Rugby: le Zebre sono ancora vive. La franchigia parmigiana è ora regolarmente iscritta al Guinness Pro14. Non tutto però è stato così semplice…
RUGBY, LE ZEBRE SONO SALVE DOPO UN’ESTATE DI FUOCO
Le Zebre sono salve. Il rugby italiano può quindi ancora contare sulla franchigia parmense istituita nel 2012. Una squadra, che in teoria avrebbe dovuto rappresentare l’élite del movimento italiano in terra straniera ma che di fatto, dalla sua fondazione, è sempre arrivata ultima nel campionato Pro12, con l’eccezione del penultimo posto registrato nel 2015-2016.
Il Pro12 è una lega formata dalle migliori squadre inglesi, scozzesi, gallesi, irlandesi e, appunto, italiane. Un campionato di alto livello nel quale le nostre formazioni hanno il ruolo di comparse. Oltre alle Zebre, vi partecipa anche la Benetton Treviso, che come miglior piazzamento può vantare un settimo posto ottenuto nella stagione 2012-2013.
DAL PRO12 AL PRO14: ARRIVANO LE SUDAFRICANE!
Il Pro12 diventa Pro14: ora è ufficiale. Il campionato allarga le iscrizioni anche a Cheetahs e Southern Kings, prestigiose formazioni sudafricane che andranno ad alzare ancor di più livello della lega.
Un campionato che sarà inizialmente diviso in due conference, con le due rappresentati del nostro paese divise.
Questo il commento di Alfredo Gavazzi, presidente della Federazione Italiana Rugby: “L’arrivo delle squadre sudafricane nel torneo apre nuovi, interessanti scenari per il Guinness PRO14 sportivo e commerciale, rendendo ancor più appetibile un torneo già di grande caratura e che ha per FIR un ruolo strategico nello sviluppo del nostro rugby di alto livello”.
Ma sarà davvero un arricchimento per il nostro rugby?
QUALE FUTURO (E PRESENTE) PER LE ZEBRE?
Facciamo un passo indietro e torniamo a parlare della vicenda Zebre.
La “super franchigia” nazionale ha vissuto un estate di fuoco, tra rischio fallimento e mancata iscrizione al Pro14. Due sciagure fortunatamente scongiurate, ma che non cancellano del tutto i problemi.
Andiamo con ordine: a giugno, la società parmigiana non aveva ancora rinnovato i contratti, e le conseguenti assicurazioni, di giocatori e staff tecnico. Una situazione che ha portato a grossi equivoci, come il caso Edoardo Padovani il quale, non ritenendo più valido l’accordo con le Zebre, aveva firmato un contratto con i francesi del Tolone ma che ora sta vivendo una situazione di stallo, con la FIR che si oppone al suo debutto oltre confine prima che la situazione venga del tutto risolta.
Alla base della situazione di totale incertezza, che ha portato anche i tesserati a effettuare sessioni di allenamento “fai da te”, c’è un cambio al vertice della società. Ma non un cambio di vertice come tutti gli altri.
Il 24 luglio è infatti stata costituita la nuova società Zebre Rugby Club, mentre le “vecchie” Zebre esistono ancora ma hanno rinunciato all’iscrizione al campionato. Quindi, in sostanza, non è stato un semplice passaggio di proprietà, ma una vera e propria fondazione di una nuova squadra, attraverso procedure complesse e insolite.
Di conseguenza, tutti i contratti dei tesserati delle vecchie Zebre devono ora essere riscritti da capo e la questione Padovani rientra proprio in questo: lui era tesserato per la vecchia società, ma Gavazzi pretende che lui rispetti il vecchio contratto affiliandosi a quella nuova. Quali i possibili scenari? Molto probabilmente l’estremo della nazionale azzurra prima o poi avrà il via libera per giocare nel campionato francese, sancendo così una figuraccia da parte della nostra Federazione.
La speranza è che gli strascichi di questa vicenda, comunque vada a finire, non arrivino fino alla nazionale, creando malumori o, peggio, decisioni politiche che portino a mancate convocazioni.
Un altro capitolo oscuro del rugby italiano che in questo 2017 si conferma sempre di più nel suo anno zero, come raccontato in precedenza in una nostra precedente inchiesta.
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