Finisce ai quarti di finale l’avventura dell’Italvolley. Andiamo ad analizzare le cause di un grande flop e di un’estate disastrosa.

UN ANNUS HORRIBILIS

Un anno maledetto. Così si può definire questo 2017, che entrerà di diritto tra le pagine più tetre della storia della Nazionale Italiana. In pochi si sarebbero aspettati un’estate così travagliata e carica di amarezze, specialmente dopo il bellissimo torneo di Rio 2016. La selezione olimpica aveva conquistato tutti per il suo gioco brillante, per il secondo posto figlio anche di qualche decisione arbitrale rivedibile e soprattutto per il gran cuore ostentato in diverse occasioni. Quella Nazionale oggi pare essere svanita senza preavviso. Gli azzurri ammirati in questo 2017 sono stati solamente le copie sbiadite dei gladiatori impavidi scesi nell’arena del Maracanazinho. Un anno fa, l’Italia incuteva timore; oggi, è una squadra normale, alla portata di tutti. Lo dimostrano le difficoltà all’Europeo nel superare formazioni modeste e l’eliminazione per mano di un Belgio in giornata di grazia, ma tutt’altro che irresistibili. Ed il flop nella manifestazione continentale fanno il paio con quanto accaduto in World League. Ultimo posto nel girone eliminatorio, peggior risultato della storia della Nazionale. Una figuraccia inappellabile ed ingiustificabile, riscattabile solo con la conquista di un posto sul podio nell’Europeo polacco. Un modo per dimostrare che l’Italia, se focalizza un obiettivo, può raggiungerlo e che le pessime prestazioni in WL erano solamente dettate da una preparazione mirata esclusivamente alla vittoria della massima competizione del Vecchio Continente. Purtroppo, il campo non ha confermato queste sensazioni ed ha bocciato una squadra ancora acerba ed immatura sotto vari punti di vista.

QUESTIONE DI TESTA

Assistendo ai match degli azzurri tra World League ed Europeo, si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad una formazione estremamente fragile mentalmente. Il reale potenziale si vede solamente a sprazzi, quando c’è la massima tranquillità ed il braccio va fluido. I problemi sorgono nel corso della partita. L’approccio alla gara spesso non è ottimale, come dimostrano i frequenti break incassati dall’Italia ad inizio set, con conseguente partenza ad inseguire. Altra difficoltà: la gestione del vantaggio. Com’è possibile dilapidare un vantaggio di 5 lunghezze con errori banali contro una formazione non eccelsa come la Repubblica Ceca? E perché, quando si subiscono due o tre punti consecutivi, si spegne totalmente la luce? Ieri, il secondo set è stato umiliante. Troppo brutta l’Italvolley nel suo gioco farraginoso, ma ancora peggiore è stata la mancata reazione. A Rio si percepiva un altro spirito anche durante le avversità. Anche in Brasile è capitato di perdere un set 25-9 nell’epica semifinale contro gli USA, ma in generale si vedeva una squadra determinata a restare in partita con le unghie e con i denti. Ieri, invece, quel parziale è stato il segnale dell’inizio della fine e l’Italia è stata una fiammella che lentamente è andata spegnendosi, senza opporre resistenza. Sono diversi anche gli sguardi. Alle Olimpiadi, gli azzurri erano in piena trance agonistica, sentivano fortemente il match e non volevano lasciarsi andare. Tutto il contrario di quanto visto ieri, con le facce degli azzurri che esprimevano difficoltà ed indubbio dispiacere per non riuscire ad esprimersi, ma anche un vivo senso di vuoto interiore. Non stupisce se poi un break subìto diventa un macigno anziché uno svantaggio recuperabile ed un match diviene da ribaltabile ad irrecuperabile.

ASSENZE PESANTI O GRUPPO POCO INCISIVO?

Inutile girarci intorno: le assenze di Osmany Juantorena ed Ivan Zaytsev sono state pesantissime, specialmente all’Europeo. Hanno privato gli azzurri di punti di riferimento importanti, specialmente nei momenti decisivi. Sono venuti a mancare i punti più delicati, quelle mani capaci di tirare la testa fuori dall’acqua. Non è stato semplice rimediare a questi vuoti, all’interno del gioco. Tuttavia, è altresì vero che il gruppo aveva al suo interno giocatori validi, vincenti, esperti. Insomma, gli ingredienti per disputare un buon Europeo c’erano tutti. Non è stato così ed ora siamo ad interrogarci sulle ragioni di un flop clamoroso. Probabilmente, il gruppo non è riuscito a rinforzarsi ulteriormente, compattandosi e facendo leva sulle proprie abilità. Non c’è stato quello scatto in avanti a livello mentale. Ed il test di maturità è clamorosamente fallito. Anziché migliorare lentamente, l’Italvolley è crollato lentamente. I successi non hanno evidenziato le problematiche, ma hanno annacquato le difficoltà comunque palesatesi a tratti. Fino al nostro crollo finale, alla nostra Caporetto belga. Consoliamoci così: gli azzurri vengono rimandati al prossimo esame. Un appello da non steccare perché si chiamerà Campionato del Mondo.

 

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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