Maurizio Damilano non ha bisogno di presentazioni, tra gli anni Ottanta e i primi anni Novanta è stato uno dei più forti marciatori del mondo.
Vincere una medaglia ai Giochi non è impresa da poco, figuriamoci portarne a casa tre in altrettante edizioni. A queste si deve aggiungere pure un altro alloro sfiorato alla quarta Olimpiade della carriera. Non è facile. Se poi la specialità nella quale questo risultato è stato ottenuto è logorante come la marcia, beh ecco che al sostantivo “impresa” va aggiunto l’aggettivo “titanica”.
I fondisti sono strani o almeno così pensano i velocisti. Chi corre le brevi distanze, infatti, vive gli allenamenti in maniera totalmente diversa dai colleghi che superano i 10 chilometri: tutte strette, scarpe chiodate, scatti. Questa, in tre parole, la giornata del velocista classico. I podisti, invece, hanno tutta un’altra routine. Arrivano, si infilano quelle canottiere sempre un po’ troppo larghe per coprire le loro esili figure, si infilano delle banali scarpe da corsa e, il più delle volte, salutano tutti e lasciano il campo, sparendo tra i marciapiedi e le ciclabili che costeggiano le vie intorno allo stadio che ospita gli allenamenti della loro squadra. E iniziano a macinare chilometri, molti chilometri.
Maurizio Damilano, la marcia è un affare di famiglia
Come detto, i podisti hanno una routine tutta loro. E, diciamolo, vengono considerati un po’ strani da tutti quanti, non solo dai velocisti: fare tutti quei chilometri, sfidando ogni condizione meteorologica non è cosa da tutti. I marciatori poi, con quella corsa così particolare (e faticosa) attirano davvero l’attenzione di tutti.
Insomma, la decisione di partecipare a gare così logoranti non può che arrivare da dentro, dall’istinto. O forse sarebbe meglio dire che è un passaggio che si trova chiaramente scritto nel DNA. E il DNA di Maurizio Damilano parla chiaro: la marcia è un affare di famiglia. Il gemello Giorgio, infatti, è stato un ottimo marciatore, riuscendo a giungere 11° alle Olimpiadi di Mosca del 1980. Il fratello maggiore Sandro, invece, si è preso l’onore di fargli da allenatore. E i risultati non sono mancati.
Il re della 20km
Maurizio Damilano ha corso e vinto gareggiando lungo diverse distanze: nei 5.000 metri, per esempio, ha primeggiato agli Europei indoor di Milano del 1982, mentre ha ottenuto l’argento nella stessa gara tre anni dopo a Parigi come, d’altronde, era accaduto anche a Grenoble nel 1981.
Ma la 20km è, senza ombra di dubbio, la sua gara. Questa distanza gli ha regalato una sfilza di medaglie, dall’oro all’Universiade di Bucarest nel 1981 a quello ai Giochi del Mediterraneo di Casablanca dell’83, senza dimenticare europei e mondiali.
Le Olimpiadi, però, più di tutte le gare hanno regalato grandi gioie a Maurizio Damilano. Lo si dice sempre, i Giochi hanno due caratteristiche che le rendono uniche: vengono viste da tutti, anche da chi durante l’anno guarda solo serie tv e quiz, e si portano dietro quell’eredità delle gare dell’Antica Grecia capace di aggiungere importanza a ogni singolo gesto, ogni minimo chilometro. Lo si ripete in ogni occasione: “Anche solo partecipare alle Olimpiadi è un traguardo”. Maurizio Damilano ha partecipato a quattro edizioni olimpiche diverse, conquistando tre medaglie.
Dall’esordio olimpico a Mosca all’addio catalano
Maurizio Damilano ha vinto un oro e due bronzi olimpici nella 20km di marcia. E ha subito messo in chiaro le cose: l’oro infatti è arrivato alla prima partecipazione, a Mosca 1980, l’Olimpiade ormai celebre per il boicottaggio degli USA all’evento. Damilano riesce a mettersi dietro il padrone di casa Pjotr Pochenchuk e il tedesco orientale Roland Wieser grazie al tempo di 1h23’35”5, che gli valse anche il record olimpico.
Quattro anni dopo, a Los Angeles, è invece l’URSS a restare a casa e Damilano riesce ad arrivare alla sua seconda medaglia. Si tratta di un bronzo, risultato che verrà replicato in Corea del Sud. In questa gara, l’azzurro chiude in 1h23’26”, dietro a due messicani: Raul Gonzalez (1h23’20”) e Ernesto Canto il quale fissa il nuovo record della competizione in 1h23’13”.
Nel 1988, il trentunenne Maurizio Damilano riesce a salire di nuovo sul podio decidendo che però, quel risultato, non sarebbe stato l’ultimo ottenuto durante la manifestazione a Cinque Cerchi. Il podista finisce la sua gara in 1h20’14”, ma non basta essere sceso di tre minuti rispetto alle edizioni precedenti: il tedesco orientale Ronald Weigel e il cecoslovacco Jozef Pribilinec corrono ancora più forte, con quest’ultimo che scende sotto il muro dell’ora e venti (1h19’57”) e alza nuovamente l’asticella del record della corsa.
Nel 1992, quindi, a 35 anni compiuti il marciatore piemontese deve accontentarsi del quarto posto: sul podio salgono lo spagnolo Daniel Plaza (nove anni più giovane), il canadese Guillaume Leblanc (nato cinque anni rispetto all’italiano) e l’altro azzurro Giovanni De Benedictis (undici anni in meno di Damilano).