L’Italia fa la storia nel ciclismo su pista. Dopo anni di strepitoso lavoro e preparazione, e dopo il record del mondo ottenuto in una tiratissima semifinale, gli azzurri conquistano la medaglia d’oro nell’inseguimento a squadre maschile, migliorando il loro primato.

OLIMPIADI TOKYO 2020, CICLISMO SU PISTA: ITALIA ORO NELL’INSEGUIMENTO MASCHILE

Simone Consonni, Filippo Ganna, Francesco Lamon, Jonathan Milan. Milan ad aprire, Ganna a dare cambi e chiudere a velocità assurde, consentendoci rimonte al limite dell’immaginabile in un inseguimento a squadre dai 65km/h di media. Sono loro i quattro moschettieri del ciclismo su pista azzurro, i quattro corridori che hanno portato l’Italia ad un risultato storico: l’Italia è oro nell’inseguimento a squadre maschile, la nostra terza medaglia nella specialità principe della pista dopo il bronzo di Città del Messico 1968 e l’oro di Roma 1960. E se solo ci fosse l’inseguimento individuale, in cui Ganna è bicampione mondiale individuale, avremmo un oro in più. Il percorso azzurro nel ciclismo su pista è la dimostrazione che il duro lavoro paga, sempre: il ct su strada Davide Cassani e quello su pista Marco Villa hanno lavorato insieme per anni, costruendo pezzetto per pezzetto il treno che ci ha portato alla medaglia alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Rimescolamenti, cambiamenti nel quartetto e decisioni difficili, prese dopo il raduno a Montevarchi: scartati Scartezzini e Plebani, quest’ultimo presente come riserva, e dentro Consonni-Ganna-Lamon-Milan. Un quartetto che sembra una filastrocca, e che ci ha portato sul tetto del mondo.

L’Italia parte subito bene, nelle qualificazioni dell’inseguimento a squadre maschile alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Il record italiano era di 3’46”513, stabilito ai Mondiali di Berlino 2020, dove centrammo il bronzo: l’Italia, su una pista velocissima che vede fioccare record a raffica, lo abbassa in 3’45”895 tenendosi ampio margine. Siamo secondi alle spalle della sola Danimarca, e dunque entriamo nel mini-tabellone per l’oro: vincendo la semifinale contro la Nuova Zelanda, ci giocheremmo la vittoria, perdendola entreremmo in gioco per il bronzo con le altre sei nazioni (decisivo il tempo). L’Italia soffre, finisce a sei decimi, ma rimonta con lo strepitoso finale di Filippo Ganna: 3’42”307, 90 millesimi sulla Nuova Zelanda e record del mondo demolito di 1″7. Ci giochiamo la finale per l’oro con la Danimarca, che passa dopo un episodio controverso: i danesi stanno per doppiare il terzo atleta inglese (l’inseguimento, dunque, finirebbe), che procede a passo d’uomo verso l’arrivo senza spostarsi. Tanfield va a 55km/h, Hansen e compagni a 70: la collisione è inevitabile. Entrambe a terra e nessuno al traguardo: si susseguono le voci più disparate, dalla squalifica di entrambe alla ripetizione, poi ecco la decisione. Non ci sono norme chiare a riguardo, allora si usa quella canonica: chi è davanti a metà corsa, vince. Danimarca in finale contro l’Italia.

Una finale che ci regala il successo che tutti speravano. Consonni, Ganna, Lamon e Milan sono dietro ai primi 250m, poi rimontano: al termine del primo km abbiamo 212 millesimi di vantaggio, al termine del secondo 142 millesimi, e al terzo tutto sembra finire. La Danimarca vola: tre decimi di vantaggio, poi mezzo secondo, poi otto decimi. L’Italia è stanca, ma entra in scena quel mostro della pista chiamato Filippo Ganna. Il più forte al mondo veste i colori azzurri e lo dimostra: a ogni passaggio sul traguardo rosicchiamo qualcosa, ai 250m dall’arrivo siamo dietro di neppure un decimo. E il finale è un trionfo: oro Italia in 3.42.032, argento alla Danimarca per soli 171 millesimi. Nuovo record mondiale dell’Italia, che migliora di 270 millesimi quello stabilito in semifinale: sesto oro azzurro e 30a medaglia per gli azzurri (6 ori, 9 argenti, 15 bronzi). E l’Italia torna sul tetto del mondo a 61 anni dall’oro di Roma 1960: oro Italia, argento Danimarca e bronzo all’Australia, che approfitta della caduta della Nuova Zelanda per chiudere anzitempo l’inseguimento, raggiungendo gli All Blacks.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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