Alessandro Fei è stato uno degli ultimi pallavolisti della Generazione dei fenomeni a lasciare la Nazionale. La sua carriera con la maglia dell’Italia inizia e finisce allo stesso modo: con una medaglia al collo.

Alessandro Fei (Twitter)

Alessandro Fei (Twitter)

Oltre 300 presenze in nazionale, un Mondiale, due Europei e altrettante World League. Più Scudetti, Coppe Italia, Supercoppe Italiane e persino la Champions League. Ma quello che più conta, per quello che rappresentano per il grande pubblico, tre medaglie olimpiche, delle quali due addirittura consecutive. Non c’è dubbio che con questo palmarès, Alessandro Fei faccia di diritto parte della Generazione dei fenomeni.

Alessandro Fei: uno dei ragazzi della Generazione dei fenomeni

La storia di Fei e della nazionale italiana inziò nel 1998 e il risultato fu subito straordinario, a dimostrazione di quanto il periodo d’oro della pallavolo azzurra iniziato nel 1990 non fosse ancora terminato: la squadra guidata da Bebeto, infatti, vinse i Mondiali in Giappone, sconfiggendo in finale la Jugoslavia per 3-0. L’anno dopo, con Anastasi in panchina, la musica non cambiò e gli azzurri trionfarono agli Europei in Austria battendo questa volta la Russia (3-1).

Per Fei, giovane centrale poi convertitosi al ruolo di opposto, un inzio con il botto. Da lì in avanti sarebbero arrivati altri risultati importanti, ma soprattutto due edizioni delle Olimpiadi che avrebbe tenuto gli spettatori italiani incollati alla televisione.

Sydney 2000 e Atene 2004: Alessandro Fei alle Olimpiadi

Le Olimpiadi di Sydney 2000 furono molto entusiasmanti per i tifosi italiani: le medaglie di Rosolino e Fioravanti, di Vezzali e Trillini, ma anche quella di Agostino Abbagnale e la cerimonia d’apertura con Carlton Myers a sventolare il Tricolore sono alcune delle immagini che ancora oggi restano maggiormente impresse nella memoria degli appassionati di sport azzurri.

Tra queste imprese non può non essere ricordata la cavalcata della Nazionale di pallavolo. Se è vero che, alla fine, non arrivò la medaglia d’oro, ma “solamente” quella di bronzo, bisogna anche ricordare che il torneo olimpico, come spesso avviene, ebbe il grande merito di appassionare alle partite anche chi, solitamente, non segue la pallavolo.

E fu così che gli azzurri entrarono nelle case di milioni di italiani, facendoli gioire per le vittorie contro Corea del Sud, Jugoslavia, Argentina, Russia e Stati Uniti, nel girone di qulificazione, e contro l’Australia nel turno a eliminazione diretta. Nella rivincita valevole per la finale con la Jugoslavia, però, Alessandro Fei e compagni non riuscirono a ripetere l’impresa di pochi giorni prima, venendo sconfitti e finendo con lo sfidare l’Argentina per la medaglia di bronzo.

Un risultato che, quattro anni più tardi, sarebbe stato migliorato grazie alla storica vittoria, in semifinale, contro la Russia, regolata per 3-0. La finale con il Brasile, però, regalò un’altra delusione ad Alessandro Fei che, questa volta sotto la guida di Gian Paolo Montali, non riuscì a conquistare l’agognato oro olimpico.

Le fatiche greche, però, ebbero, anche in questo caso, il potere di appassionare i tifosi a casa. Al punto che il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, decise di ricevere i pallavolisti al Quirinale per insignirli della carica di Cavaliere della Repubblica, come avviene per le vittorie. Alessandro Fei, che aveva già ricevuto questo onore dopo la World League del 2000, venne nominato Ufficiale.

Londra 2012, l’ultima Olimpiade di Alessandro Fei

Quando partì per Londra, nell’estate del 2012, Alessandro Fei non era più il ragazzino che aveva mosso i suoi primi passi in azzurro negli ultimi anni della Generazione dei fenomeni. A quasi 34 anni, con tanti trofei vinti alle spalle, era uno dei veterani della squadra. Nonostante la delusione durante la Coppa del Mondo in Giappone, durante la quale l’Italia di Mauro Berruto sconfisse sì Brasile e Stati Uniti, ma non si qualificò per differenza set a vantaggio proprio dei sudamericani, gli azzurri riuscirono a qualificarsi comunque per Londra. Il pass arrivò infatti grazie al torneo preolimpico di Sofia: la partita con la Germania si trascinò fino al quinto set, ma vide trionfare gli azzurri.

Nella capitale del Regno Unito la nazionale, dopo la pesante sconfitta subita contro la Polonia all’esordio, riuscì a inanellare una serie di vittorie che la portarono fino alla sfida con gli Stati Uniti. In questa occasione, i temibili avversari a stelle e strisce vennero sconfitti per 3-0, con i parziali di 28-26, 25-20, 25-20. Diversa, invece, la musica contro il Brasile: i verdeoro, infatti, fermarono l’Italia lungo la strada per la finale con un rotondo 3-0 (25-21, addirittura 25-12 e ancora 25-21).

Ancora una volta, però, Alessandro Fei arrivò fino al punto di giocarsi una medaglia e, anche questa volta, insieme ai suoi compagni, riuscì nell’impresa: la finale per il terzo e quarto posto, infatti, vide i ragazzi di coach Berruto vincere per 3-1 sulla Bulgaria.

In campo, in mezzo a tanti ragazzini, c’era anche lui: l’ultimo, con Mastrangelo e Papi, della Generazione dei fenomeni.

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Federico Sanzovo
Neolaureato e aspirante giornalista, scrivo su carta dal 2008. Sono tra i fondatori di Azzurri di Gloria. Mi occupo di blogging, web writing e social media managing. Amo il web, ma il profumo della carta stampata...

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