Chiara Coltri, l’intervista al capitano della nazionale femminile di basket in carrozzina e vicepresidente della Federazione Italiana Pallacanestro in Carrozzina. Ecco cosa ci ha detto sul movimento italiano e sulla sua carriera.
UNA VITA PER IL BASKET
Capitano della nazionale di basket in carrozzina e vicepresidente federale Fipic. Chiara Coltri, cestista veneta, è l’alfiere del movimento italiano che ancora deve crescere molto.
La 30enne veneta ci racconta il suo approccio con il mondo dello sport dopo l’incidente stradale che l’ha costretta sulla sedia a rotelle. Un’intervista da non perdere.
CHIARA COLTRI: L’INTERVISTA FIRMATA AZZURRI DI GLORIA
Chiara quali saranno gli impegni della nazionale in questo 2018?
Sarà un 2018 molto ricco! Ad agosto abbiamo i mondiali maschili di Amburgo, mentre la nazionale under e quella femminile saranno impegnate a Lignano Sabbiadoro agli Europei. Gli under fanno proprio l’Europeo ufficiale mentre noi disputeremo quello di fascia B che qualifica poi a quello ufficiale del prossimo anno. Sarebbe bello poter fare questo salto!
Facciamo un po’ il punto sul movimento italiano sia maschile che femminile…
La nazionale maschile è ad altissimi livelli, tra i primi 7 in Europa. Purtroppo non sono riusciti a qualificarsi alla Paralimpiade di Rio ma nonostante questa batosta lo scorso anno sono riusciti a qualificarsi per il mondiale di Amburgo. La nazionale under è in fase di rinnovamento perché tanti ragazzi sono usciti dalla quota e stanno facendo il salto verso la nazionale maggiore. Ci vorrà molto tempo perché sono atleti molto giovani. Di lavoro ce n’è, ma ci sono anche i numeri quindi ci si può lavorare. Per quanto riguarda le donne si tocca un tasto un po’ dolente perché non ci sono tante ragazze che praticano questo sport in Italia. Molte ragazze disabili tendono ad approcciarsi di più agli sport individuali e inoltre non ci sono ancora numeri per fare un campionato solamente femminile, tanto che noi donne quando iniziamo siamo obbligate a fare i campionati misti con gli uomini. Speriamo davvero che prima o poi i numeri cambino!
Tu hai un ruolo in campo ma anche fuori: sei vicepresidente federale. Si tratta di un impegno stimolante o magari difficile da gestire?
In realtà non è difficile. Essendo in campo riesco a capire cosa c’è da migliorare. Quando giro per l’Italia e per l’Europa vedo tante cose e si impara molto, cercando di assorbire tutto ciò che può essere utile.
Facciamo un passo indietro, a quando tu hai iniziato a praticare questo sport in seguito all’incidente che ti ha colpita…
A 15 anni ho avuto una lesione midollare che mi ha portato a una paraplegia a causa di un incidente stradale. Non avevo mai praticato molto sport quando ero “in piedi”, se non qualche anno di pallavolo. Mio fratello però ha sempre giocato a basket e lo andavo spesso a vedere. Quando poi mi sono iscritta all’Università di Padova ho conosciuto un gruppo di ragazzi che stava per formare una squadra e mi ha coinvolta. Da lì mi sono letteralmente innamorata, prima del gruppo e poi dello sport. Da lì mi si è aperto un mondo del quale non posso davvero fare a meno.
La sensazione è che finalmente lo sport paralimpico italiano abbia definitivamente fatto il proprio salto di qualità negli ultimi anni, grazie anche ai grandi risultati ottenuti in particolare alle Olimpiadi di Rio 2016…
La storia la fanno i campioni. Quando parliamo di Alex Zanardi, Bebe Vio, Assunta Legnante e Martina Caironi sono nomi importantissimi. Allo stesso tempo abbiamo anche un grande presidente, Luca Pancalli, che sta facendo una vera e proprio rivoluzione non solo sportiva ma soprattutto culturale. Lui è un personaggio di spessore che è riuscito a stravolgere il movimento. Ora abbiamo anche maggiore visibilità sui media e quindi un salto importante è stato fatto, ma rimane comunque ancora tanto da fare. Speriamo che i prossimi 4 anni siano altrettanto proficui.
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