No a Rio per l’atletica russa. La sentenza del Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna non lascia spazio a dubbi: “Gli atleti la cui federazione nazionale è sospesa non sono eleggibili per le competizioni sotto egida Iaaf“. Lo scorso 13 novembre la decisione dalla Federatletica Internazionale dopo la pubblicazione di un primo rapporto della Wada (Agenzia internazionale antidoping) che ha scoperchiato il vaso di Pandora sul doping di Stato in Russia. Nessuno sconto quindi per i 68 gli atleti che hanno tentato la carta del tribunale Svizzero. Le sole che potranno presentarsi in Brasile sono Yulia Stepanova, ottocentista, ex squalificata per doping e figura chiave che ha portato alla scoperta del castello di menzogne, corruzione e insabbiamento dei casi di positività di doping nell’atletica e Darya Klishina, lunghista, che dal 2013 si allena in Florida. Il Tas non ha tuttavia chiarito se le due gareggeranno per il loro Paese o come indipendenti.
Durissime e piene di rabbia le parole della zarina dell’atletica russa Yelena Isinbayeva, due volte oro olimpico nel salto con l’asta: “Grazie a tutti per il funerale dell’atletica. Questa è una decisione puramente politica. Nella decisione del tribunale arbitrale non c’è nulla di concreto”. La Isinbayeva ha rivolto poi un appello al presidente del Cio, il tedesco Thomas Bach, affinché tolga il bando. In caso contrario la minaccia del ritiro. Difficile immaginare una scelta più drastica e sofferta, ma questa volta non ci sarebbero ripensamenti come nel 2013, quando la zarina aveva annunciato di voler chiudere la carriera dopo i mondiali di Mosca, per poi spostare l’asticella un po’ più distante, dopo Rio 2016.
La patata bollente passa ora nelle mani del Comitato Olimpico, che dopo alcune dichiarazioni risolute – “non esiteremo ad adottare le misure più severe possibili nei confronti di quanti sono stati implicati nel doping di stato russo” aveva detto Bach – ha fatto un improvviso passo indietro decidendo di aspettare la sentenza del Tas. Adesso il Cio non potrà più rimandare e per domenica è attesa la parola definitiva su una possibile esclusione della Russia dai Giochi di Rio.
La Wada intanto continua a scavare nel fango del doping come dimostra il report di 97 pagine presentato pochi giorni fa a Toronto. “Il doping dello sport russo era coperto e favorito dallo Stato, e non solo per l’atletica leggera. Il laboratorio antidoping di Mosca ha coperto una serie di atleti russi risultati positivi al doping durante i Giochi olimpici invernali di Sochi nel 2014 e non solo. La manipolazione dei test ha riguardato almeno 312 casi: secondo la commissione Wada il sistema messo in piedi dal ministero dello Sport a partire dai Giochi invernali di Vancouver 2010, ha coinvolto tutti gli sport, con effetti anche a Londra 2012, ai mondiali di atletica di Mosca 2013 e a quelli di nuoto di Kazan 2015″ queste le conclusioni del rapporto di una Commissione indipendente. Non restano però a guardare le autorità sportive russe, il ministro dello Sport di Mosca, Vitali Mutko, ha dichiarato che sono pronti a presentare ricorso davanti al Comitato Etico della Iaaf contro il bando olimpico da Rio 2016.