Arnaud Demare non conosce sconfitta in questo incredibile 2020. Il velocista francese è già arrivato alla quarta vittoria nell’edizione numero 103 del Giro d’Italia.
Quattro su quattro. Arnaud Demare non sbaglia un colpo al Giro d’Italia 2020. Le volate sono il suo terreno, un Far West di cui lui è divenuto lo sceriffo indiscusso. Vige la sua legge e il francese della Groupama FDJ cerca di farla rispettare con zelo e attenzione. Certo, è paradossale che il vigilante del gruppo per mantenere l’ordine fugga anziché inseguire i malviventi. Un modus operandi imposto dalle volate e dal bersaglio mobile che gli avversari gli hanno posto addosso, considerandolo il velocista più temibile del lotto. Tuttavia finora non è bastato braccare il capobranco degli sprinters perché Demare continua a vincere senza mai fermarsi.
TRASFORMAZIONE
Il poker in questa edizione del Giro è arrivato a Rimini. La città simbolo della riviera romagnola è anche il titolo di un romanzo di Pier Vittorio Tondelli del 1985. Un libro in cui si mischiano tre storie destinate ad evolversi e svolgersi nella cornice della stagione balneare, tra intrighi, vicissitudini sentimentali e colpi di scena. Anche Demare ha vissuto tre vite sportive differenti nel corso della sua carriera. Il francese classe 1991 ha mostrato il suo enorme potenziale vincendo la prova in linea del Mondiale Under 23 nel 2011. Gli sono serviti cinque anni per conquistare il successo più prestigioso, la Milano-Sanremo. Un acuto che chiudeva idealmente il cerchio della fase della carriera da “bella speranza”. Se si vince una classica Monumento, si diventa grandi, aumentano le responsabilità e le aspettative. Qui ha preso corpo la sua seconda esistenza sportiva. Un momento ricco più di polemiche che di grandi guizzi. Già il suo battesimo tra i grandi a Sanremo aveva suscitato non poche perplessità per un presunto traino in salita. Nel Tour de France 2017 ecco le proteste vibranti da parte di diversi corridori per i drastici cambi di direzione adottati da Demare in volata, contrariamente al regolamento. Sempre in quell’anno sono emersi i dubbi sulla sua tenuta nella classifica di un Grande Giro. Perplessità dettate dall’esclusione dalla gara francese per essere finito fuori tempo massimo e accresciute due anni dopo per aver gettato alle ortiche una ghiotta chance di conquistare la maglia ciclamino in Italia.
TERZO TEMPO
Oggi Demare sembra un corridore trasformato. La sua velocità in volata è pulita, senza sbavature o grossi cambi di direzione, probabilmente figli di un’incertezza di fondo. Arnaud ha acquisito autostima e maturità a 29 anni. I risultati sono arrivati con grande naturalezza. Il suo terzo tempo sportivo è un vero gioiello finora. E il brutto anatroccolo troppo spesso inconcludente è diventato un cigno meraviglioso, capace di vincere quattro tappe eguagliando il bottino di Bernard Hinault nel 1982. Era dal 2018 che un corridore, in quel caso Elia Viviani, non vinceva tante frazioni nella corsa rosa. E dal 2004 non accadeva che all’undicesimo appuntamento un ciclista avesse già messo in bacheca così tanti acuti. Allora toccò ad Alessandro Petacchi, capace di mettere in ombra un velocista esperto come Robbie McEwen. Un po’ come sta facendo oggi con facilità apparente Demare con campioni del calibro di Peter Sagan e Fernando Gaviria. Solamente lo slovacco sembra resistere al suo strapotere, anche se per il momento lo score del biliardo non ammette repliche: quattro palle in buca per il cecchino Arnaud e solamente una, pur memorabile, per il tre volte iridato. La sfida per la maglia ciclamino, indossata dal francese, è lanciata. Ma questa è la terza vita di Demare, quella della maturità dopo gli abbagli del recente passato. Insomma, Sagan è avvertito. E se è vero che l’appetito vien mangiando, chissà se il corridore della Groupama FDJ avrà messo nel mirino i sette successi realizzati al Giro 2004 dallo stesso Petacchi…