Isabel Mattuzzi ha deciso di rinunciare al sogno delle Olimpiadi di Tokyo 2020 per diventare un’archeologa, dopo la laurea appena conseguita.
UNA SCELTA CORAGGIOSA
Una scelta che, definire coraggiosa, sembra essere un eufemismo: Isabel Mattuzzi, dopo essersi laureata alla facoltà di Lettere Classiche con il voto di 110 e Lode, ha deciso di rinunciare al sogno chiamato Tokyo 2020.
L’atleta azzurra, tesserata delle Fiamme Gialle, aveva fissato il proprio primato personale nei 3000m siepi sul tempo di 9’34”, a soli 4 secondi dal tempo fissato per la partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Ma alla fine, annunciata all’improvviso, la notizia è iniziata a rimbalzare per tutto il web. Mattuzzi lascerà il mondo dell’atletica per coltivare il suo vero sogno: diventare un’archeologa.
Ma se la notizia è arrivata quasi dal nulla, grazie ad un post sul profilo Facebook di Mattuzzi, la scelta di Isabel era chiara da tempo (mesi se non anni, come da lei stessa dichiarato) ed è stata condivisa dai vertici delle Fiamme Gialle, la società con la quale è tesserata.
LE DICHIARAZONI DI MATTUZZI
Di seguito, vengono pubblicate le dichiarazioni rilasciate da Isabel Mattuzzi.
Mattuzzi: “Corsa e vittoria non sono mai stati il mio obiettivo. Dalla vita voglio altro, voglio diventare archeologa e, semmai, come piano b, insegnare greco e latino sulle superiori. Inoltre, ho sempre avuto dubbi sul mio futuro come atleta olimpica azzurra, specialmente quando ho dovuto rinunciare all’Erasmus. Avevo già chiesto Atene come sede, dove volevo perfezionare la tesi che poi ho discusso sui palazzi micenei. Ma sapevo che, se fossi partita, mi sarei lasciata andare. mi sarei dedicata a ciò che più mi piace: lo studio, l’archeologia sul campo. Il mezzofondo sarebbe diventato secondario. Così ho rinunciato alla Grecia per continuare a correre. E così, dentro di me si è fatta strada una strana sensazione: mi sentivo in colpa perchè non stavo facendo quello che veramente sognavo, lo studio. Ho sempre cercato di bilanciarlo con lo sport e la corsa. Da bambina, dopo aver provato un po’ tutti gli sport, ho cominciato a correre, intorno ai tredici anni. Percorrevo diciotto o venti chilometri per vedere posti sconosciuti, in quanto camminare mi spazientiva. Eppure non ne sentivo il bisogno, i miei mi avrebbero sempre aiutato. Ma ho sempre pensato che l’atletica fosse un mezzo per pagarmi gli studi. Però ora mi manca un solo esame e poi potrò pensare al dottorato. I Giochi Olimpici sarebbero stati di ostacolo al mio percorso di studi. Sacrificavo troppo e la testa era già su una tesi specialistica che prevede il greco. Ma non ho rimpianti: guarderò le Olimpiadi in tv, tifando per le azzurre”.
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