Sfrecciare in un budello di ghiaccio sopra ad uno slittino. Iniziare per caso e diventare un campione. Questa è la storia di Maurizio Oioli, asso dello skeleton italiano.
MAURIZIO OIOLI E LA SCOPERTA DELLO SKELETON
Alto 185 cm per 81 kg, un giorno del 2002 questo ragazzone di Domodossola, nato il 9 luglio 1981, dedito all’atletica leggera e al tennis, partecipa in Piemonte alle selezioni per avviare giovani atleti agli sport invernali in vista dei XX Giochi olimpici di Torino 2006.
È così che Maurizio Oioli si avvicina allo skeleton. I test atletici su forza e velocità, indispensabili per l’azione di spinta, lo fanno risultare tra i migliori.
La crescita è rapidissima, aiutata da una notevole predisposizione naturale.
Dopo appena due anni Oioli esordisce in Coppa del Mondo, a Lillehammer il 25 gennaio 2004, concludendo al 37° posto. Nella stessa stagione coglie un brillante 6° posto ai Campionati mondiali junior a Winterberg e si laurea campione italiano.
La sua progressione di risultati è inarrestabile.
Nella stagione 2005/2006 prende parte a quattro gare di Coppa del Mondo, fino alla momento tanto atteso: a soli quattro anni dall’inizio del suo percorso sportivo nello skeleton, realizza il sogno a cinque cerchi, proprio nel suo Piemonte, a Torino.
L’AVVENTURA OLIMPICA DI MAURIZIO OIOLI A TORINO 2006
L’esordio olimpico di Maurizio Oioli, unico rappresentante italiano nella gara di skeleton maschile alle XX Olimpiadi invernali di Torino 2006, lo vede sfiorare la top ten, chiudendo al 12° posto.
Un momento indimenticabile: gareggiare in casa su una pista che conosce bene, di fronte a parenti, amici e tifosi italiani, nel contesto sportivo più importante che un atleta possa sognare, è una sensazione che Oioli porterà sempre dentro di sé.
Nelle stagioni successive, Maurizio Oioli si divide tra circuiti di Coppa del Mondo e Coppa Intercontinentale e conquista il poker di vittorie nazionali, laureandosi nel quadriennio 2009/2012 sempre campione italiano. Risultato storico, che va a sommarsi alla sua vittoria nel 2004, facendogli collezionare cinque titoli azzurri.
L’INFORTUNIO E L’ADDIO ALLE OLIMPIADI DI VANCOUVER 2010
La carriera di Oioli nei budelli di mezzo mondo subisce una battuta di arresto.
La stagione 2009/2010 viene condizionata da un grave infortunio al bicipite femorale sinistro, che compromette la sua condizione e, di conseguenza, la qualificazione ai XXI Giochi olimpici invernali di Vancouver 2010.
L’anno seguente si riprende al meglio, ottenendo buoni risultati nelle competizioni internazionali, tra cui il 24° posto ai Mondiali di Königssee nel 2011 e il 19° ai Mondiali di Lake Placid nel 2012.
Nella stagione 2012/2013 Maurizio Oioli gareggia stabilmente in Coppa del Mondo, progredendo ulteriormente nelle classifiche e ottenendo il suo miglior risultato in carriera nella competizione: il 9° posto sul circuito statunitense di Lake Placid.
A causa di un nuovo infortunio al bicipite femorale, questa volta della gamba destra, è costretto a rinunciare ai Mondiali di St. Moritz del 2013.
GLI ULTIMI ANNI DI CARRIERA E LA SECONDA PARTECIPAZIONE OLIMPICA
Maurizio Oioli non si fa fermare e torna in forma per i suoi ultimi anni da atleta dello skeleton.
Nella stagione 2013/2014, iniziata con il piede sbagliato, la “zampata” del campione arriva in Coppa Intercontinentale dove vince la tappa a Whistler Mountain, il primo successo di un italiano in una gara di un circuito internazionale ufficiale, dopo quella di Nino Bibbia alle Olimpiadi di St. Moritz del 1948 (la prima medaglia d’oro dello skeleton nella storia delle Olimpiadi invernali).
Grazie al 12° posto nella gara finale di Coppa del Mondo a Königssee e all’8° posto ai Campionati europei assoluti, si qualifica ai XXII Giochi olimpici invernali di Sochi 2014, unico rappresentante italiano nella disciplina.
Nel budello olimpico russo, Maurizio Oioli è autore di una gara regolare, costellata da qualche errore che lo proietta al 18° posto finale.
Dopo la sua seconda esperienza olimpica, lo skeletonista decide di appendere lo slittino al chiodo, diventando allenatore della Nazionale azzurra squadra B e del FuturFisi, mettendo a disposizione la sua esperienza e il suo talento per formare i campioni di oggi e di domani.
Magari ragazzi come lui, che mai avrebbero pensato di salire su uno slittino e lanciarsi a tutta velocità in un circuito di ghiaccio per conquistare titoli e coronare il sogno olimpico.
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