Quando nel lontano 1892 Giuseppe Nadi fondò a Livorno il Circolo Scherma Lides, lo sport italiano non poteva nemmeno lontanamente immaginare di aver trovato l’Eldorado nella scherma. Dopo il 1920, quando il figlio di Giuseppe, Nedo Nadi, vinse alle Olimpiadi di Anversa ben 5 medaglie d’oro (fioretto individuale e a squadre, sciabola individuale e a squadre, spada a squadre) e decise di trasferirsi in Argentina, nessuno poteva immaginare che un bambino livornese, di appena 10 anni, potesse raccogliere l’eredità di quello che è considerato il più grande schermidore di tutti i tempi insieme a Edoardo Mangiarotti e portare la scherma italiana a livelli di eccellenza assoluti.
Quel bambino, tale Aldo Montano, si dimostra subito molto promettente e abile nella sciabola, forse anche di più del recordman di medaglie di Anversa: certe persone lo sport ce l’hanno nel sangue, ma se ci fosse stata la possibilità, un esame del DNA avrebbe sicuramente scoperto in lui il gene della sciabola, una di quelle predisposizioni che si trasmettono di padre in figlio e di figlio in nipote…
A cavallo tra le due guerre mondiali, Aldo Montano riesce a partecipare a due edizioni delle Olimpiadi, nel 1936 a Berlino e nel 1948 a Londra, la prima del secondo dopoguerra: è uno degli elementi di spicco della scherma italiana, ma in entrambi i casi non riuscirà a portare a casa il metallo più pregiato, dovendosi accontentare di due argenti nelle prove individuali. Di ori, quelli lucenti e pregiati, ne farà incetta sia nei Mondiali (Piestany 1938, Lisbona 1947 e Montecarlo 1950) che nella vita: pochi mesi prima dell’argento a Londra, infatti, nacque suo figlio, Mario Aldo, una delle gioie più grandi della sua vita.
Sono leggenda le storie delle rincorse di Aldo dietro al figlioletto lungo le strade di Livorno, forse perché Mario Aldo non aveva tanta voglia di allenarsi. Mario Aldo è, forse, l’antesignano degli schermidori di oggi: in un mondo che fino ad allora conosceva solo compostezza ed eleganza, Mario Aldo è uno dei primi a sfogare le proprie emozioni al termine di ogni affondo, lasciandosi andare a urla liberatorie. Sempre un passo avanti i Montano: gente allegra, scherzosa, livornese verace.
La carriera di Mario Aldo è caratterizzata dalla classica rivalità interna al proprio movimento, esattamente come in un film: da una parte lui, estroverso e simpatico, dall’altra il più posato e sobrio Michele Maffei. Di questa rivalità ne beneficia, però, tutto il movimento italiano: alle Olimpiadi di Monaco del 1972, infatti, il team azzurro composto da Mario Aldo Montano, Michele Maffei, Mario Tullio Montano (cugino di Mario Aldo), Rolando Rigoli e Cesare Salvadori conquistano un prestigiosissimo oro battendo nella finalissima la temuta URSS. La squadra di sciabola si ripeterà ad alti livelli nelle due Olimpiadi successive, a Montréal e a Mosca, non andando però, in entrambi i casi, oltre l’argento.
A metà strada tra Montréal e Mosca, nel frattempo, la dinastia dei Montano acquisisce un nuovo membro, quello che riuscirà a completare l’opera iniziata dal nonno e continuata dal padre: Aldo Montano, l’emblema dello schermidore moderno, racchiude in sé la solidità e il talento del nonno unite all’estrosità e alla classe del padre. Si potrebbe quasi definire il modello perfetto di schermidore, tanto che a soli 19 anni fa en-plein d’oro ai mondiali giovanili.
Nel 2004, cade il primo tabù di famiglia: Aldo Montano conquista Atene e fa suo l’oro olimpico nella sciabola individuale, a cui si aggiunge l’argento in quella a squadre.
Aldo è un talento assoluto, diventa ben presto un personaggio ambito in tv ma, nonostante tutto, non dimentica mai il suo primo amore, la sciabola. Al suo palmares riuscirà ad aggiungere altre due medaglie, di bronzo, nella prova a squadre di Pechino e Londra, dimostrando sempre di essere un irriducibile e instancabile lottatore.
Ma c’è un ultimo tassello per completare l’opera della dinastia Montano e chiudere il cerchio di questa bellissima storia: nessun Montano è riuscito, prima di gennaio 2016, a far suo il Trofeo Luxardo, importantissima tappa di Coppa del Mondo in Italia. Aldo si presenta a questa prova con la qualificazione olimpica praticamente in tasca, ma gli acciacchi lo tartassano: spalla, crampi, noie muscolari. Lo squalo, però, annusa la chance della vita: uno dopo l’altro sbrana tutti gli avversari, fino a fare un sol boccone di Aaron Szilagyi, campione olimpico in carica. Anche il Luxardo è finalmente in casa Montano, per la gioia del piccolo grande Aldo, ultimo esponente di una grande dinastia. Finora.