A Perugia è festa grande per lo storico tris di trofei italiani conquistati in stagione. La mano di Lorenzo Bernardi si è fatta notare, eccome. Analizziamo la figura del tecnico capace una volta di più di riscrivere la storia della pallavolo italiana.

Lorenzo Bernardi con il Presidente della Sir Safety Perugia, Gino Sirci (fonte Gazzetta.it)

ANCORA LUI: BERNARDI, L’UOMO DEI MIRACOLI

Prima le lacrime, poi il canto sulla sedia dell’arbitro. Passano gli anni, non cambiano certe abitudini. Ieri sera, il tempo sembra essersi fermato per Lorenzo Bernardi. Per un attimo, è parso di essere tornati indietro, nel Mondiale 1990. L’unica differenza sta nel ruolo del trentino classe 1968: non più protagonista della “Generazione dei fenomeni”, ma regista da bordo campo di una formazione entrata nella storia grazie ad una tripletta incredibile tra Supercoppa Italiana, Coppa Italia e tricolore. A lui era toccato, insieme ad un gruppo di fuoriclasse, trascinare l’Italia per la prima volta sul tetto del mondo, inaugurando un ciclo straordinario. Sempre lui ha reso possibile la realizzazione di un lungo progetto. La crescita della Sir Safety Conad Perugia negli ultimi anni era diventata evidente. Eppure, mancava sempre qualcosa. Prima l’esperienza, come nel 2014, con le finali di Coppa Italia e scudetto perse al cospetto di squadre mature come Piacenza e Macerata. Poi il collettivo, complessivamente inferiore alla superlativa Modena del 2016. Stavolta, gli umbri si sono presentati agli appuntamenti importanti con una consapevolezza diversa. Merito del lavoro di “Lollo”, arrivato alla corte di Sirci nella seconda parte della scorsa stagione.

MENTALITÀ ALLA “VELASCO”

Si era capito che qualcosa stava cambiando già al termine del 2016/17. Bernardi aveva iniziato a seminare i principi del proprio credo vincente, figlio della mentalità impressa in lui e negli altri ragazzi della generazione aurea dal maestro Julio Velasco. L’argentino si è sempre contraddistinto per la schiettezza delle sue analisi e delle sue soluzioni. Niente alibi, più consapevolezza dei propri mezzi. Qualcosa di analogo è accaduto alla Sir. Basta con la rassegnazione ad un ruolo di eterna incompiuta. I giocatori per vincere c’erano, eccome. Lorenzo ha lavorato sul collettivo, cercando nuove geometrie attraverso il palleggio fluido di Luciano De Cecco. Ha rinforzato il carattere di tanti giocatori, apparsi spesso troppo fragili nei momenti topici della stagione. Ha avuto la bravura di far convivere due fuoriclasse come Ivan Zaytsev ed Aleksandar Atanasijević, affidando allo Zar il ruolo di schiacciatore e togliendo a “Magnum” il peso di giocare continuamente palloni pesanti. L’ultimo tassello del mosaico perfetto è stato l’innesto di Massimo Colaci, libero esplosivo e straordinariamente tecnico. Più sicurezza in seconda linea, con attaccanti come lo stesso Zaytsev ed il baby talento Aaron Russell più sicuri e coperti. Meno lavoro anche per De Cecco, data la bravura dell’ex Trento di offrire palloni rigiocabili. Una volta assemblati i pezzi, Bernardi ha fomentato l’autostima dei suoi ragazzi. La finale di Champions della scorsa stagione è stata un saggio delle potenzialità di questa squadra, battuta solamente da una Kazan stellare. La Supercoppa italiana è stata la scintilla di un incendio dirompente. Lorenzo è stato bravo a gestire l’entusiasmo della piazza e dei propri giocatori. Li ha guidati passo a passo dalla panchina verso tutti i trionfi. Preciso e meticoloso in ogni time out, ha guidato i suoi ragazzi verso traguardi clamorosi. Mai sopra le righe, mai appagato, mai trinceratosi dietro gli alibi. Bernardi ha riscritto una volta di più la storia della pallavolo. E la ciliegina sulla torta potrebbe arrivare presto. Perfezionista com’è, “Lollo” lo ha fatto notare: «Ora testa alla Champions, c’è una finale da conquistare e giocare». Questione di mentalità, di DNA vincente.

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Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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