?

Io ci ho già pensato. Fare l’Università con il mio problema di vista significherebbe andare ogni giorno per prendere appunti e studiare mentre si è fuori a far gare sarebbe un problema. Per ora ho deciso di non andare all’Università e concentrarmi solo sullo sci per migliorare perché ho ancora tanto da dare. Voglio lavorare in vista dei Mondiali 2020 e le Paralimpiadi 2022. Poi voglio viaggiare e imparare bene l’inglese per evitare figuracce in giro per il mondo e per rimorchiare! (ride). Voglio andare in Sud America e in Inghilterra. Più avanti vedremo se mi verrà voglia di riprendere a studiare.

Torniamo indietro: quando hai iniziato a praticare lo sci?

Agonisticamente ho iniziato a 14 anni facendo una gara con la mia prima guida. Poi con Achille Cristino, la seconda guida, ho conquistato il terzo posto nella classifica generale di gigante nel 2014. Con Fabrizio poi invece sono arrivati i risultati più importanti nelle ultime tre stagioni.

Non agonisticamente invece ho iniziato a 3 anni e ho sempre fatto tutto di testa mia, anche se magari i miei non volevano. A due anni e mezzo mi sono fatto togliere le rotelle dalla bicicletta e andavo giù per le stradine sterrate. Mi davano tutti del pazzo! Poi ho fatto tanti altri sport: ho giocato a hockey su ghiaccio per 5-6 anni prima di passare allo sci. Ancora oggi faccio downhill in bici e arrampicata. Tutti mi chiedono come io faccia, ma alla fine la risposta è che se cado mi rialzo sempre e che non bisogna mai avere paura.

Cosa diresti a un giovane disabile che si vuole avvicinare al tuo sport?

Innanzitutto gli farei provare subito lo sport. Poche parole, tanti fatti. L’importante è che sia qualcosa che gli piaccia e che l’abbia scelto da solo, senza imposizioni. Alla fine non importa quanto possa essere faticoso, se è una cosa che piace si fa.

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Luca Lovelli
Giornalista e conduttore televisivo. Fondatore e direttore responsabile di Azzurri di Gloria. Amo viaggiare, con la mente e con il corpo.

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