Durante la presentazione del centenario della FPI (Federazione Pugilstica Italiana), il
presidente federale, Alberto Brasca, ricordando l’argento conquistato a Londra, ha chiuso le
porte a un’eventuale partecipazione a Rio di Roberto Cammarelle, uno degli assi nella
manica della storia recente del pugilato italiano dilettantistico: il pugile di origini lucane,
infatti, nel corso della sua carriera olimpionica, ha conquistato in tutto tre medaglie (un oro a
Pechino 2008, un argento nelle recenti olimpiadi di Londra e un bronzo ad Atene 2004), senza
contare gli innumerevoli successi ottenuti tra mondiali, europei, Giochi del Mediterraneo e
campionati EU.
Per Brasca, infatti, il futuro dei supermassimi porta il nome di Guido Vianello, nato a Roma il
9 maggio del 1994 e proveniente dalla Phoenix Gym. Il numero uno della FPI ha dichiarato a
Repubblica: “Roberto ci ha chiesto solamente la possibilità di combattere a Roma il 12 marzo
per il centenario. Subito dopo Londra ho avuto modo di parlare con lui, spiegandogli che a mio
modo di vedere avrebbe dovuto terminare in quell’istante la sua carriera olimpica”.
Il presidente della Fpi ha poi scomodato una leggenda di questo sport, Muhammad Ali (che ha
di recente festeggiato i suoi 74 anni) , focalizzando l’attenzione sulla difficoltà per un atleta di
prendere la decisione di smettere di combattere e concludendo la sua orazione incoronando
Guido Vianello come erede del gigante di Cinisello Balsamo: “Per un pugile è difficile smettere,
è un virus che ti resta addosso, a cominciare da Muhammad Ali. La nostra decisione è quella di
puntare su Guido Vianello: penso che sarà lui ad essere scelto per partecipare al torneo di
qualificazione olimpica”.
Parole che non fanno altro che dare seguito a quanto dichiarato dallo stesso Cammarelle
tempo fa, e cioè, la possibilità piuttosto concreta di non partecipare all’Olimpiade di Rio. Il suo
nuovo incarico lo terrà occupato come responsabile per le Fiamme Oro del settore boxe,
anche se, per stessa ammissione del tre volte medagliere olimpionico, tale impegno non gli
impedirà di salire al più presto sul ring. Tuttavia il pensiero di Brasca non è sbagliato: non è
un mistero che la squadra azzurra necessiti di un cambio generazionale da molti anni.
Non dimentichiamo che per Clemente Russo, quella brasiliana sarà la quarta spedizione
olimpica e, se confrontiamo la selezione italiana con molte selezioni straniere, ci accorgiamo
che in altri paesi avviene ben altro tipo di programmazione; senza contare che per nazioni
come il Regno Unito, la Russia o l’Ucraina, giusto per citarne alcune, le Olimpiadi servono
soltanto da trampolino di lancio al mondo professionistico, quindi, costituiscono un punto di
partenza e non di arrivo, a differenza di come è invece concepito nel nostro Paese.
Giunti a questo punto ci permettiamo una piccola digressione al nostro discorso, che però è di
vitale importanza: il 9 gennaio scorso, in Germania, Giovanni De Carolis si è laureato
campione del mondo “regolare” WBA dei pesi supermedi, battendo per ko tecnico
all’undicesimo round Vincent Feigenbutz, di nove anni più giovane. Un’impresa che sembra
aver dato finalmente una scossa al movimento pugilistico di casa nostra: in questi giorni si
parla di una chance mondiale imminente per Emiliano Marsili (già campione europeo dei
pesi leggeri), ma anche al districamento di alcune situazioni che riguardano altri pugili
italiani, pronti a fare il grande salto verso una carriera, ci auguriamo, alla pari dei colleghi
europei.
Inoltre si susseguono le ospitate in tv, un elemento basilare per ridare credibilità e
importanza a questo sport secolare. Sempre in queste settimane, in un’intervista rilasciata alla
rivista Box Boxe, Domenico Valentino non ha escluso la possibilità di un suo passaggio tra i
pro una volta conclusasi questa Olimpiade: il pugile casertano non risulta ancora nell’elenco
dei qualificati, ma si dice fiducioso di strappare il pass per Rio in virtù di un allenamento
costante e di una grande fiducia in se stesso. In caso positivo si aggregherà agli altri due
qualificati, ovvero Clemente Russo e Valentino Manfredonia. Che si tratti davvero di una
svolta per l’intero movimento pugilistico tricolore? Soltanto il tempo ci potrà fornire delle
risposte definitive…