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La cerimonia di apertura dei primi giochi Paraolimpici del Sud America si è celebrata al Maracanà nel giorno della festa di indipendenza del Brasile dal Portogallo, in uno stadio gremito di 80.000 persone, simile a una navicella aerospaziale. Il countdown termina e un atleta in carrozzina apre le danze scendendo da una lunga rampa, gettandosi in un cerchio infuocato e compiendo un’acrobazia spettacolare, a dimostrazione che nella vita, se si vuole, si può fare davvero di tutto. Non c’è ostacolo che tenga. Subito dopo, un musicista intrattiene la platea con un po’ di samba, giusto per ricordare loro che si trovano in terra brasiliana. Lo stadio che ha segnato la storia sportiva di questo paese è uno spettacolo di colori, energia ed allegria. La diversità è un valore da difendere.

Ma non è Brasile senza la spiaggia di Copacabana. E allora ecco che il Maracanà si riempie di persone che animano il rinomato litorale carioca: surfisti, giocatori di beach tennis e venditori. Grande emozione per la bandiera del Brasile portata dalla figlia di Micolis e l’esecuzione da parte del  maestro Joao Carlos Martins dell’inno nazionale al pianoforte.  Poco più tardi è finalmente arrivato il momento della passerella dei vari paesi: ogni nazione porta con sé una tessera dl puzzle che andrà a completarsi formando un mosaico ben definito. In fila anche la nazionale degli apolidi, ovvero quella dei rifugiati, accolti in questa paralimpiade brasiliana. Più tardi è il turno dell’Italia, con Martina Caironi portabandiera di una nazionale che promette medaglie. Grande ovazione per l’ingresso dei padroni di casa, settimi nel medagliere olimpico di Londra, che chiudono la sfilata accompagnati da un sottofondo di samba. L’ultima tessera che completa il puzzle, portata a due mani da Munis, va a formare un cuore: le luci, poi, fanno il resto, illuminando tutto il Maracanà.

La terza e ultima parte della cerimonia si apre con le parole di Nuzman, presidente del comitato organizzatore, che ha speso parole di uguaglianza sociale e di difesa delle diversità: “Oggi siamo tutti carioca e insieme celebriamo la sfida di costruire un mondo nuovo. Siamo il paese delle imprese impossibili e abbiamo la missioni di portare l’uguaglianza tra le persone”.  Pioggia di fischi al momento dei ringraziamenti al governo federale: una menzione poco gradita dal pubblico presente sugli spalti, nonostante il tentativo di una parte della platea di coprire i fischi con un timido scroscio di applausi. L’operazione riesce, ma il momento di imbarazzo rimane sullo sfondo. Poi Nuzmam ha lasciato la parola al presidente del comitato internazionale paraolimpico, Craven: “In questi giorni vedrete il vero senso dello sport e delle abilità. Non importa quale sia lo stato sociale, la razza, la religione o l’orientamento sessuale: siamo tutti parte dello stesso mondo”.

Il momento di imbarazzo scaturito dopo le parole di ringraziamento di Nuzman al governo federale rischia di trasformarsi in qualcosa di più devastante dopo l’ingresso del presidente del Brasile, Michel Temer che, una volta compreso di non essere gradito al pubblico, sbriga la pratica con una breve apparizione dopodiché è di nuovo spettacolo, con luci guida e una pista tattile, e giochi ottici in bianco e nero a ricreare l’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, che si trasforma e si evolve. Ma la cerimonia è proseguita con la rappresentazione di tutte le discipline attraverso dei pittogrammi. Poi è la volta  dell’innalzamento della bandiera paralimpica sotto le note dell’inno dei Giochi Paraolimpici , coi giuramenti dei rappresentanti degli atleti, dei giudici e degli allenatori e, a seguire, la danza di una splendida ballerina paralimpica, in scena con un robot, a rappresentare l’unione tra persone e tecnologia e al contempo l’eliminazione di ogni barriera.

Infine, come da tradizione, la cerimonia si chiude con il momento più bello: l’accensione della fiaccola olimpica. Nel gruppo dei tefodori c’è Marcia Malsar, che regala inaspettatamente un momento commovente: aiutata a rialzarsi dopo una caduta, l’atleta brasiliana ha concluso la sua staffetta senza l’aiuto di nessuno, in totale sintonia con lo spirito di questa manifestazione. Sotto la pioggia, Clodoaldo Silva porta sulla sua sedia a rotelle la torcia fino alla fine, superando la barriera architettonica che si trasforma per l’occasione in una pedana accessibile anche agli atleti disabili. Il sacro fuoco di Olimpia è stato accesso, le paralimpiadi hanno finalmente inizio, e Azzurri di Gloria è pronta a raccontarvele, con la stessa attenzione riservata alle Olimpiadi, perché non esistono atleti di serie A e di serie B. La differenza, infondo, è solo negli occhi di chi la guarda.

 

 

Marco De Silvo
Classe 1991, malato di boxe e calcio, segue con interesse anche altri sport. Oltre a scrivere per Azzurri di Gloria, collabora con Boxe-Mania e Bandiera a Scacchi.

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