Da Marco Corradi, il nostro inviato alle Olimpiadi.

La nostra intervista a Gregorio Paltrinieri, bronzo negli 800 metri stile libero maschili a Parigi 2024.

Fonte Foto: Giorgio Scala / DBM

Quanto coraggio ci vuole a cambiare la tua età, certezze, rivoluzionare tutto e arrivare qua?

Non lo so, non so più niente neanche di me stesso perché due settimane fa parlavo con Fabri e dicevamo di non fare gli 800 perché era la gara dove mi sentivo meno bene, meno pronto e quindi abbiamo detto di stare un po’ di più in altura e fare solo i 1500. Poi, il mio spirito competitivo mi ha fatto dire a Fabri: “Sono tre anni che siamo qua, la farò, anche se non vado in finale, la faccio”. Non lo so, era tanto che provavamo a trovare una versione nuova di me. Sapevo che non potevo fare le mie solite gare, partire davanti e stare davanti che mi piace tanto; dovevo un po’ frenare questo istinto animale che ho e quindi ne abbiamo parlato tantissimo e aspettavamo il momento giusto di farlo e oggi è stato il momento giusto ma è difficile da dire, non lo so, è venuta molto bene.

Hai sentito Rossella (Fiamingo)?

Le ho mandato dieci messaggi e non mi ha risposto, non so dove sia finita però assurdo. Oggi ho seguito la sua gara naturalmente, a parte la finale. La finale era un po’ difficile. E non vedo l’ora di essere a casa e vederla. Sicuramente sono due settimane che mi ero messo in testa che dovevano essere di fuoco perché devo tirare le batterie, cose che delle volte ho un po’ sottovalutato, ho cercato di evitare ma non si può rischiare, quindi devo rimanere super concentrato. Questa è una bella botta, però devo rimanere concentrato e voglio far bene anche le altre.

Quattro anni di medaglie olimpiche…

Non lo so, ho passato di tutto, su e giù, mille momenti belli ma anche mille momenti difficili. Quella che mi fa strano è che ho passato, secondo me, tre generazioni di nuotatori, cioè quelli di Londra 2012 hanno smesso da dodici anni, poi ce n’è stata una in mezzo di generazione, adesso ce n’è un’altra e io sono sempre qui, quindi non lo so.

Senti, se appena ci sono l’altura, in teoria poi si migliora…

In teoria poi si migliora, però meglio di così, non lo so. In questi giorni stavo bene, mi ero convinto di stare bene, però c’erano tanti periodi in cui mi ero convinto anche di non riuscire più a prendere la medaglia e quindi devo rimanere concentrato. La testa, lo sappiamo, in queste situazioni fa la differenza. Secondo me oggi sono stato un’altra volta molto bravo a gestire la gara e andarmi a prendere quella medaglia. Poi anche a fare il colpaccio perché ero vicino, però sono molto contento.

Ci hai creduto nel colpaccio?

Beh, ci credo sempre, ci credo sempre. Sì, mancava qualcosa, loro sono due atleti incredibili, molto forti, sapevo che soprattutto Wiffen sarebbe stato forse un gradino davanti agli altri, però si rimette in gioco tutto per il 1005.

E invece nei momenti no? C’è stato veramente un momento in cui hai detto smetto?

No, smetto anche un po’ dovuto all’età, ci pensi, però ci sono stati sicuramente tanti momenti no dove non tanto smettere, ho pensato di non poter più essere all’altezza di fare queste cose che mi piacciono tanto, però non era ancora il momento giusto di smettere in questi anni, secondo me, perché mi divertivo ancora tanto e quella è l’unica vera spinta che ti fa andare avanti.

Come definiresti questa medaglia, se è qualcosa di particolare a livello dell’esperienza personale?

Non lo so, è difficile, una parola sola è difficile, potrebbe essere anche riduttivo. Sono tutte molto diverse tra di loro e potrebbe essere quella che mi godrò di più, forse di tutte, perché a Rio quasi senza senso, non me l’ero goduta tantissimo e solo col tempo ho imparato a godermela tanto, Tokyo forse le gare migliori della mia vita, ma c’era anche un po’ d’amarezza perché non ero arrivato in condizione e questa me la voglio godere, devo obbligarmi.

A proposito di Tokyo, una curiosità, stavi male? Come mai tre secondi meno?

Beh, tre secondi soltanto, oggi non so se ho fatto il mio migliore, di pochissimo, quasi uguale, quindi puoi anche pensare di fare il migliore a trent’anni, non ha senso, potrei fare il migliore a trent’anni se i primi trent’anni sono andato pianissimo, però le altre volte non andavo così piano, quindi non so spiegarmi.

Stanotte vai a fare il test dell’acqua?

No, mamma mia, non lo so, non lo so, la Senna ci mette un paio di preoccupazioni, io sto cercando di non pensarci perché ci sono troppe cose in mezzo, però no, adesso non ci penso, credo solo, forse non è la migliore organizzazione per noi, non è sicuro.

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