Atletica leggera paralimpica e nuoto paralimpico: Alvise De Vidi, campione unico capace di vincere 15 medaglie ai Giochi. Ecco la sua storia.

Alvise De Vidi con l’oro nella maratona di Atene 2004

ALVISE DE VIDI, DA UNA TRAGEDIA LA RINASCITA SPORTIVA

30 aprile 1966. A San Biagio di Callalta, Treviso, nasce Alvise De Vidi.

La prima parte della sua vita scorre tranquilla, poi, un giorno d’estate, va a divertirsi con gli amici. Si tuffa, una semplice azione che ha fatto già centinaia di volte, ma che questa volta gli cambia la vita: non conosce il posto, il fondale è basso, l’impatto è violento, inaspettato, e gli provoca la frattura delle vertebre del collo con paralisi immediata.

A 17 anni la vita gli volta le spalle, il suo destino sembra segnato: la lesione è molto alta, perciò molto grave, e la diagnosi sembra non lasciare scampo, tetraplegia. Le previsioni vertono verso una vita immobile. Ma la forza giovanile, la voglia di fare, il desiderio di vivere un’esistenza degna di questo nome, dignitosa, allegra, piena, portano Alvise De Vidi a non scoraggiarsi e a decidere di combattere e di non arrendersi al destino.

Alvise De Vidi non è particolarmente interessato al mondo dello sport, non lo conosce. Dopo questo incidente però cambia tutto: in un centro di riabilitazione, Alvise conosce un ragazzo nazionale di tennistavolo che gli chiede perché un giovane come lui non facesse attività sportiva.

Quando Alvise De Vidi torna a casa, si informa e dopo poco inizia ad andare in piscina: siamo nel 1986, pratica il nuoto facendo i primi allenamenti e le prime gare. Poi scopre il suo grande amore, l’atletica leggera: il campo è adiacente alla piscina di Cittadella che frequenta e da lì Alvise nota dei ragazzini che arrivano con strane carrozzine…

Incuriosito, Alvise De Vidi si avvicina e chiede ai ragazzi come si allenano: “tre chilometri di riscaldamento e poi partiamo”. Un’impresa che gli sembra impossibile: tre chilometri sono già una maratona per lui. Ma Alvise De Vidi non demorde, si fa prestare una carrozzina usata, non adatta alle sue caratteristiche, ma scopre che l’atletica paralimpica gli piace tantissimo perché può interagire con i compagni di allenamento, socializzare, stare all’aria aperta, mentre in piscina si sente solo, al chiuso. La fatica è tanta, ma l’ambiente è diverso e stimolante.

ALVISE DE VIDI E LE IMPRESE SPORTIVE: FIOCCANO LE MEDAGLIE

Alvise De Vidi partecipa a 7 edizioni delle Paralimpiadi, vincendo 15 medaglie.

Nel primo periodo pratica entrambe le attività: nuoto e atletica. Ed è proprio nel nuoto che ottiene la prima grande soddisfazione: vince l’oro alle Paralimpiadi di Seul 1988 nei 25m farfalla e il bronzo nella staffetta 4x100m.

Dal 1990 decide di concentrarsi esclusivamente sull’atletica paralimpica, specializzandosi nei 100m, 200m, 400m, 800m, 1500m e nella maratona, la grande distanza che gli dà le gioie più grandi, categoria T51.

Due anni dopo è già in Nazionale: alle Paralimpiadi di Barcellona 1992 vince la medaglia di bronzo negli 800m; agli Europei di Helsinki 1994 è 3° nei 200m.

I risultati importanti continuano ad arrivare, trasformando Alvise De Vidi nella punta di diamante dell’atletica paralimpica italiana: alle Paralimpiadi di Atlanta 1996 conquista due ori nei 400m e negli 800m e un argento nei 1500m; ai Mondiali di Birmingham 1998 si mette al collo tre argenti in maratona, 400m e 800m e un bronzo nei 200m.

Nel 1996 riceve il Collare d’oro al merito sportivo.

Il capolavoro arriva con Sydney 2000: Alvise De Vidi è al massimo della forma e conquista il suo bottino più alto alle Paralimpiadi. Per la prima volta conquista l’oro nella maratona, poi negli 800m e nei 1500m; l’argento nei 400m e il bronzo nei 200m.

Grazie a questi straordinari risultati, il 27 dicembre 2000 diventa Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana e nel 2001 il Coni lo premia come uno dei 12 migliori atleti italiani del Novecento.

Una carriera che prosegue a vele spiegate: nel 2002 Alvise De Vidi ai Mondiali di Lilla vince due ori in maratona e 800m, un argento nei 1500m e un bronzo nei 400m. Agli Europei di Assen 2003 raccoglie l’oro nei 1500m, l’argento nei 400m e il bronzo negli 800m.

Altre medaglie paralimpiche arrivano da Atene 2004: bissa l’oro nella maratona e conquista il bronzo nei 200m.

Alvise De Vidi in gara

ALVISE DE VIDI, UNA VITA DEDICATA ALLO SPORT

Ormai Alvise De Vidi è un personaggio pubblico, un monumento dello sport italiano: alla cerimonia di apertura dei IX Giochi Paralimpici Invernali di Torino 2006 porta il tricolore all’interno dello stadio, per poi consegnarla agli alzabandiera.

Ma la sua carriera sul campo non è ancora finita: alle Paralimpiadi di Londra 2012 conquista la medaglia d’argento nei 100m; ai Mondiali di Lione 2013 porta a casa due bronzi nei 100m e nei 200m; e agli Europei di Swansea 2014 sale sul terzo gradino del podio nei 400m.

Neanche l’età sembra fermare Alvise De Vidi: nel 2016, a 50 anni, agli Europei di Grosseto vince l’argento nei 400m e nei 100m si ferma a un passo dal podio, al 4° posto.

Lo sport lo accompagna sempre: Alvise De Vidi è anche capitano della Nazionale italiana di rugby in carrozzina e gli è stato intitolato il palasport di Olmi, la frazione di San Biagio di Callalta dove continua a vivere.

Con la sua lesione, Alvise De Vidi è un esempio di tenacia, coraggio, positività e forza: senza lo sport sarebbe stato molto meno indipendente, la sua vita sarebbe stata meno piena e felice. Con la sua vivacità, il suo talento e la sua determinazione è entrato di diritto tra i grandi dello sport italiano. La spinta e il benessere che porta l’attività motoria hanno aiutato Alvise De Vidi a vivere un’esistenza indimenticabile, a gareggiare e a conquistare preziose medaglie che sono soprattutto bei ricordi, belle esperienze, sensazioni che arricchiscono, nel bene e nel male, nelle vittorie e nelle sconfitte. Grazie al sacrificio, all’allenamento, alla condivisione Alvise De Vidi continua la sua carriera sportiva e si conferma un esempio da seguire per tantissimi giovani e sportivi.

Alvise De Vidi
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Giornalista, onnivora di cultura a 360º. Lavoro nel campo dei media, in particolare nel mondo dell'informazione e social. Lo sport è una delle mie tante passioni, coltivata sul campo, sui libri e sullo schermo.

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