Il campione italiano in linea è Elia Viviani. Il veronese della Quick-Step Floors si è imposto davanti a Giovanni Visconti (Bahrain Merida) e Domenico Pozzovivo (Bahrain Merida).
IL FILM DEL CAMPIONATO ITALIANO
Percorso duro, si diceva. Più adatto agli scalatori, secondo i pronostici. In fondo, i 234 chilometri del percorso di Darfo Boario Terme sono contraddistinti da strappi e saliscendi più adatti a corridori resistenti che agli sprinters. Ed invece alla fine sbuca Elia Viviani. Lo fa al termine di una gara tirata, non semplice da decifrare. Inizialmente a mettersi in evidenza è un quintetto composto da Alessandro De Marchi (BMC), Jacopo Mosca (Willier Triestina), Enrico Logica (Biesse Carrera), Andrea Garosio (D’Amico Utensilnord) e Mirco Maestri (Bardiani CSF). Si tratta di un’offensiva interessante, che arriva ad accumulare quasi due minuti di vantaggio, prima di essere riacciuffato da un drappello di contrattaccanti, composto da Marcato, Visconti, Gatto, Viviani, Battaglin, Oss, Barbin e Busato. I favoriti della vigilia, Diego Ulissi (UAE Emirates), Vincenzo Nibali (Bahrain Merida) e Gianni Moscon (Sky) preferiscono non affondare il colpo e si marcano a vicenda, lasciando spazio ai fuggitivi. All’inizio dell’ultimo giro, la svolta della corsa: Daniel Oss, Giovanni Visconti, Domenico Pozzovivo e Elia Viviani riescono a prendere il largo, distanziando il resto dell’avanscoperta. È l’azione giusta per involarsi verso il traguardo, tagliando fuori il disperato tentativo di rimonta del gruppo dei favoriti, resisi conto tardivamente della pericolosità della situazione. Così, l’allungo del quartetto diventa decisivo. Presto, però, il drappello perde un componente: il corridore della Bora Hansgrohe a cedere, lasciando spazio al tandem Bahrain Merida e al capitano della Quick-Step Floors. È volata vera per assegnare il tricolore. Pozzovivo fa da apripista per il compagno, ma la volata è il pane di Viviani.
2018 DA SOGNO PER VIVIANI
Probabilmente, nemmeno lui si sarebbe aspettato un simile 2018. Elia ride, euforico con la maglia da Campione d’Italia ben in vista. È il secondo grande centro della stagione, dopo i quattro acuti al Giro d’Italia. Quattro vittorie di tappa valse la Maglia Ciclamino, simbolo del leader della classifica a punti nella corsa rosa. Ci ha preso gusto, Viviani. Si è scrollato di dosso gli anni da “riserva” nel team Sky e l’avvio incerto con la Quick-Step Floors. Anzi, paradossalmente, la vera svolta è stata la sconfitta al fotofinish contro Peter Sagan alla Gand-Wevelgem. Dopo le lacrime dettate dall’immensa amarezza, Elia ha cambiato passo. Non si è demoralizzato, non ha concesso spazio alla tristezza, ma si è compattato, lavorando sodo e caricandosi. È stata questione di tempo. Una volta sbloccatosi, il velocista veronese ha ritrovato automatismi, gamba, fiducia e lucidità. Addirittura, ha avuto modo di unire alla sua classe cristallina su strada anche alcuni “numeri” da funambolico pistard quale è. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. E Viviani è consapevole che non bisogna accontentarsi. Nonostante l’oro olimpico ed il 2018 da urlo, il meglio può ancora venire.