Tanti auguri ad Adriano Panatta, uno dei più grandi interpreti del tennis italiano, capace di conquistare tra i tanti trofei anche il Roland Garros e la Coppa Davis.

CAMPIONE IN UNA GENERAZIONE DI FENOMENI

C’è un tempo per ogni cosa. Ci sono anni magici in cui i sogni più reconditi prendono vita e tutto riesce facilmente. Da qualche parte era scritto che il 1976 sarebbe stata la stagione d’oro di Adriano Panatta, talento cristallino del tennis italiano. Dodici mesi densi di imprese incredibili. Tuttavia, per avere un ottimo raccolto è necessario seminare bene ed il ’76 è stato solamente il momento in cui gli sforzi, l’abnegazione ed il lavoro caparbio hanno dato i loro frutti. Romano doc, classe 1950, ha avuto il merito di emergere in un contesto tennistico tutt’altro che semplice. Provate ad immaginare di lottare contro gente del calibro di Jimmy Connors, Bjorn Borg, Guillermo Vilas ed Ilie Nastase. Non semplici talenti, ma autentici fuoriclasse. Eppure Panatta ce l’ha fatta, è riuscito a ritagliarsi un proprio momento di gloria in mezzo a questi titani, in un’annata clamorosa.

LA DOPPIETTA ROMA-PARIGI

Adriano è sempre stato fortemente legato alla terra rossa. È stata la superficie in cui si è sempre esaltato. Sarà per il suo stile, estremamente efficace e duttile, unito ad una grande resistenza. Sarà per una predisposizione quasi naturale. Fatto sta che su quel terreno nel ’76 Panatta riscrive la storia del tennis italiano ed internazionale. C’è bisogno che scatti una molla, serve un quid per dare il via alla favola. L’occasione si presenta agli Internazionali di Roma. Adriano gioca in casa e fatica nei primi incontri. Forse a causa dell’atmosfera casalinga, forse per la pressione. Deve annullare ben 11 match point primo turno contro l’australiano Warwick. Quando sembra tutto finito, Panatta si esalta, cambia marcia ed ingrana. Ha un passo diverso, così spedito da superare le difficoltà iniziali ed approdare in finale contro Vilas, uno dei più grandi terraioli della storia tennistica. Risultato finale: 2–6, 7–6, 6–2, 7–6. A favore del quotato argentino? Assolutamente no. Il sudamericano viene sfibrato dal gioco offensivo dell’italiano, semplicemente perfetto in ogni sua scelta. Colpo di scena, cadono anche gli dei al cospetto del piccolo grande azzurro. E quando le divinità cadono, il rumore è fragoroso. Assordante se cade anche sua Maestà Bjorn Borg, fenomeno indiscusso degli Anni ’70. Crolla nei quarti di finale del Roland Garros ’76 con il punteggio di 6–3, 6–3, 2–6, 7–6. Autore del deicidio? Sempre lo stesso profano che fece capitolare il biondo svedese tre anni prima sul suolo parigino: Adriano Panatta, l’unico uomo ad aver battuto per due volte il campionissimo scandinavo nello Slam su terra. Di fronte alla portata di un’impresa simile, la finalissima conquistata in Francia passa quasi in secondo piano. L’avversario non è affatto semplice da affrontare: lo statunitense Harold Solomon è un altro outsider estremamente duttile e versatile. Eppure, Panatta non sbaglia un colpo. Raccoglie i frutti di un duro lavoro. Schianta l’americano nel primo set, si impone nel secondo, ma cede il terzo parziale. Un crollo inatteso? No, solo un incidente di percorso. Arriva il tie break della quarta partita a mettere la parola fine al match, concluso con un 6–1, 6–4, 4–6, 7–6. Panatta è il nuovo Re parigino.

LA COPPA DAVIS IN CASA PINOCHET

Eppure non basta il Roland Garros e la quarta posizione nel ranking. C’è anche un altro appuntamento con la storia: la Coppa Davis da conquistare in Cile, al cospetto del dittatore Pinochet. L’Unione Sovietica ha disertato la semifinale in segno di protesta contro il regime. La selezione azzurra, composta dal capitano Nicola Pietrangeli, da Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli, si trova a dover fare i conti con un dilemma non indifferente: partecipare o rinunciare in segno di sdegno? Prevale la voglia di giocare. Adriano vince entrambi gli incontri a cui partecipa e si impone nel doppio con Bertolucci. La storia è riscritta: l’Italia ha vinto la sua prima e finora unica Coppa Davis. Un traguardo straordinario che vale la pena celebrare oggi, nel giorno del sessantasettesimo compleanno.

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Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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