40 medaglie, dieci ori e una serie di successi inattesi: Tokyo 2020 è stata un’Olimpiade da sogno per l’Italia, ma qualcosa poteva essere migliorato? Il nostro bilancio della rassegna a cinque cerchi.

OLIMPIADI TOKYO 2020: I NUMERI DI UNA RASSEGNA DA RECORD

Dall’oro di Vito Dell’Aquila (taekwondo) al bronzo delle farfalle della ginnastica ritmica, una sequela di emozioni tricolori. Per l’Italia, le Olimpiadi di Tokyo 2020 hanno rappresentato un autentico trionfo: 40 medaglie, record assoluto a demolire le 36 di Los Angeles 1932 e Roma 1960, ma non solo. Dieci medaglie d’oro, eguagliando Atene 2004. Cinque ori nell’atletica, dove siamo secondi nel medagliere della specialità alle spalle degli USA. Sette medaglie dal nuoto, la disciplina con più podi (ma senza ori), e 19 discipline a medaglia, un record assoluto per l’Italia sportiva: record su record, se contiamo anche le 16 Regioni sul podio (Puglia über alles) e i 16 giorni su 16 (record assoluto) con un azzurro (o più) sul podio. Per la prima volta nella sua storia, l’Italia domina i 100m con Marcell Jacobs e il suo 9″80: prima di Tokyo, non avevamo mai (neppure con Mennea) centrato una finale olimpica nella distanza principale e nella gara più attesa degli interi Giochi. A Tokyo, finale e vittoria. E oro nella 4x100m con lo strepitoso finale di Filippo Tortu. L’atletica ha sorpreso tutti: a lungo disciplina da cui non ci aspettava nulla, ha visto trionfare Jacobs e la 4x100m, Tamberi (alto), Palmisano e Stano (20km femminile e maschile). Cinque ori su dieci, l’esatta metà. Sono state le Olimpiadi di Lamont Marcell Jacobs e Gimbo Tamberi, ma anche quelle dei ragazzi dell’inseguimento su pista: Consonni, Ganna, Lamon e Milan hanno letteralmente demolito il record del mondo per vincere un oro che mancava da Roma 1960. E poi, l’oro di Vito Dell’Aquila (taekwondo) e Luigi Busà (karate), lo storico oro di Tita-Banti nel Nacra17 (prima medaglia “mista”), il doppio pesi leggeri d’oro di Rodini e Cesarini.

Dieci ori che si sono presi la scena in una rassegna che verrà ricordata in ogni sua singola medaglia. L’argento di Vanessa Ferrari nel corpo libero, quello di Mauro Nespoli nel tiro con l’arco, la resurrezione dalla mononucleosi di Gregorio Paltrinieri (argento negli 800sl e bronzo nella 10km) e dall’influenza intestinate di Simona Quadarella (bronzo, 800sl). Le imprese nel sollevamento pesi e le conferme di Daniele Garozzo (argento, fioretto) e Diana Bacosi (argento, skeet). La gioventù che avanza nel nuoto con gli strepitosi Ceccon, Martinenghi, Burdisso e Miressi, due medaglie a testa per ciascuno, l’argento nella 4x100sl maschile, la conferma di Elia Viviani (bronzo nell’omnium) ed Elisa Longo Borghini (bronzo nella prova in linea). E le medaglie inattese o sognate: l’argento dell’amico Manfredi Rizza nel K1 200, il bronzo di Lucilla Boari nell’arco femminile, l’argento di Luigi Samele (sciabola), i bronzi di Irma Testa (boxe) e Viviana Bottaro (kata) e tanto tanto altro. Quaranta medaglie storiche che, avendo seguito più o meno ogni gara, ricorderemo tutte allo stesso modo. E un’Olimpiade da incorniciare, per un’Italia che è andata bene pressochè ovunque.

OLIMPIADI TOKYO 2020: LE NOTE DOLENTI

Festeggiamo le storiche 40 medaglie di Tokyo 2020, ma poi riflettiamo e pensiamo che sarebbero potute essere una decina in più. Da un lato subentra l’ingordigia, dall’altro la consapevolezza che non tutto ha funzionato, nella rassegna a cinque cerchi azzurra. Le Olimpiadi, o almeno quelle italiane, funzionano così: arrivano successi inattesi, ma anche flop assolutamente impronosticabili. Il più fragoroso è arrivato, senza dubbio, dal tiro a volo: un settore che solitamente trascinava a livello di ori e medaglie, e che si è limitato al solo podio (argento) di Diana Bacosi nello skeet. Chiara Cainero (skeet), Mauro De Filippis e Jessica Rossi (trap) out dalle finali, il trap misto da cui ci si attendeva l’oro che si è suicidato in qualificazione: da Jessica ci si attendeva moltissimo, e invece è stata proprio lei a far “affondare” i sogni di medaglia nell’individuale e nella prova mista. Per non parlare del tiro a segno, completamente “azzerato” dopo l’addio di Campriani. Delusione parziale, bruciante se si parla di fioretto femminile, anche la scherma: Errigo non è stata certamente all’altezza delle attese, e il quarto posto di Alice Volpi semplicemente non basta. Se a questo aggiungiamo un bronzo che poteva essere d’oro nella prova a squadre, il flop assoluto della squadra maschile della stessa disciplina (salviamo solo Garozzo) e le tante medaglie mancate nella storica “prima” con l’intero programma della scherma alle Olimpiadi, arriviamo già a qualcosa in meno rispetto alle attese.

E non hanno convinto neppure le squadre, coi soli basket (out ai quarti con la Francia, poi argento) e beach volley maschile (Lupo-Nicolai out coi migliori al mondo) che si salvano: il volley maschile è stato un flop annunciato, coi big a deludere e il solo Michieletto a dare speranza, quello femminile ha illuso e poi deluso, uscendo contro la Serbia incontrata solo per il proprio tracollo nel girone. Il 7° posto della pallanuoto è la ciliegina sulla torta di un’Olimpiade da dimenticare per le nostre squadre, e da dimenticare anche per qualche episodio sfortunato: la mononucleosi ha impedito a Gregorio Paltrinieri di centrare uno storico tris d’oro alla portata (800sl, 1500sl, 10km) e una brutta influenza intestinale ha sottratto a Simona Quadarella la doppia medaglia tra 800 e 1500sl. Un percorso inadatto ai cronoman puri o purissimi, invece, ha tolto Filippo Ganna (5°) dal podio della cronometro maschile. E una combinazione di sfortunati eventi ed interpretazioni errate ci ha privato della medaglia (d’oro?) di Giovanni De Gennaro nella canoa slalom (out in semi). Chissà a quali Olimpiadi, pressochè irraggiungibili (50 medaglie?), avremmo assistito se tutto avesse girato nel verso giusto come accade sempre ad USA e Gran Bretagna. Ma uno dei punti di forza dell’Italia è che non si piange addosso, almeno a livello sportivo. E allora godiamoci le nostre storiche 40 medaglie, nella speranza di poter demolire questo record a Parigi 2024.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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