Nel surreale silenzio dello stadio olimpico, sono risuonate forti e chiare le proteste di chi, appena fuori dal maestoso impianto di Tokyo, questi Giochi non li ha mai voluti.
Ed è così che il solenne momento della cerimonia inaugurale è diventata una nuova occasione per dire no alle Olimpiadi “del Covid” da parte di un gruppo di un centinaio di persone appostato all’esterno che si è fatto sentire a gran voce per tutta la serata.
Cori che si sono sentiti distintamente soprattutto dall’ultimo anello dello stadio. Episodi che hanno fatto da cornice all’evento principale, aperto da fuochi d’artificio, dall’inno nazionale giapponese e da un momento di raccoglimento in ricordo delle vittime della pandemia.
Dopo 40 minuti, è partita la sfilata degli atleti e alle 13,50 italiane è arrivato il tanto atteso momento dall’Italia intera, con il ciclista Elia Viviani e la tiratrice Jessica Rossi, entrambi già campioni olimpici nelle loro discipline, a guidare con il tricolore in mano una parte della delegazione azzurra più nutrita di sempre, con 384 atleti in tutto.
La squadra azzurra ha sfilato per diciottesima, subito dopo Israele e prima dell’Iraq. Ma non sono stati solo loro a rappresentare il Belpaese in questa occasione speciale. La superstar della pallavolo Paola Egonu ha portato insieme ad altri 5 atleti la bandiera olimpica del Cio, in rappresentanza di tutti i partecipanti alla kermesse nipponica, poco prima dell’accensione del braciere avvenuta grazie all’ultima “frazione” della campionessa del tennis Naomi Osaka.
Pochi, per ovvie ragioni, i presenti nell’impianto, in buona parte giornalisti. Dopo la lunga parata delle 206 nazioni, uno dei momenti che ha fatto più divertire il pubblico è stata la danza da parte di un artista che ha rappresentato i pittogrammi di tutti gli sport presenti ai Giochi.